BYRON, il ‘principe’ tra i viaggiatori … anche in Sardegna, di Maria Michela Deriu

Proseguendo nella rubrica  IL LIBRO RITROVATO, 5 …  da M. M. D.

Tra i più famosi viaggiatori del Grand Tour  abbiamo il piacere di incontrare il trasgressivo poeta Lord George Gordon Byron che i primi di luglio del 1809, intraprende il Viaggio per mare imbarcandosi a Falmouth in Inghilterra con alcuni amici tra i quali John Galt e John Camden Hobhouse che divenne in seguito Lord Broughton, amico intimo di Byron e inseparabile compagno di viaggio.

L’itinerario del Grand Tour del Mediterraneo comprendeva come meta: il Portogallo, la Spagna, Gibilterra, Malta,l’Albania, la Turchia…..

Tra le tappe inconsuete c’era anche la Sardegna. Il motivo come vedremo fu oggetto di fantasiose supposizioni, sta di fatto che Byron in Sardegna si fermò certamente come testimoniano i suoi autorevoli amici.

Riferisce Galt a proposito della navigazione:

“La traversata verso la Sardegna è lenta a causa della bonaccia ma per certi aspetti piacevole. Verso il terzo giorno Byron si  scosse dal suo stato d’animo come se lo sentisse fuori luogo divenne giocoso e disposto ad ammazzare la noia del tedioso viaggio.

Tra gli espedienti si ricorse al tiro alle bottiglie, la pistola la fornì Byron che fu un tiratore  buono ma non eccellente.”

Un forte vento, probabilmente il nostro proverbiale maestrale, impedì che il bastimento attraccasse il giorno stesso nel porto .

Sbarcarono il giorno dopo, Byron e il capitano con i cavalli forniti da un commerciante inglese si addentrarono nella campagna, mentre Galt e Hobhouse si misero a girovagare per la città..

Lasciarono i propri biglietti da  visita per il console e l’ambasciatore Mr Hill che li invitò a cena.

Durante il soggiorno a Cagliari Byron si rivelò un compagno allegro, pieno di storie strane e divertenti che raccontava con grande vivacità. Non si fa fatica a crederlo se si pensa che qualche anno più tardi nella sua villa a Ginevra il cenacolo composto da Byron e altri illustri scrittori diede alla luce il Frankenstain di Mary Shelli e il Vampiro di Jhon Polidori. Non doveva essere noiosa la conversazione con Byron..

Galt così conclude il resoconto del viaggio.

“ricorderò sempre Cagliari con particolare piacere perché avevo con me le persone più importanti della mia vita una di queste Byron.”

Mentre Byron va per la campagna non trovandovi peraltro nulla di interessante se non tre teste  infilzate, il 16 Agosto Lord Broughthon si reca alla cappella reale.

“ Io e Mr Galt siamo andati alla cappella Reale dove vi era la famiglia reale Carlo Emanuele I con la Regina e madama Beatrice. Il fratello del re(suo erede) e sua moglie; quest’ultimo è molto rassomigliante al Duca di York.

Per molto tempo si credette che fosse falso il fatto che Byron sostò a Cagliari e ne visitò anche i dintorni.

L’equivoco nacque dal fatto che a Parigi nel 1825 e a Londra nel 1824 fu stampato da un anonimo l’opera”Narrative of Lord Byron’s Voyage to Corsica and Sardinia during the summer and Autumn of the Year 1821.”

Il poeta era appena scomparso e non poteva negare per cui qualcuno che voleva lucrare sulla sua fama  immaginò una storia in puro stile byroniano.

Secondo il narratore il viaggio  sarebbe stato organizzato sullo yocht Mazzeppa comandato  dal capitano di vascello inglese Benson battente bandiera veneziana e prese il largo da Venezia nel giugno 1821.

Peccato che il quell’anno Byron si trovasse tra Ravenna e Pisa.

Nel fantomatico yocht si sarebbe trovato anche il poeta Shelley.

Secondo l’autore Byron non vedeva l’ora di compiere quel viaggio in quanto il poeta aveva una missione da compiere. Sempre secondo l’anonimo la missione consisteva nel far riacquistare il titolo e la proprietà terriera al figlio di una nobile signora e di un conte  sardo amico del poeta, entrambi deceduti. Il ragazzo sarebbe stato allevato da un contadino e poi portato nella penisola.

Secondo l’inverosimile racconto dopo lunghe e travagliate imprese e soprattutto dopo aver superato la corruzione dei giudici sardi il poeta sarebbe riuscito nel suo intento.

Il falso fu subito scoperto con grande gaudio dei cronisti del “Giornale di Cagliari” estremamente offesi per gli insulti verso la giustizia cagliaritana.

Byron di proposito non volle scrivere le impressioni di questo suo viaggio lasciando completamente la scena all’amico Hobhouse.

Le testimonianze della permanenza del poeta in Sardegna le abbiamo attraverso le  lettere del poeta.

Una missiva riguarda proprio la volontà di delegare la cronaca del viaggio all’amico Hobhouse con lettera del 10 luglio 1809 indirizzata a Mr Hogson:

“Eccoci in Portogallo dopo aver veduto quanto vi era di straordinario sulla costa: palazzi, conventi…. E dei quali avrete ampie descrizioni nel Viaggio che pubblicherà il mio amico Hobhouse ed al quale nulla intendo usurpare con preventiva descrizione.”

Nella lettera alla madre da Malta del 15 settembre 1809 scrive:

“Ho fatto scalo a Cagliari in Sardegna, ed a Girgenti in Sicilia, Malta  e da qui sono passato in Turchia, dove sto ancora vagabondando…”

Seguono lettere agli amici:

All’amico Henry Drury:

“Quando ho lasciato l’inghilterra quasi un anno fa, tu mi dicesti di scriverti e voglio farlo. Ho attraversato il Portogallo, il sud della Spagna, ho visitato la Sardegna, la Sicilia, Malta e da qui sono passato in Turchia…..”

All’amico Edward Ellice il 4 luglio 1810 da Costantinopoli:

“ Siamo stati in Portogallo, in Spagna, in Sardegna, a Malta, Albania e da qui sono passato in Turchia.”

Il fatto che Byron sia stato in Sardegna è testimoniato da se stesso.

Per quanto riguarda la motivazione del suo viaggio la fantasiosa storia dell’eredità perduta da parte del giovane figlio di amici è stata anch’essa oggetto di studio.

Nel 2018 Aldo Accardo e Diego Saglia pubblicano “Le isole di Fantasia”’ un viaggio immaginario di Lord Byron tra Corsica e Sardegna.

Per la prima volta tradotto in italiano abbiamo il piacere di leggere la storia fittizia che tanto fece risentire i sardi sulla presunta corruzione dei nostri tribunali.

A mio modestissimo avviso non serve un semiologo per  attribuire l’opera a qualche poco scaltro autore.

Nella prefazione si tenta di salvare l’opera attribuendole modi narrativ diversi tipici del tempo: il racconto di viaggio, il resoconto paesaggistico, il romanzo sentimentale, il romanzo gotico.

Da semplice lettrice l’opera appare non una fusione ma una accozzaglia di diversi stili che una mente colta e sofisticata come Byron non avrebbe mai potuto concepire.

Ora, nelle righe che precedono abbiamo riferito quanto riguarda personalmente Lord Byron.

Le notizia e le impressioni degli illustri viaggiatori le citiamo succintamente da  Hobhouse, così come voluto dallo stesso Byron, e sono tratte dalle note pubblicate  sotto il nome di Lord Broughton col titolo” Recolletion of a long life” a cura della figlia Lady Dorchester.

In sintesi le riflessioni del famoso politico e grande viaggiatore sono queste:

Le strade di Cagliari sono strette e abbastanza pulite ( strette ancora, pulite almeno allora).

La gente agiata veste con abiti di corte.

Le classi inferiori vestono con abiti di pelle e nel giubbotto, in genere è infilato un coltello.

La gente delle campagne indossa una pelle di capra nera e pelosa.

L’intero paese è in uno stato incivile.

L’esercito è in uno stato deplorevole; un numero di ufficiali che sarebbe sufficiente per 30.000 uomini, comanda solo su 4.000 soldati semplici.

Il danaro è scarso e le derrate sono a buon prezzo; il manzo 2 penny alla libbra e uno staio d’uva per un dollaro. Il pane che è buono in misura superlativa ha un terzo del prezzo che ha in Inghilterra.

Insomma pare che a Byron, Galt e Hobhouse  piacesse  solo il nostro pane.

Non mi pare che  la Sardegna abbia suscitato grandi emozioni sul poeta romantico, anche se secondo  il Giornale di Cagliari pare che Byron avesse in animo di ambientare a Cagliari un dramma o un romanzo.

 

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