I preti sposati italiani scrivono a papa Francesco ed ai vescovi.

Pubblichiamo tre documenti scaturiti dall’incontro di preti sposati, appartenenti all’Associazione Vocatio, nell’incontro avvenuto di recente a Sorrivoli. Si tratta di un atto di fede e di due lettere, una l indirizzata alla Conferenza Episcopale Italiana e l’altra al Papa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Professione di Fede

Crediamo in Dio Madre e Padre che porta il nome di tutti

e rispetta il cammino di ciascuna/o.

Crediamo in Dio Sorella e Fratello che ama ogni creatura

e non appartiene a nessun potere e a nessuna religione.

Crediamo nel Dio della misericordia e della giustizia che libera e non

condanna, nel Dio della compassione e della pace che unisce e non esclude.

 

Crediamo in Gesù che si immerge nella vita, si fa popolo e vive nel popolo.

Crediamo in Gesù che sta dalla parte degli ultimi,

degli oppressi e di chi resiste.

Crediamo in Gesù che spezza il pane e nello spezzare lo moltiplica,

Gesù della “convivialità delle differenze”

che ha bisogno della nostra compagnia.

Crediamo in Gesù che strappa il velo di ogni ipocrisia

e ci apre alla sincerità dell’ascolto.

 

Crediamo nello Spirito di Dio, alito di vita che rigenera

e sospinge i passi di ognuno su cammini di liberazione.

Crediamo nello Spirito Santo che abita in ogni vivente

e fa incontrare il sogno di Dio con il sogno dell’uomo.

Crediamo nel Regno di Dio vicino, nel qui ed ora e nell’oltre della nostra

vita, regno di rinascita, di riconciliazione e di pace.

Crediamo nelle donne e negli uomini che riescono a dare un nome alle

cose senza possederle, custodi responsabili e non padroni, di tutto ciò che esiste.

Crediamo nella comunità che pratica la giustizia, riconosce la dignità di

ogni persona, coltiva la gratitudine senza mai perdere lo stupore.

Crediamo in una comunità profetica, ostinatamente aperta, accogliente

e liberante, strumento per realizzare il sogno di Dio.

Crediamo nella Chiesa di Dio e dell’uomo,

comunità viva di donne e di uomini in piedi,

capace di attenzione, di tenerezza, di dono, di perdono e di PACE…

 

Caro papa Francesco,

 

Siamo un gruppo di preti italiani, membri dell’associazione “Vocatio”, che, in tempi ed anni diversi, hanno contratto matrimonio e sono stati per questo esclusi dall’esercizio del ministero presbiterale in ambiti ufficiali. Noi pensiamo di aver risposto a una duplice vocazione, quella del presbiterato e quella del matrimonio. Alcuni fra noi hanno continuato, dietro richiesta di piccole comunità, a promuovere in esse riflessioni bibliche e celebrazioni liturgiche. Altri hanno lasciato del tutto, a malincuore, l’esercizio del ministero.

Siamo tutti convinti che l’amore per la sposa con la quale viviamo non è conflittuale con la vocazione al ministero presbiterale che abbiamo seguita e coltivata fin da quando ci è parso di avvertire che Gesù ci chiamava ad essere suoi testimoni, annunciando la Parola e presiedendo le celebrazioni dei sacramenti nel servizio alla comunità ecclesiale.

Ci siamo formati una famiglia, abbiamo dei figli, ci siamo reinseriti nella società civile e non ci sentiamo dei frustrati che continuano a volgersi indietro, dopo che hanno messo mano all’aratro. Molti di noi, quando è loro consentito, collaborano anche attivamente alla vita ecclesiale locale o diocesana e, insieme con le nostre spose e con i nostri figli, cerchiamo di vivere il Vangelo nella vita quotidiana praticando quello che abbiamo insegnato perché crediamo a quello che abbiamo letto e meditato.

Periodicamente ci riuniamo (come è avvenuto a Sorrivoli dal 19 al 21 settembre) anzitutto per ritrovarci, per conoscere altri confratelli che si aggiungono al gruppo e poi per verificare come sia possibile un dialogo con i nostri vescovi e con tutto il popolo di Dio, perché siamo convinti di essere, per la comunità ecclesiale, una risorsa che, purtroppo, rimane scarsamente o per nulla valorizzata.

All’inizio del suo ministero lei ha avuto un’uscita spontanea che ha suscitato moltissimo entusiasmo: “I pastori devono sentire l’odore delle pecore”.

Secondo la nostra esperienza molti vescovi non sentono più nel loro “gregge” l’<odore> dei preti sposati. Molto spesso un vescovo cessa di essere vescovo di quel suo prete che si sposa e così succede che anche la chiesa locale si dimentichi non solo di quel prete, ma della sua famiglia, dei problemi che può avere, delle gioie che può condividere con una comunità o con un “collega” con il quale ha intrapreso e continuato per anni un percorso di vita.

E che dire dei nostri fratelli che sono ancora nel ministero e che vivono intensamente un amore terreno per una donna? Entrambi, lui e lei, molto spesso non sanno a chi rivolgersi per ottenere un aiuto concreto in un percorso che faccia chiarezza per entrambi perché possano scoprire se il loro sia vero amore, solo un capriccio, o lo sbocco per vivere una sessualità che s’avverte inibita o proibita (i conseguenti sensi di colpa non contribuiscono certo a fare chiarezza in una coppia già in crisi per conto suo).

Forse potrebbe suggerire ai vescovi, nel rispetto delle tradizioni e delle “maturazioni” locali:

-          di tenere, in ogni diocesi un censimento dei preti che si sposano e di mantenere i contatti con essi in un dialogo fraterno;

-          di incoraggiare e promuovere un movimento “reciproco”: preti e donne in crisi possono essere aiutati da famiglie di preti sposati e preti nel ministero possono utilmente confrontarsi con le famiglie dei loro confratelli.

Vorremmo davvero che questa nostra missiva le giungesse in un momento in cui lo Spirito la illuminasse particolarmente per poterla accogliere con l’intento con cui è stata scritta: l’amore per una chiesa che abbiamo servito per pochi o tanti anni nel ministero “ufficiale”, che abbiamo abbracciato con lo slancio tipico di un giovane che, sentita l’urgenza dell’evangelizzazione, ha risposto come il profeta: “Eccomi, manda me”.

Ci piacerebbe che conoscesse le nostre famiglie, che sapesse delle nostre fatiche, dei nostri dolori, delle nostre gioie, delle nostre preoccupazioni per il futuro dei nostri figli e siamo certi che si accorgerebbe, con la paternità che contraddistingue il suo essere pastore, che ci sentiamo pietre vive di un edificio che vorremmo continuare a costruire con la stessa generosità ed il medesimo entusiasmo che ci ha spinto ad essere per i fratelli testimoni della Parola e del Pane della Vita.

Grazie per averci letto, grazie per la risposta che vorrà darci.

Sorrivoli, 21 settembre 2014

 

Riferimenti:

Giovanni Monteasi     -        Presidente Vocatio        -        giovanni.monteasi@alice.it

Rosario Mocciaro        -        Segretario                     -        italia.ambiente@libero.it

Franco Brescia           -        Delegato europeo          -        francobres@yahoo.it

Antonio Silvestri         -        Collaboratore                -        gildant@libero.it

 

 

 

Ai vescovi della C.E.I.

 

Siamo un gruppo di preti sposati con le loro consorti dell’associazione Vocatio riuniti nel castello di Sorrivoli (diocesi di Cesena) dal 19 al 21 settembre per un incontro fraterno.

Abbiamo condiviso riflessioni su:

  • le novità introdotte dalle parole e (soprattutto) dai gesti di papa Francesco;
  • il ruolo delle donne nella storia della chiesa e nella chiesa di oggi;
  • elementi di spiritualità vissuta nelle coppie dei preti sposati;
  • la necessità di aprirci alle nuove domande che vengono da una società globalizzata;
  • le esperienze di coppie presenti fra noi e impegnate accanto a gente che soffre;
  • tentativi di essere vicini a coppie in cui siano presenti confratelli alle prese con difficili decisioni.

Dalle nostre amichevoli conversazioni sono emerse alcune preoccupazioni pastorali per la vita della Chiesa di cui ci sentiamo parte viva.

Nella Chiesa italiana ci sembra di cogliere una sostanziale indifferenza delle istituzioni nei confronti dei preti sposati (con o senza dispensa) che, di fatto, vengono lasciati in una sorta di limbo di emarginazione pastorale dalla maggior parte dei vescovi.

Pensiamo che sarebbero opportuni gesti di comunione ecclesiale fra i vescovi e i preti sposati e le loro spose. Servirebbero incontri, per guardarsi negli occhi con l’empatia di fratelli, discepoli dello stesso Maestro, e per parlarsi con orecchie attente e cuori aperti. Incontri personali che potrebbero portare a tanti modi ecclesiali “vivendi et operandi” capaci di non seppellire talenti utili per la vita della Chiesa.

Proprio perché “la messe è molta e gli operai sono pochi” oltre che pregare insieme il Signore della messe che mandi operai per annunciare il suo vangelo, conviene confidare nella forza del seme da gettare a piene mani (anche là dove sembrerebbe impossibile il suo sviluppo) anziché limitare quell’annuncio, pensando alla difesa di leggi umane e storiche. Noi pensiamo di aver risposto alla duplice vocazione del presbiterato e del matrimonio. Per alcuni fra noi sono ancora aperte le ferite causate da vari comportamenti della gerarchia, ma altri sono disponibili a collaborare (alla luce del sole) alla crescita del Regno di Dio anche attraverso la sua chiesa.

Confidiamo di poterci incontrare e confrontare fraternamente.

 

Riferimenti:

Giovanni Monteasi     -        Presidente Vocatio        -        giovanni.monteasi@alice.it

Rosario Mocciaro        -        Segretario                     -        italia.ambiente@libero.it

Franco Brescia           -        Delegato europeo          -        francobres@yahoo.it

Antonio Silvestri         -        Collaboratore                -        gildant@libero.it

 

Castello di Sorrivoli, 21 settembre 2014

 

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