Per dimenticare la sclerosi multipla coltivo zafferano, di Giovanni G. Scanu

È successo a Paolo Cortis (nella foto), 45enne di Villanovafranca che da quelle parti è conosciuto come Ivan.

La vita può presentare il conto quando meno te lo aspetti e la cosa migliore da fare è rimboccarsi le maniche e andare avanti, affrontando un’altra sfida. È successo a Paolo Cortis, 45enne di Villanovafranca che da quelle parti è conosciuto come Ivan.

Fino al 2016 era in ottima salute. Poi la diagnosi di sclerosi multipla arrivata come una mazzata che, in principio, ha distrutto i suoi piani. Ma solo apparentemente: Ivan amava il suo vecchio lavoro e la passione l’ha fatto rinascere:

«Ero un “geometra da campagna” – come si definisce – eseguivo rilievi topografici ed ero un perito di agenti metereologici estremi, passavo le giornate sui campi coltivati di tutta la Sardegna, per far liquidare i danni».

Costretto a lasciare i panni da geometra si reinventa coltivatore di zafferano.

La malattia «Un fulmine a ciel sereno, lì per lì – racconta Ivan Cortis – avevo un bel lavoro ma all’improvviso sono stato costretto a cambiare, non riuscivo più a camminare normalmente».

Soffriva di dolori lancinanti, intensi e prolungati. Gli accertamenti clinici da parte del neurologo che hanno confermato tutto: sclerosi multipla. La malattia ha limitato la funzionalità della sua gamba destra costringendolo a utilizzare tutori e stampelle per deambulare e mantenere l’equilibrio: lavorare nel mezzo dei campi arati non era più possibile.

«Mi dovevo reinventare – continua – da hobbista, la mia passione era coltivare lo zafferano». Il nonno Luigino e il padre Enzo gli hanno trasmesso l’amore per la campagna, lo zio Claudio quella per lo zafferano:

«Zio Claudio, ora 95enne, qualche anno fa stava per abbandonare l’attività, quindi l’ho rilevata perché l’avevo conosciuta da quand’ero bambino, e mi piaceva».

Oggi Ivan Cortis coltiva oltre mezzo ettaro con migliaia di bulbi autoprodotti. Trovandosi nella situazione di doversi reinventare una professione, non più come hobbista, Ivan ha studiato l’argomento, trovando nel “Libro bianco sullo zafferano”, edito da Laore, la sua guida. Ha affinato le tecniche di selezione dei bulbi, coltivazione e di essicazione, impegnandosi con una voglia di fare fuori dal comune per un lavoro che lo ha riportato a ripercorrere le tradizioni del suo paese. Coltivare lo zafferano non è solo piantare bulbi e aspettare che fioriscano per ottenerne gli stimmi.

«È come se mi fossi messo a dirigere un’orchestra, i lavori pesanti vengono eseguiti da mio padre e da alcuni amici. Ho messo in campo il cervello e curo tutto, compresa l’essiccazione, che è fondamentale per la riuscita di un prodotto di qualità».

Sono le analisi organolettiche a cui vengono sottoposti i prodotti dop ad evidenziarne le qualità. Si considerano tre fattori: colore, sapore e odore. Nell’ultima analisi, addirittura il colore del suo oro rosso aveva un parametro di 282, ben sopra il minimo accettabile di 200 imposto dalla regolamentazione sulla qualità.

«Ricercando la qualità, riesco a tenere degli standard elevati», precisa il coltivatore. Il prodotto è di nicchia, apprezzato dagli esperti, tanto da riuscire nell’impresa di vincere ben tre premi negli ultimi due anni: nel 2021 il Sardegna Food Awards categoria zafferano DOP della Sardegna, bissato nel 2022 ed enfatizzato, questo febbraio, dalla conferma negli Italy Food Award di Milano. Riconoscimenti eccezionali per lo “Zafferano Cortis”, coltivato nel territorio di Villanovafranca, che ripagano la scelta di cambiare, la nuova vita di un uomo forte che ha saputo rialzarsi dopo una brusca caduta imposta dalla vita.

 

L’UNIONE SARDA, 10 marzo 2023

 

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    1 Comment to “Per dimenticare la sclerosi multipla coltivo zafferano, di Giovanni G. Scanu”

    1. By Mario Pudhu, 1 giugno 2023 @ 06:43

      Onore e glória e méngius vida a Ivan!
      E a totu is “Ivan”
      E a totu is sardos e no sardos!!!
      Ma unu male mannu de is Sardos est sa “sclerosi multipla” de sa cultura e de is cumportamentos “coltivaos” cun s’iscola e iscolas de sa dipendhéntzia: ignoràntzia de istória, fatos, benes, possibbilidades, cultura, cunditziones e chistiones nostas, ‘passione’ a… ‘orrodas’ irgónfias, farta de fide e fidúcia in noso etotu, apedhiaos ibertandho e pedindho pragheredhos de impromissas “interessate”, cun ‘guvernos’ RAS a pistare abba ibertandho ‘agiudos’ ‘grazie’ a is “tratores” o “locomotivas e locomotores” tricolores de totu is colores, preparatzione, pressione e passione a fuire emigraos fintzes cun làurea in buciaca, portàtile a codhu e smart in manu, po no mòrrere che in d-unu logu terremotau e alluvionau, cun pistadores de abba professionalizaos in ‘politica’.
      Sardos e Sardigna errica e bella ma chentza guvernu, comunale de chie ndhe bolet aprofitare lómpiu de fora in afàrios e política. E no de erisero, ma de séculos!
      E noso, si est meda, ma meda est s’isperàntzia” a depressione, ancora pregandho is “barones” a “moderare sa tirannia” comente is papagallos arrepitint cosa chi ant inténdhiu chentza ischire ite funt naendho.
      Is de bona volontade, che is disisperaos etotu, si depent arrangiare a solos. Bonu!
      Ma chentza guvernu seus sèmpere noso etotu “a pè in terra”.