Come ti affosso l’agricoltura sarda per favorire l’Eni (e la chiamavano “chimica verde”…): gli ultimi sviluppi, di Vito Biolchini

 

27 agosto 2014 alle 13:41 18

Ma che bravi i creativi dell’Eni!

Caspita, che idea! C’è qualcuno contrario alla norma che punirebbe chi utilizza sacchetti per la spesa non ecocompatibili (cioè di volgare plastica)? Direi di no: l’ambiente soprattutto! Se poi la norma ha come conseguenza quella di stravolgere l’agricoltura sarda e contemporaneamente di “fare volare Matrica” (come titola oggi la sempreverde Nuova Sardegna) questo ovviamente non è un problema dei due legislatori, il capogruppo Pd in commissione ambiente del Senato Massimo Caleo e il suo collega SilvioLai, segretario regionale del partito. Vuoi mettere gli interessi dell’agricoltura sarda davanti a quelli della chimica e dell’Eni? Direi proprio di no.

Se passa la norma (potrebbe rientrare nel decreto legge sulla competitività), Matrìca “può guardare con più serenità al suo sviluppo”, dice Caleo, “aprendo così un mercato di migliaia di tonnellate contro le centinaia attuali al prodotto della fabbrica di Porto Torres. I dirigenti di Matrìca calcolano che il mercato si amplierà da otto a dieci volte rispetto alla attuale produzione”.

Qui bisognerebbe farsi qualche domanda: per “attuale produzione” si intendono in senso stretto i 420 ettari già oggi coltivati a cardo, oppure i cinquemila previsti dal progetto per la produzione della materia prima in grado di generare la bioplastica, oppure i ventimila previsti a regime (fonte Il Sole 24 Ore) che diventano invece 15 mila (fonte Nuova Sardegna di oggi) “se si scegliesse di far funzionare anche la centrale energetica con olio biocompatibile”?

Di sicuro, a leggere le dichiarazioni di CaleoLai, le prospettive per la sedicente chimica verde sono così tante che a sentir loro praticamente mezza Sardegna potrebbe essere coltivata a cardo: e infatti il progetto è questo. Un progetto allucinante.

Eppure per l’agricoltura sarda il futuro dovrebbe (e potrebbe) essere un altro.

Proprio stamattina, fresco fresco della lettura della sempreverde gazzetta sassarese, apro la mail e mi ritrovo un comunicato stampa della Copagri, la confederazione che riunisce i produttori agricoli. Titolo: “La Regione assegni i terreni pubblici come fatto dal Governo per favorire l’ingresso dei giovani in agricoltura”. Cioè:

I giovani non disdegnano il lavoro agricolo, ma per far crescere il settore occorre favorire il loro ingresso sfruttando i tanti incentivi esistenti, non ultimo l’assegnazione dei terreni pubblici disposta dal Governo. Assegnazione dalla quale mancano a sorpresa i terreni sardi.

Incredibile, chi l’avrebbe mai detto? Il comunicato integrale è molto interessante:

Il Governo nazionale, con l’approvazione della recentissima legge 116 dello scorso 11 agosto, ha disposto interessanti agevolazioni per l’acquisto e per l’affitto di fondi rustici, mutui a tasso zero per gli investimenti, garanzia Ismea e abbattimento del costo della commissione di garanzia. Con decreto ministeriale pubblicato a fine luglio, sempre il Governo italiano ha disposto la dismissione, per vendita o affitto, del vasto patrimonio demaniale statale. Stupisce che in questi elenchi non vi sia traccia di terreni ubicati in Sardegna. È necessario che la Regione ne chiarisca le ragioni.

Saranno le stesse ragioni che si leggono oggi a pagina 14 della sempreverde Nuova Sardegna? Sarà che a qualcuno conviene lasciare l’agricoltura sarda nelle penose condizioni nelle quali si trova, alimentando al contempo l’illusione che la sedicente chimica verde possa salvare contemporaneamente operai e contadini e, ovviamente, ingrassare l’Eni?

La Copagri ha ragione, “i terreni agricoli devono essere lasciati all’agricoltura”: e non alla chimica, alle servitù militari, alle speculazioni edilizie, all’eolico e al fotovoltaico selvaggio.

Post scriputm
E ovviamente inutile pretendere dai politici nostrani, paladini della chimica verde, che all’Eni sia chiesto, prima di coltivare cardi a destra e a manca, di bonificare le aree pesantemente inquinate dalle produzioni chimiche…

 

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