Novas sardas de sa chida, settimanale on-line della Fondazione Sardinia, Anno III, n° 4, domenica 26 gennaio 2014.

IN CUSTA CHIDA: notiziario settimanale della Sardegna.

 

 

 

 

 

 

25 gennaio 2014. Seconda rilevazione di Datamedia per le elezioni regionali del 16 febbraio. 1000 gli elettori sardi intervistati per telefono nei giorni 22 e 23 us.: il 30% ancora non sa che ci saranno le elezioni, il 50% sa ma è indeciso a chi votare o non voat proprio. In realtà la cmpagna elettorale fatica a lievitare. Al presente la situazione sarebbe la presente, mettendo di seguito la scelta della lista e quella al candidato presidente: Cappellacci 38,0 / 38,8; Pigliaru 43,0 / 35,6; Murgia 14,0 / 20,1; Pili 2,5 – 3,0; Sanna 1,5 / 1,5; Devias 1,0 – 1,0. Cappellacci prevale personalmente su Pigliaru ma le liste del centrosinistra andrebbero meglio di quelle del centrodestra. Michela Murgia supera di molto le proprie liste.

Il sottosegretario dei Trasporti Rocco Girlanda ha affermato a Cagliari (in occasione di un convegno) la conferma dello stanziamento di 600 milioni di euro per la ricostruzione delle zone alluvionate. Pili sostiene che l’annuncio del rappresentante del Governo «offende il popolo sardo e le vittime di quella catastrofe perché le sue sono state affermazioni gratuite e destituite da ogni fondamento».

La Gruber chiede a Michela Murgia il motivo principale per cui i sardi dovrebbero votarla. «Perché Berlusconi è un pregiudicato e Renzi», conclude la Murgia, «è uno spregiudicato. Un’alternativa c’è. Siamo qui».

Pigliaru si impegna: “Se il centrosinistra tornerà alla guida della Regione, dovrà caratterizzarsi per le nuove pratiche di governo. Eliminando gli sprechi, facendo nomine secondo le competenze «e non le appartenenze».

Colpita, quasi affondata. La flotta sarda, tanto cara al governatore, riceve un brutto colpo dall’Unione Europea, proprio in questi giorni caldi di campagna elettorale, nei quali il tema dei trasporti diventa un must sul quale gli aspiranti governatori si giocano un’importante fetta di credibilità nella loro frenetica ricerca del consenso. La Saremar, che ora dovrà restituire in fretta poco meno di undici milioni di euro. Secondo l’Ue, i denari erogati nel 2011 e nel 2012 dalla Regione alla compagnia di navigazione, che fino al 2008 stava nella pancia della Tirrenia, sono da considerarsi un aiuto di Stato.

«Faremo ricorso contro i burocrati ottusi di Bruxelles». Il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, annuncia che si rivolgerà alla Corte europea e respinge la condanna e la richiesta da parte di Bruxelles di 10,8 milioni di euro per il sostegno concesso dalla Sardegna alla Saremar nel 2011 e 2012. «Il provvedimento non ci è stato ancora comunicato formalmente, abbiamo saputo tutto solo da una nota. Un intervento che lascia spazio a perplessità e dubbi. Ed è legittimo pensare male».

Cappellacci, ancora sotto gli effetti dell’ira per la bocciatura a Bruxelles della flotta sarda si lascia scappare: «C’è una notizia che mi hanno dato e che mi fa venire i brividi. Una persona mi ha riferito di aver assistito a un colloquio in cui altri che si occupano della campagna elettorale di un candidato alla presidenza della Regione, parlavano dell’ingente contributo finanziario ricevuto dall’armatore (Vincenzo) Onorato». Dunque, Onorato sarebbe il presunto finanziatore occulto ma di chi? Non lo dice esplicitamente, ma lascia intendere: Michela Murgia. Onorato denuncia, Michela ‘s’in … a.

Dice Murgia: «Cappellacci è lo Schettino della politica sarda, un uomo solo che goffamente tenta di nascondere le proprie colpe, un pessimo ex armatore e un pessimo ex presidente. Ormai ha abbandonato la nave, a noi sardi il compito di rimetterla in piedi».

Beppe Grillo ha spiegato in conferenza stampa perché il Movimento 5 Stelle non parteciperà alle regionali. «In Sardegna ho detto: o vi mettete d’accordo o non siamo pronti, altrimenti non siete in grado di governare, di ristrutturare quella Regione. Quando sarete pronti, cominciamo. Saltiamo il turno, non mi importa nulla».

L’Agcom richiama la Regione e agita anche la possibilità di una sanzione. Tutta colpa dell’opuscolo digitale “Detto, fatto” con cui Ugo Cappellacci voleva illustrare l’attività della giunta e del governatore in questi 5 anni di guida della Regione. Un ebook che per molti aveva un po’ il sapore di documento di propaganda. Così si è aperta una verifica da parte dell’Autorità garante per le comunicazioni.

 

Parte anche in Sardegna l’operazione “rottamazione cartelle”. Si paga l’importo dovuto, comprensivo di sanzioni, ottenendo però lo sconto sugli interessi di mora e sugli interessi di tardata iscrizione a ruolo. Sarà possibile sanare anche multe automobilistiche e bollo auto. La scadenza è ancora lontana, il 28 febbraio.

Trentuno paesi in via d’estinzione. Zero nascite e servizi inesistenti, a rischio soprattutto i centri in montagna e collina. Semestene sparirà entro 10 anni. Qualche amministratore è rimasto stupito: macché spopolamento. Quasi a voler scacciare il (paese) fantasma. Ma i parroci hanno in testa numeri e proporzioni sui funerali e sui battesimi: vincono, nettamente, i primi.

Sorteggio in Corte d’appello a Cagliari: Gigi Sanna, del Movimento Zona Franca è il primo nome tra i candidati governatore nella scheda elettorale del prossimo 16 febbraio. Dopo Gigi Sanna l’ordine vede al secondo posto Ugo Cappellacci (centrodestra) e al terzo Francesco Pigliaru (centrosinistra). Seguono al quarto Pier Franco Devias (Fronte indipendentista Unidu), quinto Mauro Pili (Popolo sardo) e sesto Michela Murgia (Sardegna possibile).

Nella circoscrizione di Cagliari ci saranno 27 liste. Così suddivise: 7 per Cappellacci, 11 per Pigliaru, 4 per Pili, 3 per Murgia e uno per Devias e Sanna. Carbonia Iglesias : 1 Sanna, 7 Cappellacci, 10 Pigliaru, 1 Devias, 4 Pili e 3 Murgia. Medio Campidano : Cappellacci 7, Pigliaru 10, Devias 1, Pili 4, Murgia 3. Ogliastra : Cappellacci 7, Pigliaru 9, Devias 1, Pili 4, Murgia 3. Oristano : Sanna 1, Cappellacci 7, Pigliaru 11, Devias 1, Pili 4, Murgia 3. Olbia-Tempio : Sanna 1, Cappellacci 7, Pigliaru 11, Devias 1, Pili 3, Murgia 3. Nuoro: Sanna 1, Cappellacci 7, Pigliaru 11, Devias 1, Pili 4, Murgia 3. Sassari: Sanna 1, Cappellacci 7, Pigliaru 11, Devias 1, Pili 4, Murgia 3.

 

 

 

L’impegno di Mauro Pili: se non riusciranno a creare lavoro i politici non avranno indennità: «Nuovo gravissimo misfatto ai danni dei sardi: Equitalia cambia le date e tenta di riammettere cartelle estinte dopo i 220 giorni previsti dalla legge. Un atto di gravità inaudita”.

Pierfranco Devias: «Siamo gli unici veri indipendentisti, basta con le liste mascherate, basta con le carnevalate. La Sardegna è in una situazione disastrosa e la colpa è tutta di 60 anni di dominazione coloniale italianista. Tocca a noi risollevarne le sorti». «E’ giunto il momento di porre un freno allo strapotere dei circuiti distributivi di massa, proteggendo in tutti i modi le produzioni locali. Questo è possibile solo se si rimette in piedi la pastorizia, l’agricoltura, e si asseconda la vocazione naturale dei territori». E sulla variegata galassia indipendentista insiste nel ribadire: «Siamo noi, non c’è nessun altro. Sono comparse da un giorno all’altro delle liste sedicenti indipendentiste ma che di indipendentismo hanno appena il nome», dice, «e invece cavalcano solo l’istanza di un popolo che vuole far sentire la propria voce e invoca l’autodeterminazione».

Adiquas, l’associazione ambientalista di Nuraxi Figus, non è favorevole all’idea della Regione di utilizzare i rifiuti in arrivo dall’Enel per mettere in sicurezza le gallerie minerarie dopo lo stop all’estrazione del carbone. «Siamo contrari alla discarica in superficie e diciamo no anche all’ipotesi delle ceneri nelle gallerie – dice il presidente dell’associazione, Giancarlo Ballisai- l’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata dalla Provincia diceva che la discarica sarebbe rimasta in piedi fino a quando ci fosse stata l’estrazione del carbone. Ora scopriamo che si vorrebbero stoccare le ceneri nel sottosuolo per la messa in sicurezza».

Diminuiscono le imprese agricole e per la prima volta anche il numero degli occupati del settore. Con la crisi, l’agricoltura sarda soffre nonostante la crescita del valore aggiunto con gli imprenditori che devono fare i conti con l’indebitamento elevato e la poca remunerazione del compartoDalle 37.068 del 2008 si è arrivati a 34.019. «Il calo è ben maggiore se si considera che le imprese realmente attive sono circa 20 mila», spiega Luca Maria Sanna, presidente di Confagricoltura Cagliari. «Le statistiche ufficiali si basano sul numero delle partite Iva attive, ma in molte aziende le partite Iva sono più di una».

La flessione costante degli ultimi anni è sempre stata controbilanciata dalla crescita degli occupati, ma non nel 2013. «Gli addetti in agricoltura nei primi nove mesi del 2013 sono scesi del 4,3%», sottolinea il Centro Studi Confagricoltura nazionale. «Un dato negativo forse dovuto al cattivo andamento stagionale di alcuni comparti». Nel corso dell’ultimo decennio, invece, l’occupazione era salita, e solo nel 2012 era cresciuta del 3,6%. «Nonostante le difficoltà», aggiunge Sanna, «l’occupazione ha sostanzialmente tenuto: nel 2012 si parla di 70 mila addetti sardi». A far salire il tasso di occupazione ha contribuito negli anni l’emersione del nero. «Il comparto è stato poi considerato un settore rifugio dove chiunque poteva reinventarsi e sfuggire dalla crisi», precisa Sanna. «In realtà questo è un danno perché al settore serve specializzazione».

Il dato positivo per l’Isola arriva dalla grandezza degli appezzamenti dei terreni. L’estensione media si attesta intorno ai 19 ettari per azienda contro i 7,9 del resto d’Italia. «È molto positivo», commenta l’assessore regionale all’Agricoltura, Oscar Cherchi. «La dimensione, in combinazione con altri fattori, consente di realizzare economie di scala e di diminuire i costi medi di produzione». Per sfruttare al massimo questi vantaggi, però, «occorre anche modernizzare e portare maggiore innovazione tecnologica in azienda. Importante anche abbassare l’età media degli addetti».

«Olbia: questa città non sarà mai più la stessa»: a sostenere una decisa inversione di rotta è stato il sindaco Gianni Giovannelli nell’incontro a due mesi dall’alluvione con il comitato di cittadini 18/11. E il primo passo per invertire marcia è bloccare l’edificazione nelle aree alluvionate, zone che per il piano di assetto idrogeologico della Regione, non rientravano tra quelle a rischio e che quindi avevano il solo limite (quando è stato rispettato) dei dieci metri dai corsi d’acqua. Distanza che non è bastata a salvare le case e in qualche caso neppure la vita delle persone. Approderà in giunta in questi giorni, forse già da oggi, un provvedimento per avviare l’iter che sancisca il divieto, o le opportune limitazioni, di edificazione nelle zone alluvionate e il loro inserimento nel pai come zone ad elevato rischio idrogeologico. STOP ALLE CONCESSIONI In queste settimane sono arrivate negli uffici Urbanistca diverse richieste di concessioni edilizie per costruire in zone alluvionate, e anche a ridosso dei canali, rispettando il solo vincolo dei dieci metri o poco più. Probabilmente richieste fatte in fretta proprio per il timore di norme più restrittive.

FURTEI Otto milioni di euro sborsati fino a oggi per tenere in sicurezza il sito, altri sedici ancora da spendere per bonificarlo. Nove pronti a essere utilizzati quest’anno, altri due disponibili già dallo scorso settembre. Ma intorno alla miniera d’oro di Santu Miali a Furtei, 350 ettari in gran parte impregnati di metalli pesanti come ferro, manganese, rame e zinco, tutto è come cinque anni fa, quando la Sardinia Gold Mining era scappata a gambe levate abbandonando l’attività estrattiva. Gli interventi di ripristino non sono cominciati, nulla è stato fatto per riportare alla normalità una situazione devastante sotto il profilo ambientale. Intanto la Regione paga il conto. Salatissimo.

 

 

 

 

 

 

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