Il libro ritrovato, di Maria Michela Deriu

Il titolo introduce la rubrica del pezzo, questo che è il primo, e ci accompagnerà nelle settimane che seguono, solitamente il giovedì. Questa rubrica è dedicata agli smemorati, ai distratti e a tutti coloro che per un motivo o per un altro cercano sulla scia della memoria  un libro perduto. L’Autrice, Maria Michela Deriu (nella foto), l’ha ritrovato per noi ed al nostro posto.

 

Questa rubrica è dedicata agli smemorati, ai distratti a tutti coloro che per un motivo o per un altro cercano sulla scia della memoria  un libro perduto.

Se la memoria non  dà pace comincia la ricerca.

Fare ricerca , in qualsiasi campo, è come intraprendere un viaggio dentro una miniera in cerca dell’oro.

A volte la memoria gioca brutti scherzi, la falda è sterile e  non si approda a nulla. Se si è fortunati si trova l’oro o, involontariamente, si scoprono altri metalli preziosi, spesso ignorati, ma molto utili alla conoscenza.

 

Il ricordo è fatto di casualità, per questo sulla scia della memoria ho cercato una interessante lettura del tempo passato di cui avevo  un vago ricordo: la raccolto da Miryam Cabiddu sugli epistolari degli Ufficiali Inglesi che, a cavallo tra il ‘700 e l’800, hanno visitato la Sardegna.

Ho trovato l’oro e altri metalli preziosi di cui ignoravo l’esistenza.

La riscoperta della raccolta di note e diari di bordo è stata molto ricca  per le notizie, la prospettiva e l’autorevolezza dei personaggi, che tra note di bordo e epistole private hanno dato la loro testimonianza

Tanti furono gli Ufficiali inviati in missioni pacifiche per scrutare la nostra isola. Le testimonianze ufficiali sono tutt’ora coperte da gran riserbo, ma, dalle fonti ufficiose come gli epistolari privati,  possiamo ricostruire le impressioni personali che ebbero uomini di guerra e di mare lontani da noi per distanza geografica, usi e cultura.

Il fatto che le navi Britanniche scorrazzassero indisturbate nel Mediterraneo non deve stupire. Nel luglio del 1792 il re di Sardegna aderiva alla coalizione che si andava formandosi in Europa contro la Francia . Il 25 aprile 1793, nel trattato Anglo-Sardo, il Re Sabaudo si impegnava a tenere un’armata di 50.000 uomini durante la guerra, mentre l’Inghilterra si impegnava a tenere una flotta nel Mediterraneo e a versare una somma di 200.000 sterline al regno sardo.

Mentre in tempi non sospetti le visite degli Ufficiali della Royal Navy e della Royal Marines  erano   giustificate ufficialmente da ricerche topografiche,  uno dei più illustri visitatori della nostra isola

Horatio Nelson aveva palesemente intenti diversi.

Horatio Nelson, nel 16 maggio del 1803, reduce delle vittorie sul Nilo e di Copenaghen, venne nominato Comandante in Capo del Mediterraneo con la speranza di sconfiggere la flotta francese  asserragliata a Tolone.

Dalla Maddalena in cui rimase con la sua flotta, a fasi alterne, dal 1803 al 1805, invia alla corte Britannica  un susseguirsi di missive con lo scopo di convincere Sua Maestà ad acquisire la Sardegna.

Nelson, il 22 dicembre del 1903, appena giunto alla Maddalena, scrive così al Ministro della guerra Lord Hobart  e , contestualmente, al Ministro plenipotenziario presso la corte di Torino: ( ndr., il testo originale è stato liberamente tradotto )

“Buone notizie,

se potessimo possedere un isola sceglierei la Sardegna: è la migliore isola del Mediterraneo.

Possiede porti naturali e la capacità di ospitare le nostre navi. Si trova al centro del Mediterraneo e dista solo 24 ore di viaggio da Tolone (dove, non dimentichiamo, era asserragliata la flotta francese).

Nelson, nel perorare la sua scelta, indica le motivazioni, come quella di non prendere in considerazione la Sicilia perché “La nostra flotta non può passare verso est tra la Sicilia e le coste Barbare. non può passare per la secca del Faro di Messina. Tutti i bei porti siciliani sono situati a oriente dell’isola, di conseguenza non si vede altro che il faro di Messina.”

Il grande cruccio di Nelson è che la Sardegna cada in mano ai francesi.

Pericolo fondato in quanto, già nel 1793, la flotta della Repubblica francese dove prestava servizio il giovane luogotenente Napoleone Bonaparte, attaccò La Maddalena che fu valorosamente difesa dai maddalenini con a capo Domenico Millelire, Ufficiale della Regia Marina Sarda.

Tra Nelson e Millelire ci fu sicuramente una grande intesa, sono controverse invece le opinioni nei rapporti tra i maddalenini e l’equipaggio inglese. Chi parla di rapporti idilliaci probabilmente tende a tramandare un’ idea romantica e poco fondata.

L’arcipelago a nord della Sardegna contava all’epoca circa 1600 abitanti, la flotta inglese al completo contava  da 16 alle 18 navi, che ospitavano dai 3 ai 4 mila uomini.

Fu certamente un periodo florido per gli abitanti dell’arcipelago, ma non mancarono incidenti tra inglesi e gli abitanti del luogo. Le risse vennero attribuiti all’abuso di alcool da parte  dei marinai inglesi, ma, per dirla tutta, non mi pare che i sardi abbiano fama d’essere astemi.

A parte le divagazioni sui rapporti personali, Nelson  è sempre più preoccupato che i francesi acquisiscano la Sardegna e nel carteggio con Lord Habart continua la sua opera di persuasione:

“La Sardegna vale 100 volte Malta e ha il miglior porto da guerra di tutta Europa. Conosco molto della Sardegna e sono convinto che abbia un inestimabile valore per posizione, porto navale e risorse di ogni genere.”

Nelson è molto preoccupato della visita a Cagliari di Luciano Bonaparte e allerta

Lord Hobart e il ministro plenipotenziario della corte di Torino Mr Jackson: “La tempesta sta arrivando, e non c’è il minimo dubbio che la Sardegna sia il primo soggetto della sua violenza.

Mi hanno riferito che la visita di Luciano Bonaparte aveva il compito di eseguire uno scambio amichevole della Sardegna con Parma e Piacenza. Questo non deve succedere, o la Sicilia, Malta e l’ Egitto saranno perse, presto o tardi. Cosa si può fare prima che questo avvenga? Da Marsiglia e Nizza ci sono non meno di 30.000 uomini pronti ad imbarcarsi.”

Nelson non è un romantico sprovveduto, per essere un uomo di mare ha i piedi ben piantati a terra,  riconosce che la Sardegna non ha nessuna industria, è arretrata oltre ogni comprensione, ma abbonda di mucche e pecore, di vino e di olio. Non esiste l’industria manifatturiera.”

L’Ammiraglio insiste sul fatto che nelle mani di uno stato liberale – ovviamente l’Inghilterra – l’isola ne avrebbe  un enorme beneficio economico.

Chi conosce Malta si rende perfettamente conto che per noi sardi sarebbe stata un’occasione d’oro.

Da uomo pratico quale era ipotizzò un prezzo d’acquisto al re Sabaudo:

“Io penso che i ricavi,dopo aver pagato le spese dell’isola, fruttano al re 5.000 sterline all’anno,

Se è così, gli darei 500.000 sterline per cederla, chi li darebbe avrebbe 25.000 sterline per sempre.

Cosa risposero i destinatari di questo interessantissimo carteggio? Presto lo sapremo tramite questo sito, non prima di aver contestualizzato epoca, luoghi e personaggi che muovono la nostra storia.

 

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