Novas sardas de sa chida, settimanale on-line della Fondazione Sardinia, Anno III, n° 39, domenica 9 nobembre 2014.

IN CUSTA CHIDA: notiziario settimanale della Sardegna.

IN CATALOGNA, DOPO LA SCOZIA, SI LAVORA PER L’INDIPENDENZA. I SARDI FANNO TIFO MA NON RIESCONO A DECIDERSI NEANCHE PER LO STATUTO.

Domenica 9 novembre i catalani si recheranno alle urne per un referendum che apre la strada al “processo di partecipazione popolare grazie al quale avranno la possibilità di esprimere la propria opinione sull’indipendenza della nazione catalana”. La Catalunya chiede di poter decidere del proprio futuro così come è accaduto in Scozia. Prenderanno parte ai lavori, nel ruolo di osservatori nazionali, anche le delegazioni del Partito dei sardi, del Psd’Az e di A Manca pro s’indipendentzia. Inoltre saranno presenti due consiglieri regionali in rappresentanza delle istituzioni: Gavino Sale per iRS e Paolo Zedda per i Rossomori.

A CIASCUNO IL SUO. “I due milioni annunciati dalla sottosegretaria Barracciu non sono in arrivo dal Governo, ma sono quelli già stanziati nella passata Legislatura”. Lo ha dichiarato Ugo Cappellacci (Forza Italia) dopo aver pubblicato su Facebook la delibera adottata nella precedente Legislatura con cui venivano destinate le risorse per la valorizzazione del complesso scultoreo.

QUESTI SARDI COSI’ SUSCETTIBILI! Dopo l’indignazione del paese di Mamoiada per la scelta di battezzare con il nome “Operazione mamuthones” il maxi arresto di una banda di sardi che metteva a ferro e fuoco la bassa Tuscia, arrivano le scuse del generale Lorenzo Agovino, comandante della Legione carabinieri del Lazio. In una telefonata al sindaco Graziano Deiana, Agovino ha espresso la sua stima nei confronti degli abitanti di Mamoiada.

Il Tar italiano in Sardegna ha accolto la richiesta di sospensiva del ministero della Difesa sulle regole dell’antincendio nei poligoni imposte dalla Regione dopo l’incendio del 4 settembre nella base di Capo Frasca. In sostanza, secondo i giudici, la Regione non ha «la possibilità di un intervento unilaterale in materia di esercitazioni militari» e non può imporre la sospensione delle attività militari nel periodo in cui vige lo stato di elevato pericolo di incendio boschivo. Secondo il ricorso del ministero della Difesa, questo stop potrebbe causare «gravissimi danni di natura operativa ed economica». A chi?

L’ETERNO PROBLEMA DEI SARDI … RICONOSCERSI IN  UN PROPRIO LEADER. Erano in sette. Quattro in meno dei componenti del gruppo consiliare. Si voleva chiedere al Grande Capo una mediazione. Berlusconi li ha ascoltati, ha chiesto loro di continuare a lavorare per l’unità del partito in Sardegna. Poi ha rimandato l’appuntamento a data da destinarsi. Si rincontreranno dopo che si saranno confrontati consiglieri regionali, parlamentari italiani ed europeo, sindaci e attivisti vari e avranno trovato un progetto condiviso e soprattutto un leader. Come fosse possibile essere un leader sardo e restare a lui sottomessi.

A PROPOSITO DI PROVINCE. 1. Roberto Deriu (nella foto: qui sotto a destra) , già presidente della provincia di Nuoro e dell’’Ups (Unione Province sarde) – ora in Consiglio regionale, vicecapogruppo del Pd, partito – nemico e principale vittima del referendum del 6 maggio 2012, che spazzarono via le Province,  ora, a sorpresa, il referendum lo propone lui: «Per chiarire ogni dubbio – spiega – e riconciliare i sardi con il sistema istituzionale. Un voto popolare ha aperto questa vicenda, un voto popolare deve chiuderla».

A PROPOSITO DI PROVINCE. 2. “Hanno solo creato un po’ di risparmi fittizi… Intendo la riduzione da 12 a 7 miliardi di trasferimenti alle Province, grazie alla delegittimazione iniziata col governo Berlusconi-Tremonti e proseguita con i successivi». Non dirà che 5 miliardi sono un risparmio risibile. «A parte che, su 800 miliardi di spesa pubblica, sono meno dell’1%, non è un vero risparmio perché li spendiamo per fronteggiare il debito pubblico. E in cambio abbiamo le strade bucate, le scuole che cadono, i centri per il lavoro che non funzionano, tutte funzioni prima gestite dalle Province». Ritorniamo alla riforma: comunque quegli enti non ci saranno più.

A PROPOSITO DI PROVINCE. 3. «Neppure Renzi è riuscito a rimuoverle dalla Costituzione. E in Sardegna è ancora più difficile». Perché sono previste dallo Statuto speciale. «E nominate esplicitamente: almeno Cagliari, Sassari e Nuoro. Poi c’è Oristano istituita da una legge nazionale. Due livelli legislativi, costituzionale e ordinario, su cui il Consiglio regionale non può intervenire. Ecco perché parlo di pasticcio». È per questo che da trenta mesi non si riesce a ridefinire l’assetto degli enti locali? «Per forza non si riesce: il Consiglio si è trovato stretto tra la volontà popolare referendaria e quei livelli legislativi intangibili».

A PROPOSITO DI PROVINCE. 4. Perché allora dovreste riuscirci ora? «Perché la Giunta Pigliaru si è correttamente posta il problema di creare un sistema coerente, senza disarmonie. Enti locali, Asl, organizzazione della Regione». La scelta per il livello di mezzo, tra Regione e Comuni, sono i distretti. L’Anci però non è d’accordo. «Non c’è una vera diversità di opinioni tra Anci e Giunta. Un punto di vista guarda più al lungo periodo, l’altro all’immediato, ma entrambi sono da accogliere».

A PROPOSITO DI PROVINCE. 5. Quanti saranno i distretti? «Non si può dire adesso. Non c’è una posizione definita della Giunta, tantomeno della maggioranza. Qualsiasi schema ora è prematuro». Ma se dipendesse da lei? «Non posso dire neppure questo, perché per fare una riforma duratura è necessario un ragionamento ampio, senza fretta, aperto nel risultato. A partire dalla città metropolitana di Cagliari, che cambia tutto». In che senso? «Anzitutto bisogna capire quali Comuni comprenderà, e questo devono discuterlo democraticamente le popolazioni dei Comuni stessi. In base a questa decisione, si dovrà poi decidere quali saranno i riferimenti urbani principali, e trovare i modi per valorizzare la Sardegna rurale, interna e montana».

A PROPOSITO DI PROVINCE. 6. E il referendum che lei propone, come si inserisce in questo percorso? «Quando il Consiglio avrà completato la riforma, sarà opportuno un voto
confermativo». Quale sarebbe il quesito? «Un quesito chiaro di approvazione o meno del nuovo assetto. Non una domanda odiosa, come nel 2012, in cui sostanzialmente ai sardi si è chiesto se volevano abolire le Province degli altri».

A PROPOSITO DI PROVINCE.  7. NUORO.. «Vogliamo lavoro», gridano le ex lavoratrici della Ros Mary di Siniscola. Alle spalle di tanti sindaci in fascia tricolore aprono il corteo degli operai tessili, rimasti senza lavoro, orfani di prospettive e da gennaio anche degli ammortizzatori sociali. «Uno stato di frustazione galleggia tra le nuove generazioni, serve una sollevazione popolare, potremo andare anche a Roma», urla dal microfono Tore Cappai della Cgil. Il settore tessile d’un tempo a Macomer, Ottana, Siniscola occupava duemila operai. Vogliamo lavoro e leggi, come quelle adottate nel Sulcis, che aiutino ad avviare nuove attività.

A PROPOSITO DI PROVINCE.8. NUORO. «Questa manifestazione nasce dopo il decreto Renzi di agosto che mette fine agli ammortizzatori in deroga. Molte famiglie rimangono senza sostegno».  Poi l’appello alla Regione per il riconoscimento dello stato di crisi, la zona franca urbana con esenzioni fiscali alle imprese, risorse pubbliche per nuovi posti di lavoro, recupero dei 20 milioni di euro promessi per Tossilo, stop alla vendita a spezzatino delle fabbriche, riduzione dei costi energetici e di trasporto.

A PROPOSITO DI PROVINCE. 9. NUORO. SOS ALLA REGIONE «Alla giunta regionale abbiamo dato fiducia e tempo, ora è il momento delle risposte. Altrimenti scendiamo in piazza a Cagliari», dice il sindaco di Nuoro Alessandro Bianchi. Giampaolo Marras, sindaco di Ottana, riserva un pensiero ai minatori di Lula. Tidu rilancia la richiesta alla Regione che – dice – trova i fondi per ripianare i debiti Asl o i buchi delle società partecipate. «Chiediamo che la giunta regionale venga nella nostra provincia», conclude prima che il corteo riprenda la marcia fino alla Prefettura.

LA VENDETTA DEGLI APPARATI: O SFRUTTATI O ABBANDONATI 1. Il Poligono non riparte e Vitrociset, l’azienda che gestisce i servizi tecnologici, annuncia la drastica diminuzione del personale. Intanto le sperimentazioni militari e civili emigrano dall’Ogliastra e dal Sarrabus verso lidi più ospitali. È degli ultimi giorni la notizia che la base aerea di Amendola in Puglia è stata scelta come sede per la formazione dei militari di tutta Europa nella gestione degli aerei a guida remota.  Con i droni.

LA VENDETTA DEGLI APPARATI: O SFRUTTATI O ABBANDONATI 2.Erano i primi anni del Duemila quando la Meteor (gruppo Finmeccanica) aveva avviato la sperimentazione del primo drone italiano, il Falcon, su una pista comunale alla periferia di Perdasdefogu, in stretta sinergia con il Poligono. D’ora in poi la sperimentazione dei droni di ultima generazione e l’addestramento degli operatori a terra farà capo, comunque, alla base aerea tra Foggia e Manfredonia.

LA VENDETTA DEGLI APPARATI: O SFRUTTATI O ABBANDONATI 3. Nel 2005 il Poligono perse l’opportunità di sperimentare il drone europeo Sky X a causa degli ostacoli frapposti dalla Regione alla realizzazione di una striscia di volo sull’altipiano di Monte Cardiga. «In più di un’occasione – conclude il sindaco di Perdasdefogu – abbiamo esposto al presidente Pigliaru le nostre idee sul possibile sviluppo duale del Poligono. Come sindaci interessati dalle servitù, un mese fa, abbiamo chiesto un incontro urgente. Riteniamo che le comunità locali debbano avere più voce in capitolo».

SOLO TERRORISMO DEMOGRAFICO? Sempre più vecchio e disabitato l’Oristanese: molto presto, nel giro di qualche anno, un paese ogni sei della provincia non esisterà più nelle cartine geografiche. Il dato (quindici paesi su un totale di trentatré comuni sardi a rischio spopolamento) emerge da un recente studio svolto dall’università di Cagliari.

 

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