Cavolate? Forse che sì … forse che no! di Salvatore Cubeddu

L’editoriale della settimana, 2.

Ne è gelosissima la mia consuocera. Li vedete anche voi, nella foto qui sopra.  Non sono veramente floridi, questi cavoli? Sì, ma si notano alcune foglie mangiucchiate: vi sono intervenute delle lumache  – poi severamente punite! – quando le piantine erano piccole. La mia consuocera non le ha neanche notate, quelle foglie tisiche, e continua ad essere invidiosissima. Dice che dipende dal mio ‘pollice verde’. Non è vero, e poi non sarebbe una colpa. E’ vero, invece, che sono cavoli miei, coltivati in un terrazzo. E che ne sono orgoglioso…

In verità mi dà soddisfazione maggiore la coltivazione dell’aglio, che mi procurerebbe la provvista per tutto l’anno. Ho piantato 52 spicchi in tre vasi (cm. 52X30X20), seguendo le istruzioni lette su google. Sono venute sù tutte le piantine e conto di avere un raccolto che mi garantisca una ‘testa’   alla settimana, da questo fine/primavera al prossimo. La provvista, appunto. Ma mia moglie mi dice che ne consumiamo di meno: così potrò regalarne qualcosa a qualche amico, del ‘mio’ aglio.. . che soddisfazione! Ultima informazione: vengono benissimo con la sola pioggia ed il sole.

La floridezza dei cavoli è tutto merito del concime … lo stallatico delle mucche di casa (ma va bene anche quello delle altre) … in paese. Guardate l’espansione delle foglie che (peccato!) andranno perse. Una volta separate dal fiore penserei, invece, di metterli a marcire in un vaso, a disposizione dei lombrichi che li trasformino nuovamente in prezioso terriccio. Mi sono ritrovato, infatti, dispersi in altri contenitori, qualche decina di questi utili vermi che venticinque anni fa (quindi sarebbero i nipoti, anzi i bisnipoti/bis-bisnipoti, etc…) avevo comprato da Ignazio Cirronis. Intenderei incoraggiarli ad aumentare di numero in modo da chiedere loro di lavorare anche i residui organici della mensa di casa.  E’ un peccato versare nella spazzatura  degli innumerevoli cassonetti di via Angioy tutto quel bendidio di potenziale terriccio produttivo!

Ma l’aglio, insisto, mi dà più soddisfazione, quando ci aggiungo la motivazione politica (scusate … è un fatto generazionale). Osservando distrattamente una confezione di cinque teste d’aglio contenute in una reticella – che, come voi, non controllo mai … visto che pretendo di occuparmi di cose ‘più alte’ – ho scoperto che arrivava … dalla Cina. Come??? Anche l’aglio dalla Cina? Lo giuro … l’ho letto. E non credo che si tratti di napoletani che vogliono nobilitare la mediocrità di tale verdura aggiungendovi la globalizzazione.

Capito, a che punto siamo arrivati, in Sardegna? Nel 75% di prodotti agricoli, consumati ma  che non produciamo noi, bisogna metterci anche l’aglio. Immaginiamoci i cavoli! No, forse i cavoli no … perché li producono a Sassari. Anche se quei cari cittadini ne consumano così tanti che … Ma non voglio far incavolare anche i miei fratelli sardi di Sassari con le mie cavolate.

 

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