Gli OCCHIALI di PIERO

 

Olimpe de Gouges, Evita Peron, Cajkovskij, …
OLYMPE DE GOUGES
Nasce a Montauban il 7 maggio 1748. Si sposa nel ’65. Ha un figlio, Pierre, che diverrà generale della Repubblica. Presto vedova, si reca col figlio a Parigi. Qui si lega con un alto funzionario, ma rifiuta di sposarlo: “il matrimonio è la tomba dell’amore”, dice. Non esattamente una cortigiana, ha diversi amori che l’aiutano finanziariamente. Scrive per il teatro una ventina di testi, sei pubblicati, uno solo accede alla Comedie Française “Zamor e Mirza o il felice naufragio”, testo contro la schiavitù dei neri. La sua fama è legata alla difesa dei diritti delle donne e al testo “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”, in contrappunto con la più famosa “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”. Passa da posizioni di monarchica costituzionale a quelle repubblicane, ma nell’ambito dei girondini e contro i giacobini, avversando Marat e Robespierre. Arrestata e deferita al Tribunale rivoluzionario nel’agosto 1793, il figlio la disconosce. Muore sul patibolo il 3 novembre. Aveva scritto: “Se la donna ha diritto di salire sul patibolo, avrà anche il diritto di salire alle più alte cariche”.
EVITA PERON (7 maggio 1919 – 26 luglio 1952). A 15 anni lascia il villaggio natio per Buenos Aires. Vuol fare l’attrice. Sale sul palcoscenico della politica sposando Juan Peròn il 22 ottobre del 1945, 5 giorni dopo la marcia dei “descamisados” che aveva imposto ai generale di liberare Peròn e rimettterlo al governo. Lo segue nella campagna elettorale a dicembre.
Nel febbraio ’46 Peròn è eletto Presidente, nel ’47 nasce il Partito peronista. Evita rivendica e ottiene una legge sulla parità femminile (settembre ’47), nasce nel ’49 il Partito peronista femminile. Come first lady gira l’Europa, ricevuta dal papa e da capi di Stato. Si impegna nella lotta contro la povertà, per l’assistenza medica, per i diritti degli anziani. Muore per un tumore a 33 anni. Erano le 20,25. Ogni sera, dopo la sua morte e fino alla caduta di Peròn, la radio annunciava “sono le 20,25, l’ora in cui Eva peròn è passata all’immortalità”.

    FIORENZO BAVA BECCARIS
    Il feroce monarchico Bava, così canta il canzoniere italiano, nasce a Fossano il 17 marzo 1831. Ma la data che segna la sua biografia è il il 7 maggio 1898. Nominato Regio Commissario Straodinario, il generale ordina di usare il cannone contro la folla dei milanesi in marcia di protesta contro la fame: 80 morti e 450 feriti.
    Il generale riceve in premio dal re Umberto I la Gran Croce dell’Ordine militare dei Savoia. Dove sia la gloria militare di sparare sulla folla solo i Savoia lo sanno.
    Inoltre il generale ottiene anche un seggio al Senato. Umberto I ottiene qualche pallottola due anni dopo da Gaetano Bresci proprio per la strage di Milano.
    Bava Beccaris nel 1902 va in pensione, 8000 lire. Naturalmente interventista nel 1914, nel ’22 è tra i generali che consigliano Vittorio Emanuele III di affidare il governo a Mussolini. Morì a 93 anni, carico d’anni e di brutta gloria, l’8 aprile 1924

    TITO
    Nome di battaglia del rivoluzionario jugoslavo Josip Broz.
    Nato il 7 maggio 1892, cofondatore del Partito Comunista Jugoslavo (KPJ), segretario dal 1937. organizza il partito per combattere contro l’invasione nazista, i croati ustascia e fascisti italiani, e contro i nemici interni del partito filomonarchico e anticomunista. Nel 1945, liberato il paese, con le elezioni dell’11 novembre, dichiara decaduto il re e proclama lo Stato socialista, col riconoscimento delle nazionalità etniche presenti in Jugoslavia. E’ “scomunicato” da Stalin perchè rifiuta l’obbedienza a Mosca e inaugura il suo “titoismo”: indipendenza dai blocchi contrapposti; autonoma via nazionale al socialismo. Diventa così riferimento per tutti i paesi non allineati tra blocco sovietico e blocco occidentale. La Jugoslavia ne risulta paese aperto agli stranieri e i suoi cittadini sono liberi di viaggiare nel mondo.
    Il “dittatore” Tito, Primo Ministro dal 1945 al 1963, Presidente della Repubblica dal ’53 alla morte (Lubiana, 4 maggio 1980) era in carica per successive elezioni. Nel 1967 offrì il suo aiuto a Dubcek, nel 1968 condannò i carri armati sovietici a Praga. Nel 1971, eletto per la sesta volta alla Presidenza, introdusse modifiche costituzionali che resero simbolico il suo potere dal 1974 alla morte. Quello che è accaduto alla ormai ex-Jugoslavia dopo la scomparsa di quest’uomo, dà un’idea precisa del suo ruolo e del suo immenso prestigio nel tenere insieme tante realtà diverse e conflittuali.

    GARY COOPER (7 maggio 1901 – 13 maggio 1961), 2 Oscar più 1 alla carriera. Oltre 100 film, migliore interpretazione in Mezzogiorno di fuoco che gli valse il secondo Oscar. Memorabile anche Il sergente York (il primo Oscar) ispirato a un personaggio reale della Prima Guerra Mondiale. Da ricordare anche Arriva John Doe, storia di un uomo comune manipolato a fini politici “democratici”. Bravo in Vera Cruz, dove si confronta con Burt Lancaster. Muore subito dopo l’Oscar alla carriera e aver girato l’ultimo film Il dubbio, una storia alla Hitchcock. Causa della morte un cancro o forse la SLA, aveva appena compiuto 60 anni.

    LA GIUSTIZIA A ROVESCIO
    Avevano la Giustizia in palma di mano.
    La mettono in mano di Palma.

    RITIRO
    Il Governo si ritira.
    Ma non è il ritiro che noi speravamo.

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