Una chiacchierata con William Henry Smith, nei primi decenni dell’Ottocento, di Maria Michela Deriu

Proseguendo nella rubrica IL LIBRO RITROVATO, 6 …  da M. M. D. Intervista immaginaria, ma veritiera, con l’autore, capitano e poi ammiraglio della marina inglese,  di Sketch of the present state of  the island of Sardinia, uno dei primi saggi dei visitatori stranieri della Sardegna.

 

L’intervista, come genere letterario, nasce negli Stati Uniti intorno agli anni ‘30 dell’Ottocento. Sicuramente l’autore del libro di cui oggi parleremo non lo poteva conoscere.

Stiamo parlando di William Henry Smith, l’autore della carta nautica che fu preziosa anche allo stesso Nelson.

Smith, nel suo Sketch of the present state of  the island of Sardinia, contribuisce a diffondere la conoscenza della Sardegna.

 

Il libro fu pubblicato a Londra nel 1828 e leggendo la prefazione ci si trova davanti ad una autentica auto intervista. Nella lunga presentazione l’autore si fa poche domande ma si dà molte risposte ( Marzullo docet).

A noi le domande è venuto spontaneo farle,  le risposte sono l’integrale contenuto della prefazione.

 

Ammiraglio Smith, domanda banale ma non troppo, avendo girato per i vostri impegni una vasta parte del mondo, perché avete scelto di dedicare  alla Sardegna un lavoro di ben 344 pagine ricche di approfondimenti?

 

Nel nostro tempo (ricordo ai lettori che siamo nel 1828 o giù di lì, ndr) le librerie abbondano di racconti di viaggio sia al solo scopo di raccontare i luoghi visitati o spesso  per definire meglio le carte geografiche. Sarebbe intelligente che io con tutta questa offerta possa con questo volume giustificare altro, oltre a quello che si conosce, sull’Isola di Sardegna?

Gli studi classici  ci ricollegheranno subito alle notizie  di questa isola, che arriva a noi dalle testimonianze degli antichi, ma queste sono molto brevi e generalmente si occupano di natura. Ci è parso invece importante parlarne per ampliare la nostra conoscenza e descrivere questa regione così trascurata.

 

Ammiraglio, durante le guerre napoleoniche avete più volte visitato la nostra isola. In Sketch of Sardinia suddividete il libro in 4 capitoli, la storia , la politica , gli abitanti… cosa l’ha

colpita di più?

Nelle visite che feci in Sardegna nella scorsa guerra mi sono convinto che pochi luoghi hanno resistito all’avanzare del progresso e hanno conservato il loro primitivo carattere in modo così ampio.

Così, avendo l’onore di essere impiegato al servizio del Lord Commissario dell’Ammiragliato negli anni 1823 e 1824 per il sondaggio delle sue coste, decisi di aggiungere le mie note alle altre precedenti, ampliando così le mie conoscenze e le mie risorse  compatibilmente al tempo che mi permettevano i miei doveri militari.

 

Da dove attingeste il  materiale, oltre alla vostra personale conoscenza?

Al fine di supplire le lacune che per me erano così evidenti, cercando negli annali della Sardegna non ho trovato alcuno scritto in lingua inglese che si soffermasse sulla storia dell’isola e ciò è molto importante: i laboriosi autori della Storia Universale hanno commesso questa omissione.

Influenzato dalle circostanze  ho redatto un compendio dei principali limiti  che ha stroncato il suo destino politico.

Premetto che il mio intento è quello di collegare fatti sparsi e non trovo affatto necessario che si citino i miei autori.

Tra questi ho tratto ispirazione e aderito a quegli scrittori che nella mia logica meritavano la più giusta fiducia.

 

Ammiraglio, quindi non ha avuto scambi con altri autori?

Avevo proceduto così nella mia impresa quando feci conoscenza del Cavalier La Marmora, il quale per molti anni si è occupato del mio stesso soggetto.

Liberamente egli sottopose le sue carte alla mia attenzione e fui molto soddisfatto di questo. Se la mia attenzione fosse stata diretta unicamente alla storia naturale dell’Isola non ci sarebbe stata alcuna ragione per me di continuare la ricerca.

Il primo volume di questo gentiluomo fu pubblicato  a Parigi nel 1826 e per la sua chiarezza e erudizione offre una prova gratificante per le informazioni che possiamo aspettarci dai suoi lavori futuri.

 

 

 

La nostra isola non è particolarmente apprezzata dalle cronache del tempo. Ricordate altri autori che nel bene e nel male si occuparono della Sardegna in quegli anni ?

A causa di una singolare coincidenza, due altri lavori su questo soggetto trascurato hanno fatto la loro comparsa nello stesso tempo del La Marmora, uno di questi, del Mannu è, io penso, una dettagliata storia dell’isola, ma non fui capace di procurarmene una copia.

Non so dire quale sia il suo valore.

Il secondo resoconto è di Monsieur Mimaut che risiedette a Cagliari per qualche mese nel ruolo di Console Francese, e io sono sufficientemente informato che i suoi viaggi nell’isola siano stati limitati. Per certo ha visitato Quartu Elena che dista 4 miglia dalla capitale.

Nell’esaminare i due pesanti tomi, ho trovato che consistono in compilazioni di autori precedenti, intervallati da errori grossolani e assurdità.

Molto della prospettiva del Mimaut si rivolge agli affari della Sardegna.

Sembrerebbe dall’Azuni, un avvocato non residente a Cagliari,  che lui abbia pubblicato parecchi lavori falsi.

Padre G. Napoli confuta diffusamente questi scritti, e non solamente lo accusa di aver pubblicato molte falsità e esagerazioni, ma è inaccettabile per un nativo di Sardegna che si scriva senza la minima ricerca e non avendo visto nulla del regno, eccetto il piccolo spazio tra Porto Torres e Sassari in tutto 9 miglia.

Confido che si capisca perché cose come queste, e l’imperfetto stato delle nostre  informazioni sulla Sardegna, abbiano fatto si che non mi sia inutilmente intromesso nella pubblicazione.

Se il paese fosse stato precedentemente descritto con fedeltà e comprensione, le mie osservazioni avrebbero occupato un ambito più ristretto, ma questa isola deve essere molto poco conosciuta.

 

Ho corso il rischio di essere ritenuto prolisso piuttosto che troppo conciso nel mio racconto.

Per chi è curioso di guardare nei vecchi costumi e superstizioni è evidente che questi siano ancora numerosi in Sardegna come lo erano un tempo prevalentemente in Inghilterra e in tutti i paesi dove predomina la religione cattolica romana.

Un tuffo nel passato quindi, una miniera per chi sottopone la sua indagine ad antiche pratiche e credenze che vivono ancora e di cui è bene trovare la radice.

Mi sono sforzato di esporre tutta la brutta reputazione e l’orribile stato della società che considera permesso l’assassinio. Non sono senza speranza, quando il sentimento degli stranieri sarà conosciuto, i sardi potrebbero essere indotti ad abbandonare tale barbara ferocia per migliori principi sociali.

Poiché, qualunque cosa io abbia affermato, ha avuto la testimonianza dei miei simili nella cui integrità io posso confidare;  ho il vantaggio della mia personale osservazione e, poiché sono stato così scrupolosamente rigido nella ricerca della verità, ora supplico la fiducia e il candore del mio lettore.

 

 

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