LA PROMESSA PIU’ GRANDE, di Antonio Polito

Però, se ci guardiamo intorno, anche il nostro tempo è pieno di resurrezioni.

Perfino la saggezza popolare (Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi) mette in secondo piano la festa che si tiene ogni anno nella prima domenica dopo la prima luna piena  dell’equinozio di primavera. Eppure la Resurrezione dovrebbe essere al centro della religione. dei nostri padri: «Se Cristo non è risorto, vana è la nostra predicazione e la vostra fede», dicèva San Paolo. Francesco stesso se n’è più di recente preoccupato: «Ci sono tanti cristiani senza Resurrezione, cristiani senza il Cristo Risorto: accompagnano Gesù fino alla tomba, piangono, gli vogliono tanto bene, ma fino a lì».

Può spiegarsi così perché abbiamo preso a privilegiare il Natale, destinando la Pasqua a viaggi, gite e libagioni. Per molti la Resurrezione è la stravaganza di una · fede di cui’ accettano i precetti, la morale, i riti, i codici di condotta, ma della quale non prendono alla lettera la promessa più grande. ‘

Forse ai tempi di Gesù sarà stato più frequente veder rimettersi in piedi persone già date per morte. Quando la medicina  non esisteva, ogni guarigione era miracolosa. Oggi che le macchine possono tenerci in vita quasi ad libitum, il momento della morte è diventato anche più definitivo.,

Però, se ci guardiamo intorno, anche il nostro tempo è pieno di resurrezioni. Quanti di noi hanno visto un essere umano rinascere a nuova vita? Quanti hanno assistito commossi alla resurrezione morale e fisica di un giovane distrutto dalle droghe o dai disturbi alimentari? Quante volte abbiamo visto risorgere una famiglia annichilita  dal dolore? O una donna maltrattata e umiliata da un uomo? O un imprenditore schiacciato dai debiti, o una nazione martoriata da un esercito invasore?

Tutti questi non sono forse miracoli? Io dico di sì, e per la semplice ragione che tante volte non si verificano, e un popolo sì lascia conquistare e opprimere, o un ragazzo smette di credere alla vita, o un imprenditore si uccide. Le cronache dei giornali sono piene di queste storie. Ma ci sono anche le altre, le resurrezioni.

Credenti o non credenti che siamo, è questa la forza anche civile del messaggio cristiano. Sapete che la speranza è diventata una virtù solo dopo Cristo, e perciò si chiama «teologale», come la fede e la carità, le altre due grandi innovazioni introdotte dal cristianesimo. La fede stessa non è altro che «certezza delle cose promesse.

Ma il fatto è che tutti noi speriamo, anche se non crediamo. «Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa?», si chiedeva l’ateo : Cesare Pavese. «E allora perché attendiamo?». Il cristiano si dà questa risposta: «Chi ha fatto l’uomo l’ha fatto “promessa” .. : Strutturalmente la vita è promessa» ( don Giussani)

Forse la ragione per la quale il cristianesimo ha avuto il successo che ha avuto sta proprio nella capacità di dare una risposta al potente desiderio di speranza innato nell’uomo, unico essere cosciente del fatto llche la sua vita finirà, e perciò nostalgico dell’infinito. Per celebrare questa sovrumana volontà di risorgere, agnello al forno e pastiera ai grano non bastano.

7, il corriere della sera, 7 aprile 2023

 

 

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