Fiscalità di vantaggio e Zone franche, di Salvatore Cherchi

L’Autore è presidente della provincia del Sulcis. Da La Nuova, 27/03/2013

Il regime di fiscalità di vantaggio, decretato dal Ministro Passera per le piccole imprese (sotto i cinquan­ta addetti) della Provincia dì Carbonia-Iglesias (ma anche di altre zone del Paese, a scala comunale) è fi­glio del Piano Sulcis preparato e portato dalla Pro­vincia e dai Comuni, all’Intesa con Regione e Governo, sottoscritta nel novembre scorso in un clima di inusitata tensione sociale. Ribadito che quell’Intesa è stata un atto di responsabilità, utile per il territorio e contro il tanto peg­gio tanto meglio, questo speciale regime fiscale merita qualche commento anche per le connessioni con il dibat­tito sulle zone franche.

Il punto di partenza è la grave crisi delle piccole e delle micro imprese che concentrano la gran parte dell’ occupa­zione. Fra i tanti indicatori negativi, richiamo la caduta de­gli investimenti in beni durevoli (fonte Società degli Studi di Settore). Nel triennio il Sulcis registra una contrazione del 72%; la Sardegna del 44%, l’Italia del 20%. Un chiaro segnale di sfiducia verso il futuro, fortissimo nel Sulcis, preoccupante nell’intera Sardegna.

Lo strumento fiscale, sebbene non sia una ricetta miracolosa ha effetti immediati sull’impresa.

La Provincia ha scelto uno strumento praticabile, per­ché compatibile con le regole europee e insieme utile, non chiudendosi in rivendicazioni massime ma lontane nel tempo se non proprio improbabili.

 

Lo strumento che non richiede autorizzazioni della Commissione UE è  quello della Zona Franca Urbana (ZFU) che permette l’agevolazione fiscale, anche al fun­zionamento e non solo all’investimento, nel limite della regola de minimis, cioè di un beneficio per l’impresa non superiore a 200mila euro nell’ arco del triennio. Le ZFU, ben note in Europa, proposte dal se­condo Governo Prodi e cancel­late da Berlusconi, sono di nor­ma limitate a un quartiere o a una Città. Nel caso Sulcis è stata introdotta, con legge e previo accordo con il Governo, una sperimentazione territoriale, UE compatibile. La praticabilità è stata inoltre assicurata, dall’ aver posto il costo per minori entrate dello Stato, a carico dei

fondi del Piano Sulcis, rinunciando ad altri possibili progetti.

Lo strumento è robusto. Per le piccole imprese, esistenti o nuove, determina la compensazione anche integrale di Irpef o Ires, Irap, Imu-stato e di una quota degli oneri sociali. Insomma per queste imprese è una vera e propria zona franca fiscale alla produzione. Lo strumento è utile anche per fare, entro certi limiti, politica per lo sviluppo. La durata temporale di applicazione (14 anni di cui cinque a beneficio pieno e poi a decrescere) è adeguata per pro­grammare obiettivi; la possibilità di introdurre riserve sui fondi disponibili a favore di nuove imprese o di determi­nati settori o di determinate aree (es. le zone per imprese) consente di fare scelte funzionali agli obiettivi.

Gli Enti locali, la Regione e il Governo, definiti strumen­to e copertura finanziaria, devono ora fare scelte coerenti con gli obiettivi del Piano Sulcis, basato su innovazione nell’industria e diversificazione nei settori in ritardo di svi­luppo. La sfida per il Sulcis è il cambio di passo e non solo, sfida per la verità, attuale in tante parti della Sardegna.

Penso infine che lo strumento delle ZFU debba essere rivalutato alla scala regionale e che dovrebbero essere spe­rimentati sul serio i cosiddetti punti franchi doganali (di li­mitata portata ma buoni per lavorazioni estero su estero) il cui decreto istitutivo risale al Governo D’Alema: un’era politica e trascorsa. Forse selve più impegno per usare ciò che già abbiamo.

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