William Henry Smith, SKETCH OF THE PRESENT STATE OF THE ISLAND OF SARDINIA, a cura di Maria Michela Deriu

Proseguendo nella rubrica IL LIBRO RITROVATO, 7 …  da M. M. D. Il libro pubblicato a Londra nel 1828: una delle prime relazioni di viaggiatori stranieri in Sardegna. Un capitano navale inglese.

 

 

Capitan WILLIAM HENRY SMITH.

 

Al Visconte Melville, Baron Dunira,K.T.,

La  gentile condiscendenza con la quale  Vostra Signoria si è compiaciuta di approvare il mio tentativo di descrivere l’isola di Sicilia, mi incoraggia l’ulteriore onore di sottoporre  lo schizzo di un paese molto diverso, adiacente alla stessa Sicilia. Questo è un piccolo segno di gratitudine e di rispetto, per il continuo patrocinio con cui son stato favorito da Vostra Signoria.

La natura dei doveri pubblici di cui mi occupavo mi offriva più del solito di familiarizzare con i vari argomenti che mi sono impegnato a descrivere nelle ripetute visite, dopo aver esternato l’entusiasmo della novità, permettetemi di presentare fedelmente a Vostra Signoria un popolo sconosciuto.

 

Inizia con questo omaggio al Visconte Melville il libro di William Henry Smith”Sketch of the present state of the Island of Sardinia” pubblicato a Londra nel 1828.

 

Il libro, ricco di informazioni veritiere, nella prefazione  del volume “ Viaggiatori dell’ottocento in  Sardegna”a cura di Alberto Boscolo , così presenta  l’opera di Smith:

“ … l’ autore, parla dell’impressione profonda che la Sardegna ha lasciato, e che lo ha spinto a scrivere; ma dalla lettura delle sue pagine, accanto al desiderio di mettere in risalto l’isola poco conosciuta, si nota la volontà di dare al suo governo un rendiconto della situazione sarda. Privo di qualità letterarie, il libro, molto obiettivo, si divide in quattro parti dedicate alla storia politica, ai prodotti, alle risorse, agli abitanti, alle coste.”

 

Dissento dal Boscolo sul fatto che sia privo di qualità letterarie.

Non essendo un romanzo o una cronaca romanzata come quella della Devey, l’autore si attiene ai fatti e, come afferma lo stesso Boscolo, a volte sono dei quadri interessanti,  molto vivaci sugli usi e costumi.

I quattro capitoli in cui è diviso il libro sono:

1) Storia politica della Sardegna,

2) Produzione e risorse in Sardegna,

3) Degli abitanti della Sardegna,

4) Delle coste della Sardegna.

 

Molto interessante è il capitolo dedicato alla Storia della nostra Isola che non tralascia nulla del nostro passato.

Fa sfoggio di studi classici descrivendo il periodo romano quando la Sardegna era considerata il granaio di Roma.

E’ affascinato dai nuraghi, che così descrive:

“ A epoche oscure, sono incline a pensare, si riferiscano resti molto singolari dispersi su tutta la Sardegna, per un numero di qualche centinaia.Sono chiamati Nuraghi , che può derivare da Norax, nome iberico o dal greco nuova roccia.Somigliano all’esterno alle Pettisch Towers che si trovano in Scozia ma solo da lontano.”

Dai romani, ai bizantini, ai vandali ai pisani e genovesi, fino ad arrivare ai Savoia, Smith non tralascia nulla delle dominazioni passate, ma la sua ammirazione va a Eleonora d’Arborea, della quale racconta fortune e sfortune e, in questa vita travagliata la Giudicessa, come dice lo stesso Smith, trovò il tempo di stendere un codice di leggi chiamata “Carta de Logu.”

“ La Carta De Logu fu promulgata nel 1395, e nonostante i toni cupi di quei tempi barbari, è stato trovato così pieno di equità e discrezione e così ammirevole, adattato alle abitudini e all’opinione dei sardi, da essere applicata in tutta l’isola; e di rimanere, con  qualche mitigazione, in vigore fino ai giorni nostri come il Grande Codice della sua terra.”

Sono elencate anche le molteplici cerimonie religiose con dovizia di particolari. Non dimentichiamoci che i sudditi di Sua Maestà Britannica oltre a essere inglesi sono protestanti.

La Devey rimase sconvolta dalla cerimonia di una ragazza che prendeva i voti come suora di clausura.

Smith oltre a descrivere perfettamente la festa di Sant’Efisio, certamente più come fatto  folkloristico che religioso, rimase colpito da un fatto singolare: nella scoscesa via San Michele, a Cagliari, si correva una strana corsa: tre o quattro cavallerizzi correvano insieme con la mano sopra la spalla del compagno.

Rimase allibito dalla nota destrezza dei cavallerizzi sardi.

L’importanza dell’opera dello Smith è di aver stilato la prima monografia in lingua inglese che, come abbiamo detto,  fu stampato a Londra nel 1828 e, sebbene rispondesse a quel genere di informazioni e di curiosità che il pubblico inglese amava, passò inosservato, forse offuscato dall’opera del Della Marmora “Voyage en Sardaigne.”

Facendo un passo indietro, ricordiamo che le prime notizie in lingua inglese sulla nostra isola furono fornite  dall’agronomo Arthur Jung, che dedicò alla Sardegna una parte del suo lavoro sulla vegetazione della Francia e dell’Italia. Per questo, probabilmente, nella prefazione, lo Smith dice che se avesse dovuto parlare di natura il suo lavoro sarebbe stato inutile.

Per il resto, come è noto, la nostra isola non faceva notizia, né si presentava quale argomento di conversazione nei salotti blasonati d’Europa. La nostra Isola, esclusa del Grand Tour, era inesistente.

Forse non interessava a nessuno?

Non è esatto: già a partire del seicento, la Sardegna, ignorata  dai viaggiatori e dai turisti, non lo era altrettanto dai governanti. Gli inglesi, infatti, tenendo in dovuta considerazione la posizione  dell’isola al centro del Mediterraneo, avevano nel corso dei secoli costantemente vigilato su di essa. Il timore  di sbarchi inglesi lungo le coste sarde aveva preoccupato la Spagna già dal seicento, ma sarà solo nel settecento che l’Inghilterra tenterà di mettere uno zampino sulla nostra Isola. Fu proprio l’Inghilterra a tentare di favorire la cessione dell’isola  all’Arciduca d’Austria, suo alleato, facendo incrociare la sua flotta sui litorali sardi.

Nel 1708 l’Arciduca  riuscì di fatto  a entrare in possesso della Sardegna grazie alla complicità dell’Inghilterra che mandò rinforzi con la flotta comandata dall’Ammiraglio Leake,

Cagliari fu bombardata e la Sardegna per una manciata di anni fu Austriaca.

Nel 1708 gli austriaci occuparono militarmente la Sardegna, che nel 1713 divenne ufficialmente proprietà degli Asburgo. Ma cinque anni più tardi, col trattato di Londra, il Regno di Sardegna fu ceduta ai duchi di Savoia, Principi di Piemonte.

L’Inghilterra, come abbiamo visto, continuò a conservare intatto l’interesse per le sorti dell’isola.

Pur avendo diversità di vedute, gli autori citati in questa rubrica riflettono sulla povertà della Sardegna; per alcuni  era dovuta alla pigrizia dei suoi abitanti, ma da Nelson a Smith,molti sono certi che un buon governo avrebbe radicalmente trasformato socialmente e economicamente  le sorti dell’ isola.

 

 

 

 

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