Ce n’est qu’un debut, continuons le combat! … non siamo che all’inizio, continuiamo la lotta! …., di Salvatore Cubeddu

Pentzamentos de cabudanne, 2.

La manifestazione di giovedì 14 settembre scorso contro la servitù energetica è stato un successo se si considerano le forze dei proponenti: alcuni comitati spontanei di cittadini,  e qualche gruppetto ‘egemonizzato’ (si sarebbe detto una volta) indipendentista. Tra i promotori si distingueva la Confederazione Sindacale Sarda, il meritorio sindacato che da un decennio è costante protagonista nelle battaglie sociali sarde, soprattutto del capoluogo.

‘Moratoria’ è stata la richiesta al Consiglio Regionale, rappresentato dal solo presidente. Cioè la “sospensione della scadenza delle obbligazioni, disposta con provvedimento legislativo, in via eccezionale e con riferimento a eventi straordinari tali da turbare il normale svolgimento dei rapporti economici e sociali” (Dizionario della lingua italiana di Devoto-Oli).

L’invasione delle pale eoliche ancora non svetta sui  cieli sardi, i pilastri ancora non hanno perforato la terra né trovato l’appoggio nelle profondità marine. La gara dei miserabili (visto i modestissimi capitali intestati alle società) alla conquista dell’oro pubblico in Sardegna a motivazione ambientale è nella carta, e ha profittato di tutto per utilizzare questi mesi e porre l’opinion pubblica di fronte al fatto compiuto.

Tra gli altri la decisione della Giunta di autorizzare il cavo verso la Sicilia e gli espropri per pubblica utilità dei terreni del Monte Linas da parte dell’Assessores-sa Pili. “Il modo ancor ci offende …”.  La politica sarda non intende fare i conti con il suo popolo ed, approfittando del ‘sonno feriale’, ci pone tutti di fronte al fatto compiuto?

La manifestazione cagliaritana del 14 settembre – ‘sa festa de Sant’Arughi’, per secoli data di inizio dei contratti agrari – segnala l’esigenza della risposta che ancora non arriva dalla politica sarda. Se non possiamo fidarci delle nostre istituzioni, di chi allora?

Ancora: chiedere una moratoria per avere tempo e riorganizzarci è già un segnale di debolezza, che i nostri avversari – esterni ed interni alla Sardegna, debitamente collegati  da evidenti interessi – non vorranno consentirci. E allora?

Ci vorrebbe un’assemblea generale delle istituzioni,delle associazioni e dei comitati di base che sviluppino il percorso necessario a rendere utile la ‘moratoria’, richiesta e non ottenuta: 1) come si affronta il tema energia in Sardegna (aria, sole, acqua) per le necessità della sua popolazione (PROGETTO ENERGETICO  DEI SARDI); 2) quanta energia  NOI produrremo per l’esterno, a quali costi e con quali convenienze PER NOI; 3) dove, come … il territorio verrà interessato da scelte che dovessero rivelarsi  impattanti sull’ambiente, sull’economia e sulla nostra società.

Ce n’est qu’un debut, continuons le combat! … non siamo che all’inizio, continuiamo la lotta!

 

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