Una zona franca per l’isola? Meglio il taglio dell’Irap, di FRANCESCO PIGLIARU

Fabrizio Barca, sostenitore della zona franca del Sulcis e Francesco Pigliaru.

Una riduzione delle tasse può davvero aiutare l’economia? Da mesi Ugo Cappellacci si è lanciato in una battaglia rumorosa e spesso approssimativa su questi temi e la Zona Franca. Ciò che Cappellacci chiede, nella sostanza, è che alla Sardegna sia attribuita una forte “fiscalità di vantaggio”, una situazione cioè nella quale consumatori e imprese paghino tasse più basse che nel resto d’Italia. La proposta è coerente con l’idea che i partiti conservatori hanno del funzionamento dell’economia: troppe tasse riducono consumi e investimenti privati e questa riduzione in generale non è compensabile con la spesa che il settore pubblico può finanziare con il gettito fiscale. La sinistra, più sensibile al problema dell’uguaglianza, ha maggiore simpatia per le tasse perché garantiscono l’elargizione di servizi essenziali: salute e istruzione accessibili per tutti, per esempio. Proposte come quelle di Cappellacci sono dunque guardate con sospetto in questi quartieri. Come ha sostenuto Renato Soru, il bilancio regionale si basa in gran parte sulle così dette “compartecipazioni”. Per ogni 100 euro pagati dai sardi per l’Iva, per esempio, 90 rimangono in Sardegna e finanziano appunto le spese per la sanità, l’istruzione, gli investimenti infrastrutturali con i quali fornire all’economia lo stimolo di cui ha bisogno. Da questo punto di vista, la zona franca di cui si parla sembra una proposta del tutto sbagliata. Partita chiusa, dunque? Non ancora. Di fronte a queste obiezioni Cappellacci risponde con un’affermazione tutt’altro che vaga. Quando si tagliano le tasse, sostiene, è legittimo aspettarsi che ogni euro risparmiato dai cittadini si trasformi in 5 euro in più di prodotto interno lordo (Pil). Se fosse vero, uscire dalla crisi sarebbe semplice: basterebbe azzerare l’Iva. Se da una parte le casse regionali si svuoterebbero (quasi due miliardi di euro in meno in entrata), dall’altra il Pil sardo farebbe uno spettacolare balzo in avanti. Niente purtroppo è così facile in economia. I libri di testo insegnano che quando lo Stato spende, per ogni euro speso il Pil cresce di 1,4 euro; e che se invece di aumentare la spesa lo Stato sceglie di tassare meno il reddito, l’effetto positivo sul Pil è addirittura minore di quel già piccolo 1,4. Allora è tutto sbagliato ciò che sostiene Cappellacci? No, a patto che si smetta di parlare demagogicamente di improbabili vantaggi fiscali generalizzati. Non tutti i tagli delle tasse hanno lo stesso effetto sull’economia. Per esempio, tagliare le tasse sul reddito delle persone o sui consumi ha un effetto nettamente minore di quello che si può ottenere con tagli che rendano più basso il costo del lavoro e più remunerativi gli investimenti. Il recente dibattito Usa sulla crisi ha raggiunto una conclusione importante su questo punto: quando si tagliano le tasse sui fattori produttivi, ogni dollaro risparmiato dalle imprese ne genera tre di Pil. In casi come questo infatti aumentano non solo i consumi ma anche e soprattutto gli investimenti. Nel dibattito in corso Soru ha proposto di fare subito una “piccola zona franca” basata su un drastico taglio dell’Irap. E’ la strada giusta. Applicando il moltiplicatore stimato dagli americani e calcolando a spanne, un intervento del genere potrebbe far crescere il Pil sardo del 3%: un risultato eccellente. Anche perché, contrariamente a ciò che succederebbe se si adottassero proposte più avventurose e demagogiche, consentirebbe alla Regione di continuare a finanziare i servizi pubblici essenziali per i cittadini. Certo, il taglio dell’Irap dovrebbe essere coperto da adeguati tagli nella spesa regionale. Ma questo più che un problema è un ulteriore vantaggio: forse sarà la volta buona per ridurre i molti sprechi che non possiamo più permetterci.

L’UNIONE SARDA – Politica: Fisco, lo strano patto

07.05.2013

Cappellacci e Soru prima si scontrano su zona franca e Irap e poi trovano l’inatteso accordo, promettendo di lavorare assieme Al teatro Tonio Dei di Lanusei i comitati per la Zona franca integrale radunano 500 persone da tutta l’Isola e riescono nel “miracolo” di mettere d’accordo Cappellacci e Soru, che prima si scontrano e poi trovano l’accordo su un percorso comune finalizzato alla fiscalità di vantaggio. I promotori della rivoluzione fiscale, avanguardia di 330 Comuni e 50 mila iscritti, un esercito di voti trasversale e apolitico. Sul palco con il sindaco di Lanusei Davide Ferreli, i rappresentanti dei comitati, il guru fiscale Maria Rosaria Randaccio e il giurista Francesco Scifo. Il Pdl ha in campo le prime linee: il presidente della Regione Ugo Cappellacci, convinto sostenitore della fiscalità di vantaggio, gli onorevoli Salvatore Cicu e Angelo Stochino. PAURA Ma l’arena di lealisti attende solo l’eretico, Renato Soru, scettico della prima ora. L’ex governatore parla dopo sette interventi e non li delude. «Sono venuto all’incontro sbagliato e poi questo posto non mi porta fortuna. L’ultima volta che sono stato qui ho perso le elezioni. Anche oggi ho paura che non mi porti nulla di buono». Della Zona franca Soru contesta quasi tutto, a partire dall’interlocutore: «Deve essere lo Stato, non l’Ue», per proseguire con la cornice legislativa presupposto dell’applicazione delle agevolazioni fiscali: «Io lo statuto lo conosco. Tutto quello che c’è dentro deve fare i conti con le leggi dello Stato, piaccia o non piaccia». IL REBUS Le carte pesanti sono quelle sulle tasse. «Tutti vogliono credere alla possibilità che a breve non pagheremo più l’Iva o accise sulla benzina. Ma a quale prezzo? Quello dei servizi? Come Regione a statuto speciale riceviamo il 90% dell’Iva e il 75% delle accise. Crediamo che si possa vivere del nostro lavoro trattenendo la maggior parte delle risorse. Se vogliamo non pagare più tasse come finanziamo scuola, sanità e politiche sociali?». RISPOSTA Cappellacci replica con pacata decisione: «In un momento di enorme difficoltà occorrono decisioni straordinarie e una grande coesione. Siamo una minoranza che combatterà con tutte le forze disponibili. C’è una strada percorribile e io ho bisogno di tutti, anche di lei presidente Soru». Cappellacci spolvera il caposaldo keynesiano: «Non è vero che non abbiamo pensato alle conseguenze della fiscalità di vantaggio. Ma è vero che il risparmio (ad esempio sulle accise) consente un meccanismo moltiplicatore che fa aumentare il consumo: 4,5 euro di consumi a fronte di 90 centesimi risparmiati». Il presidente nega infine la possibilità di conseguenze devastanti e sostiene la sussistenza delle imposte dirette. Infine scalda la platea: «Trecento comuni non possono essere usciti di senno. Ho il dovere di comprendere e portare avanti questo percorso condiviso». PATTO Soru risale sul palco e siede alla destra del rivale: «Eccomi, sono pronto a collaborare». Contesta l’applicabilità del modello keynesiano ad un economia aperta e quindi scaglia la pietra. «Facciamo subito una piccola zona franca, aboliamo l’Irap. Facciamolo subito». Cappellacci vede e rilancia. «Sono d’accordo e propongo anche l’eliminazione delle altre accise». Gli applausi sanciscono il patto di una sera a Lanusei.

 

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