Novas sardas de sa chida, settimanale on-line della Fondazione Sardinia, Anno III, n° 15, domenica 13 marzo 2014.

IN CUSTA CHIDA:  notiziario settimanale della Sardegna.

 

CANDO SI PESAT SU ‘ENTU… 1. A Roma Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta, Trentino e Friuli, hanno detto no «a qualunque riforma» che «modifichi le competenze speciali assegnateci dalla Costituzione». «Dobbiamo essere intransigenti», è stato l’ordine di scuderia, il governatore Francesco Pigliaru e l’assessore alle riforme Gianmario Demuro hanno sollevato le barricate e messo un freno al progetto Renzi, presentato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio.  «Senza intesa il patrimonio della specificità è intoccabile».

CANDO SI PESAT SU ‘ENTU… 2. Pigliaru, nella sua prima missione romana, ha fatto quello che aveva annunciato: «Difenderemo ad oltranza le nostre prerogative». Basterà? Non per i Riformatori che ieri hanno rilanciato un grido di guerra: «Dobbiamo essere pronti alla mobilitazione di massa» e «con l’Assemblea costituente riscrivere lo Statuto».

CANDO SI PESAT SU ‘ENTU… 3 Legge elettorale sarda sotto accusa: ci sono già quattro ricorsi al Tar e un altro se ne aggiungerà oggi contro la normativa che ha portato all’elezione del nuovo Consiglio regionale. I motivi dei ricorsi sono diversi: dall’esclusione di partiti che hanno avuto migliaia di voti e sono rimasti fuori, (eclatante il caso di Michela Murgia che aveva avuto più di 70 mila voti), all’elezione di solo quattro donne.

CANDO SI PESAT SU ‘ENTU… 4. Sventato lo scippo di 2 miliardi. Pigliaru si è rifiutato di firmare l’intesa sul piano delle opere strategiche.  Il presidente della Regione si è rifiutato di sottoscrivere l’intesa sul Programma delle infrastrutture strategiche, che nei fatti è la Bibbia delle opere pubbliche (allegata al Documento economico finanziario del governo Renzi) con cui poi l’Italia si presenterà a Bruxelles per chiedere l finanziamenti. La Sardegna era trattata malissimo nelle opere strategiche di interesse nazionale, con evidenti errori ad esempio negli appalti sulle strade, compresa la Sassari-Olbia e un possibile danno di due miliardi. Con quegli strafalcioni sull’originale, sarebbero stato difficile ottenere i finanziamenti da Bruxelles e sarebbe stato alto il rischio di essere sbattuti in terza fila per far posto alle Regioni più forti.

CANDO SI PESAT SU ‘ENTU… 5. La prima vera discussione politica della nuova legislatura segna una grande uniformità tra la maggioranza e l’opposixione in Consiglio regionale. Tutti contro il governo Renzi, che sta riscrivendo la Costituzione in senso sfavorevole alle regioni. E tutti pronti a votare l’ordine del giorno unitario, a salvaguardia dell’autonomia della Sardegna. Quasi tutti, a dire il vero: l’ex presidente della Regione Mario Floris si astiene, ritenendo «inutile» l’ennesimo documento consiliare. «Si chieda un incontro a Napolitano», dice. La Giunta benedice l’ostilità verso la riforma governativa: è lo stesso Francesco Pigliaru, in apertura, a dire che – benché per ora non valga per le regioni speciali – il disegno di legge «rischia di intaccare il patrimonio di democrazia autonomistica inciso nel nostro Statuto. La specialità è un valore costituzionale che deve essere difeso con forza».

CANDO SI PESAT SU ‘ENTU… 6. Pietro Cocco non vuole limitarsi alla difesa: «Può essere l’occasione storica per rilanciare l’autogoverno, riscrivendo uno Statuto speciale innovativo, che ci aiuti a fare meglio su istruzione, ambiente, mobilità». D’accordo col nuovo Statuto Anna Maria Busia (Centro democratico), che però ripropone l’Assemblea costituente, come anche Gavino Sale (Irs). Efisio Arbau (La Base) sogna «un’Isola federata che lasci allo Stato solo i poteri su moneta, ordine pubblico, politica estera». Secondo Angelo Carta (Psd’Az) «non dev’essere un tabù parlare di sovranità e indipendenza». Luigi Crisponi (Riformatori) invita Pigliaru a «una lotta di istrumpa istituzionale col governo». Gianluigi Rubiu (Udc) evidenzia le contraddizioni della riforma del governo. Forza Italia assicura a Pigliaru che «saremo al suo fianco se difenderà l’autonomia», come dice Alessandra Zedda. Ma Stefano Tunis teme che «difficilmente ascolteranno le regioni, ora che si tende a indicarle come sole responsabili degli sprechi». E invece, ricorda Ugo Cappellacci, «è proprio grazie agli strumenti dell’autonomia che abbiamo potuto ridurre i costi della politica in Sardegna». L’ex governatore dice «no al centralismo irresponsabile di uno Stato che avoca a sé funzioni e risorse e si ritira dai territori». Poi dà l’ok alla battaglia bipartisan: «Abbiamo il dovere di essere uniti, chi semina divisioni favorisce chi sta dall’altra parte del mare».

CANDO SI PESAT SU ‘ENTU… 7. Nella replica ai consiglieri, il governatore entra nel dettaglio di alcuni temi illustrati all’assemblea, e tra questi c’è l’energia: «Non avere il metano è un costo dell’insularità. Deve intervenire lo Stato: è un nostro diritto e lo chiederemo con forza, insieme alla rete di distribuzione». Il presidente non anticipa la scelta tra metanodotto e rigassificatori: «Faremo un’attenta valutazione costi-benefici». Ma promette che, per il piano energetico, ripartirà da quello varato in extremis dalla Giunta Cappellacci: «Valorizzeremo i risultati di chi ci ha preceduto».

CANDO SI PESAT SU ‘ENTU… 8. «Forza Italia sosterrà il referendum sardista sull’indipendenza dell’Isola». Ad annunciarlo il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Pietro Pittalis. «Una provocazione per difendere con forza l’autonomia della nostra Regione», ha spiegato durante il suo intervento in Aula sulle dichiarazioni programmatiche del presidente Pigliaru, esprimendo preoccupazione per «la flebile reazione dimostrata sulle annunciate modifiche del Titolo V della Costituzione che minacciano autonomia, prerogative e competenze della Sardegna». «In un momento come questo – commenta Pittalis – dove un governo espressione di una cultura centralista e statalista sta mettendo a dura prova la nostra specialità, la reazione deve essere forte». Per il capogruppo di Forza Italia il referendum proposto dai sardisti è l’occasione giusta per rimarcare la distanza dalle scelte nazionali: «Non possiamo rimanere inermi di fronte alle iniziative centraliste del governo, l’insularità e le condizioni storiche e geografiche della Sardegna sono il naturale presupposto dell’autonomia». Il primo passo verso il referendum online, sulla scia di quello veneto, i sardisti lo hanno fatto pochi giorni fa durante il congresso nazionale. «Ora aspettiamo la proposta programmatica dell’iniziativa e poi decideremo come dare il nostro apporto», ha concluso Pittalis.

CANDO SI PESAT SU ‘ENTU… 9. «L’idea di una consultazione sull’indipendenza della Sardegna non è un’idea partorita in questi giorni. È un tema che abbiamo studiato e sul quale abbiamo interpellato tante persone». Il segretario nazionale del Psd’Az, Giovanni Colli dirada eventuali nubi sulla proposta sardista di una consultazione popolare per l’indipendenza della Sardegna: «L’idea è innanzitutto dei sardi, con loro la discuteremo perché il referendum riguarda la nostra regione. Non abbiamo tempi precisi e soprattutto non è un’iniziativa di propaganda elettorale». Tra le priorità del segretario Colli spicca, invece, la chiamata a raccolta di «tutti i partiti sardi affinché prendano posizione sulla riforma del Titolo V voluta da Renzi e si dia inizio all’assemblea costituente per riscrivere lo Statuto come hanno deciso i cittadini due anni fa».

CANDO SI PESAT SU ‘ENTU… 10. Neanche il voto segreto riesce a dare un mano alle aspirazioni sarde. L’ultimo appiglio crolla di buon mattino: la Camera regala un secco 276 (no) a 141 (sì) all’emendamento del Movimento Cinquestelle che puntava a dividere la circoscrizione Sicilia-Sardegna. L’Isola resterà ancora una volta aggrappata alle briciole dei cugini d’oltremare, avvantaggiati dallo strapotere demografico nella distribuzione dei seggi per Strasburgo. Non che ci si aspettasse molto dalla stampella dell’opposizione grillina: la mazzata era già arrivata due giorni fa, con il no all’emendamento partito dalla stessa maggioranza (il Centro democratico) e affossato dal Pd con la spinta del Governo.

In casa dei Democratici Renato Soru ha sciolto la riserva sulla sua candidatura alle elezioni europeee. Ma non sarà capolista. Infatti il presidente del Consiglio e segretario del Pd, Matteo Renzi, ha ufficializzato la candidatura di cinque donne che guideranno le liste dei democratici. Per la circoscrizione Isole al primo posto ci sarà (guarda caso) la siciliana Chiara Sinnicci.  E per il presidente di Tiscali la strada per poter rappresentare i sardi a Strasburgo sarà tutta in salita: la legge elettorale, infatti, prevede ancora un collegio unico con la Sicilia, che ha il triplo degli elettori della Sardegna. E anche la possibilità di esprimere tre preferenze non aiuta.

Il Pd (con l’appoggio del Governo) ha deciso così di risarcire in qualche modo i suoi deputati, lasciati soli nelle loro rivendicazioni da sardi. Così è stato «fatto proprio» da Palazzo Chigi l’ordine del giorno firmato da Francesco Sanna, Marco Meloni (ma sostenuto anche da Gian Piero Scanu, Caterina Pes, Siro Marrocu, Emanuele Cani, Romina Mura, Giovanna Sanna). Il documento tira in ballo il Consiglio di Stato per provare ad aumentare il numero dei seggi nella circoscrizione Sardegna-Sicilia da sei a otto. Un passaggio che darebbe ai candidati sardi più possibilità di arrivare all’Europarlamento. L’IMPEGNO DEL GOVERNO Il documento apre poi la strada all’impegno politico del Governo per «sostenere la proposta di dividere, a partire dal 2019, la circoscrizione denominata Isole in due nuove circoscrizioni elettorali».

 

Non che in Forza Italia ci siano più speranze di mandare qualcuno a Strasburgo: il candidato sardo sarà Salvatore Cicu, deputato, che ufficializzerà la sua presenza nella lista domani, nel corso di una conferenza stampa che si terrà al T Hotel di Cagliari alle 10.30. Confermato per Fratelli d’Italia il nome del coordinatore regionale del partito, Salvatore Deidda, in lista quasi sicuramente dietro Giorgia Meloni. Non sarà candidata, invece, Paola Musu. Al suo posto un nome del nord-Sardegna. Giochi ancora da farsi nel Nuovo Centrodestra. Il coordinatore regionale, Maddalena Calia, spiega che tutte le decisioni del caso saranno prese a Roma tra venerdì e domenica in occasione dell’Assemblea Costituente. Tutto pronto nel Movimento Cinquestelle. Due sardi in lista: Nicola Marini, ingegnere informatico, e Giulia Moi, biologa. La Lega Nord Movimento sociale sardo candiderà Mirko Valenti, mentre Tsipras ha scelto la cantante Elena Ledda come vicecapolista e Simona Lobina della componente di Rifondazione comunista. Intanto ieri l’Associazione per la tutela dei diritti sardi ha chiesto l’appoggio di Sel per partecipare alla tornata del 25 maggio. Resteranno fuori Riformatori e indipendentisti, pronti invece a boicottare il voto in segno di protesta contro il mancato scorporo della Sardegna dal collegio insulare.

 

 

Condividi su:

    Comments are closed.