Novas sardas de sa chida, settimanale on-line della Fondazione Sardinia, Anno III, n° 33, domenica 7 settembre 2014.

IN CUSTA CHIDA: NOTIZIARIO SETTIMANALE DELLA SARDEGNA.

La Sardegna e la difesa dell’Occidente. 1. Il tema delle servitù militari ha un aspetto quantitativo (l’enormità della loro presenza in Sardegna rispetto alle regioni italiane) e uno qualitativo-politico. Quest’ultimo aspetto assume un nuovo significato alla luce delle turbolenze islamiste nella parte meridionale ed orientale del Mediterraneo, che hanno messo in crisi, per un lungo periodo, le pur generose ipotesi pacifiste. I Sardi – che hanno vissuto l’assalto alle proprie coste e la cattura di intere popolazioni da parte barbaresca appena duecento anni fa (Isola di S. Pietro e S. Antioco) – non possono permettersi di non contribuire alla propria, ed altrui, difesa. Dobbiamo farlo per nostra scelta – e secondo le nostre convenienze (di difesa, appunto, ma pure ambientali, economiche, politico-istituzionali). Non come ‘servi’ dell’Italia, o di altri. P. S. Perché difendere l’Occidente? Molti i motivi, tra cui uno: noi siamo parte dell’Occidente. Ovviamente bisogna rendere giustizia a tutti i popoli.

La Sardegna e la difesa dell’Occidente. 2. Un vasto incendio ha distrutto – giovedì scorso, 25 ettari di macchia mediterranea a Capo Frasca. A provocare il vasto incendio è stato un aereo militare durante un’esercitazione nel poligono di Capo Frasca. Un inferno di fuoco, denunciato per primo dal leader di Unidos Mauro Pili sul suo profilo Facebook e poi sminuito dall’Aeronautica a «piccolo focolaio».

L’UNIONE SARDA – Cronache : Pressioni esterne per danneggiare GoinSardinia? Ripetuti guasti ai motori dei traghetti, ingerenze esterne e pesanti pressioni su diversi soggetti per mandare a picco le iniziative di GoinSardinia, il frettoloso trasferimento della motonave El Venizelos da Livorno alla Grecia e, sullo sfondo, la gestione delle risorse finanziarie della società consortile sarda. È un rapporto estremamente delicato e complesso, quello preparato dagli investigatori delle Fiamme Gialle sulla vicenda GoinSardinia. Il primo dossier riservato, richiesto dal Procuratore della Repubblica Domenico Fiordalisi, parte dai risultati dell’analisi dei documenti sequestrati mercoledì a Santa Teresa e delle dichiarazioni dell’amministratore unico della società, Giampaolo Scano (nella foto). La storia del traghetto ritirato dall’armatore Anek Lines, nel bel mezzo del controesodo estivo, potrebbe riservare presto dei clamorosi colpi di scena e non è detto che ai due protagonisti di questa fase della vicenda (Anek Lines e GoinSardinia) non possano aggiungersi altri personaggi. Finotra l’avevamo scritto solo noi … domenica scorsa in questa Novas sarda  de sa chida.

La Sardegna e la difesa dell’Occidente. 3. Pigliaru s’indigna (finalmente)Francesco Pigliaru in serata ha diramato una dura nota che riporta ai minimi storici il suo già non idilliaco rapporto con il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. «È inconcepibile che la Regione scopra da fonti non ufficiali che un grave incidente è avvenuto a Capo Frasca nel corso di una esercitazione militare.Ed è altrettanto inconcepibile che la conferma reale delle dimensioni dell’incendio arrivi solo dopo l’intervento degli uomini del nostro corpo forestale, e che il ministero della Difesa da noi interpellato attraverso canali informali, parli di un piccolo incendio già domato quando invece l’elicottero del corpo forestale era ancora in azione alle 18.30, cinque ore dopo che il proiettile aveva innescato il fuoco».

La Sardegna e la difesa dell’Occidente. 4. I vertici del corpo forestale sardo  hanno riferito alla presidenza della Regione che il personale del poligono si è rifiutato di accompagnare a terra la loro squadra, come esplicitamente richiesto per evitare le aree a rischio. La squadra è comunque entrata, ma si è dovuta ritirare quando sono avvenute nuove deflagrazioni a circa 50 metri dai mezzi. L’opera di spegnimento, per non correre inutili rischi, è quindi andata avanti solo dall’elicottero.

Ospedale di S. Raffaele (il nome verrà cambiato): ora ci sono tuttte le firme. Quello che il primo marzo del 2015 nascerà dalle ceneri del San Raffaele sarà il quarantacinquesimo ospedale sardo, il tredicesimo privato. E aggiungerà 242 posti letto (più 50 a pagamento) ai 6988 esistenti nei 32 nosocomi pubblici e nei 12 privati aumentando il già elevato rapporto tra posti letto e abitanti. Ci lavoreranno poco più di 600 persone (tra cui 113 medici) che si aggiungeranno ai 18.810 dipendenti del servizio sanitario nell’Isola.

La Sardegna e la difesa dell’Occidente. 5. «Abbiamo disposto che il corpo forestale intensifichi le azioni di monitoraggio in tutte le aree circostanti i poligoni – dice ancora Pigliaru –. Tra le richieste che noi portiamo fermamente avanti nel confronto con la Difesa c’è quella imprescindibile di osservatori ambientali indipendenti. E come è evidente, non si può aspettare oltre».

La Sardegna e la difesa dell’Occidente. 6. Il governatore ha denunciato di nuovo, come aveva già fatto nel corso della Conferenza nazionale sulle servitù militari, gli alti rischi con cui i sardi sono costretti a convivere a causa della massiccia presenza di poligoni usati per le esercitazioni. Il 65 per cento di quelli presenti sul territorio nazionale grava infatti sulla Sardegna. Ed è per questo che allora Pigliaru rifiutò ad apporre la sua firma al protocollo d’intesa. Il presidente anche ieri ha ribadito che tra le richieste presentate al ministro della Difesa, Roberta Pinotti, c’è proprio quella di prolungare il blocco delle esercitazioni, anticipando l’inizio al 1 giugno e posticipando la conclusione al 30 settembre.

L’emiro si allarga, i Sardi vorrebbero offrirgli l’intera Gallura … e non solo: siamo matti!!! 1. Firmato l’accordo per la nuova struttura ospedaliera che sorge in una posizione invidiabile (a due passi dall’aeroporto Costa Smeralda, dalla sopraelevata di Olbia e da alcune centri balneari con spiagge caraibiche), il Qatar deve mettere a punto una serie di progetti funzionali all’investimento principale. C’è intanto da sciogliere il nodo trasporti, così come sembra strategico sviluppare il settore dello sport: l’aeroporto di Olbia con Meridiana e il Paris – S. G.

La Sardegna e la difesa dell’Occidente. 7. Le esercitazioni militari seguiranno il calendario già fissato, anche se la Regione dice no. E allora dal 22 settembre, tra Teulada, Capo Frasca e Perdasdefogu-Quirra giù una pioggia di bombe, razzi e missili fino a dicembre. È un ministero della Difesa a due velocità quello che, con un semplice decreto, impone modi e tempi per l’utilizzo dei poligoni sardi nel secondo semestre del 2014. Dall’elenco delle forze armate partecipanti alle esercitazioni scompare l’Iaf (Israelian Air Force).

L’emiro si allarga, i Sardi vorrebbero offrirgli l’intera Gallura … e non solo: siamo matti!!! 2. Ugo Cappellacci accusa Francesco Pigliaru di avere «scarso senso delle istituzioni perché nella ricostruzione dell’iter che ha portato all’accordo si è dimenticato di citare i passaggi fondamentali dal 2010 all’inizio della sua presidenza». Ciò detto, «l’intesa è un forte segnale di rottura con le logiche del passato. Finalmente promuoviamo sviluppo senza dover pagare un prezzo in termini di salute, sicurezza e fruibilità del territorio». In  sostanza: Cappellacci ha venduto prima e meglio … A ciascuno il suo.

La Sardegna e la difesa dell’Occidente. 8. . Indipendentisti e antimilitaristi: chiudere Capo Frasca A mobilitarsi per ora sono gli indipendentisti di A manca pro s’indipendentzia, Sardigna natzione indipendentzia e ProgRes oltre ai comitati di Gettiamo le basi, Su Giassu e Sa Sentida. Ma l’auspicio è che sempre più sardi si indignino contro le esercitazioni, peraltro in piena stagione turistica, e contro le servitù militari e l’occupazione del territorio. E che sabato prossimo, 13 settembre, davanti all’ingresso del poligono di Capo Frasca siano in tanti. Del resto proprio Capo Frasca, con i suoi 1.416 ettari a terra, rappresenta uno dei tanti esempi «dell’arroganza con cui lo stato italiano ha deciso di impadronirsi di un’immensa ricchezza territoriale senza render conto a nessuno». Un’altra manifestazione è in programma il 24 agosto davanti al tribunale di Lanusei in occasione della prima udienza del processo per disastro ambientale a carico dei comandanti che si sono succeduti nel poligono interforze. «Chiamiamo quindi i sardi a dichiararsi contrari all’utilizzo della Sardegna per scopi militari e industriali-bellici, estranei agli interessi del popolo sardo», è l’appello dei promotori della Rete PesaSardigna. «Una posizione che oggi è ancora più forte alla luce dei massacri di civili innocenti di cui siamo testimoni. Chiederemo», proseguono, «che tutti i consiglieri regionali si costituiscano parte civile per portare anche in sede processuale la posizione di assoluta contrarietà dei sardi alla presenza dei poligoni militari in Sardegna».

La Sardegna e la difesa dell’Occidente. 9. LA RABBIA DEL COMIPA Il decreto della Pinotti non va giù a coloro che avevano bocciato il programma militare, i rappresentanti civili del Comipa: «Il ministero, come sempre, fa quello che vuole della Sardegna e non rispetta le leggi», dice rabbioso il componente del comitato Gianni Aramu, «impongono i bombardamenti ma non hanno mai accolto la nostra benché minima proposta. Le norme parlano di armonizzazione della presenza delle servitù con le esigente delle popolazioni. E dove è questa armonizzazione? Abbiamo chiesto l’allungamento del blocco estivo all’uso dei poligoni, in favore del turismo, e se ne sono fregati. Non esiste un disciplinare d’uso, che permetterebbe l’utilizzo civile degli spazi, non sono mai partiti i monitoraggi ambientali, è in ritardo il pagamento degli indennizzi milionari ai Comuni interessati e non si sa se i soldi ci sono. Non solo», continua Aramu, «per il ministero è carta straccia anche l’accordo sulle dismissioni del 2008: dovevano liberare il fortino di Sant’Ignazio, non ce l’hanno mai restituito. Non si tratta di essere pro o contro i militari: la legge e i patti vanno rispettati».

La Sardegna e la difesa dell’Occidente. 10. Stessa posizione per l’ex sindaco di Teulada, Tore Mocci: «Bonifiche delle zone contaminate o cariche di bombe inesplose e indennizzi per le comunità locali non sono gentili concessioni dei militari: sono previste da norme e accordi e devono essere pretese dalla Regione. Non possono diventare merce di scambio in eventuali trattative con lo Stato. Nelle ultime riunioni non si è parlato dei soldi da destinare ai Comuni. Siamo già in enorme ritardo e stiamo parlando del riconoscimento minimo per chi sopporta la presenza dei poligoni da sessant’anni».

La Sardegna e la difesa dell’Occidente. 11. Sindaci pronti a dare battaglia perché venga dismesso il poligono di tiro sull’Omodeo. Sabato daranno vita ad una prima azione dimostrativa per chiedere la fine delle esercitazioni. È il Comune di Sorradile a farsi promotore di una manifestazione che, in occasione delle gare regionali di canoa sul lago, coinvolgerà tutti i sindaci dei Comuni attorno all’Omodeo. In fascia tricolore saliranno sui traghetti e percorreranno il tratto interdetto nei giorni in cui al poligono si spara. «Si tratta di una manifestazione voluta per dire un no deciso al poligono. Ci saranno anche varie associazioni ambientaliste», spiega il sindaco Pietro Arca. «È un’azione che riteniamo importante. Ce ne saranno altre, fintanto che non ci lasceranno libero il territorio», dice il commissario di Tadasuni Maria Domenica Porcu. «È necessario che il poligono venga chiuso in modo che il lago possa finalmente essere valorizzato, come sosteniamo con i progetti dell’Unione dei comuni», sostiene il primo cittadino di Busachi Giovanni Orrù. Così il collega di Ula Tirso Antonello Piras: «Lo sviluppo del nostro territorio passa per il lago. Per questo vorremmo che questo sito fosse libero dalle esercitazioni. Occorre trovare un sito alternativo, un accordo perché il Caip non lasci il territorio».

La Sardegna e la difesa dell’Occidente. 12. Massimo Dadea Cosa rimane oramai della nostra Autonomia speciale? Cosa è rimasto di quel “patto costituzionale” che lega la Sardegna allo Stato italiano? Ben poco. Quel patto, al di là della nostra storica incapacità a utilizzarne appieno tutte le potenzialità, è stato disatteso e spesso reso carta straccia proprio da uno dei contraenti: lo Stato italiano, in tutte le sue articolazioni. Pochi esempi legati all’attualità. Uno sviluppo economico incentrato sulla industria petrolchimica, la rapina del territorio e una sostanziale licenza di inquinamento, hanno fatto della Sardegna una delle regioni più contaminate dai veleni.

 

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