Amigos istimados,

Cagliari, 11 gennaio 2011

Amigos istimados,

la mail che ciascuno riceve nel proprio computer, per offrire informazione e senso a quanto andiamo pubblicando sul sito www.fondazionesardinia.eu , è indirizzata a lui, ma l’attacco (‘amigos istimados’) è collettivo, dato che l’identico messaggio viene inviato a centinaia di altre persone. Si tratta, certo, di un fatto tecnico, ma è, volutamente, anche molto di più. Noi, il gruppo di amici della Fondazione Sardinia, intendiamo coinvolgere il maggior numero di componenti il nostro popolo negli urgenti compiti del presente spiegandoci, l’un l’altro e insieme, le ragioni di tante sconfitte e per riuscire, infine,  a compiere scelte capaci di determinare il  nostro destino.

Nel procedere delle riflessioni dei nostri uomini migliori costatiamo che gli elementi autocritici e critici nei confronti dei Sardi sono spesso spietati. Vogliamo vederci più nel profondo e abbiamo ripreso il brano di Salvatore Satta, sullo ‘spirito religioso dei sardi’, pubblicato nella rivista di Calamandrei, Il Ponte, nel 1951, all’inizio del non facile percorso dell’autonomia. Perché ricorrere, già allora, all’interpretazione religiosa quando si pensava di ricostruire una Sardegna più prospera e serena ‘(felice’, è un po’ troppo..)? Perché, stretti tra la cattedrale e il tribunale di Nuoro, rimane solo la disperazione? E la speranza, portata nel mondo dal cristianesimo, che fine ha fatto?

Dopo la pausa di due giorni del nostro sito, dovuto a problemi tecnici, questa settimana gli interventi dei protagonisti dell’oggi saranno prevalenti, a confermare la passione per il tema: chi siamo, perché siamo così?

Continuiamo a ricevere commenti molto interessanti, che propongono illuminanti scenari sul passato e sul futuro passando per il presente. All’articolo di  Benedetto Sechi si sono aggiunti  interventi problematici di due docenti, Mario Cubeddu e Maurizio Congiu.

Riprendiamo anche  il tema iniziale con lo studio di Sergio Lodde sul rapporto tra l’invidia e il sottosviluppo economico  e, intanto, iniziamo a guardarci intorno per cogliere gli elementi positivi attraverso i quali migliorarci. Possibile che, tra tutti i popoli che esistono al mondo, solo a noi venga negata una positiva via d’uscita? Correggere i nostri limiti, tenerli perlomeno sotto controllo  e lavorare a partire dalle nostre risorse – individuali e collettive, economiche e culturali, politiche e morali – rappresenta in fondo un approccio normale alla vita collettiva.

Noterete anche che, qualche volta, usciamo dal seminato, ma è proprio l’attualità che vi ci costringe. Buona lettura

Salude a totus      da         Salvatore Cubeddu e dalla Fondazione Sardinia

 

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