Un’Isola a due velocità messa in luce dal report della Cna sarda

Oggi parte ufficialmente la ri-costruzione della Cagliari “pubblica” e, oltre alle decine di milioni di euro, ne sono stati annunciati nuovi 300. La settimana scorsa un piccolo comune ha dichiarato ufficialmente default. Il ministro incaricato è venuto a dirci che i nostri comuni rischiano di non arrivare in tempo a godere dei fondi europei. Gli uffici tecnici di centinaia di essi vengono abbandonati dagli addetti: una nuova tegola che si abbatte sullo spopolamento. Nuove ragioni per accentrare i finanziamenti dove è possibile, cioè laddove gli uffici hanno personale e professionalità: il serpente si morde la coda. Ma va già così da decenni, per i fondi europei e non solo. Non rischiamo solo il cagliaricentrismo, ma un’isola con il territorio destinato ai pali eolici ed un unico centro urbano?

 

Da un lato Cagliari, la seconda città più competitiva del Mezzogiorno (preceduta solo da Napoli), dall’altro le province di Nuoro, Oristano e Sud Sardegna, fanalino di coda in Italia, agli ultimi posti e con profili di competitività tra i peggiori di tutto il Paese.

Da un lato Cagliari, la seconda città più competitiva del Mezzogiorno (preceduta solo da Napoli), dall’altro le province di Nuoro, Oristano e Sud Sardegna, fanalino di coda in Italia, agli ultimi posti e con profili di competitività tra i peggiori di tutto il Paese.

Un preoccupante divario territoriale messo in luce nel report della Cna sarda come una delle cause che continuano a frenare lo sviluppo dell’Isola e sulla quale occorre intervenire per invertire il trend. «Se le risorse regionali, umane ed economiche, non hanno alternativa se non confluire verso Cagliari e il suo hinterland e tutte le scelte di politica economica rafforzano queste tendenze migliorando la competitività del capoluogo e accelerando quindi il declino delle aree interne e delle province meno accessibili, la Sardegna è condannata a una sorta di sviluppo diseguale e di impoverimento accelerato per le aree meno fortunate», è il “verdetto” di Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna.

D’altra parte, nonostante la nota positiva che caratterizza Cagliari (11ma per dotazione infrastrutturale e trasporto pubblico locale, prima nel sud per la propensione all’innovazione, 15ma provincia per vivacità imprenditoriale), il gap con i territori più competitivi del Centro-Nord e del resto d’Europa è enorme.

Vuol dire che sotto i profili della sostenibilità ambientale, economica, sociale e culturale si è ancora molto indietro. Essere al di sotto degli standard di competitività significa non essere all’altezza delle sfide future e restare sempre indietro, non riuscendo ad agganciare il treno dello sviluppo.

La classifica generale fa emergere immediatamente la dicotomia nord-sud che caratterizza il territorio nazionale: soltanto due province del Mezzogiorno compaiono nelle prime 50 posizioni della classifica, e una di queste è proprio Cagliari.

Il capoluogo regionale si posiziona al 34esimo posto, con la sola Napoli (al 26esima) in grado di fare meglio. Nuoro occupa il posto 101 (era ultima nella classifica precedente), Oristano 103, Sud Sardegna 104, mentre la provincia di Sassari è 74esima, piuttosto indietro rispetto alle province del centro-nord ma meglio del 75% delle province meridionali.

Soluzioni: «Se l’obiettivo della Sardegna è quello di sostenere l’economia di tutto il territorio, e di farlo puntando a uno sviluppo socioeconomico equilibrato e sostenibile in grado di porre un freno al processo di spopolamento e invecchiamento strutturale che rischia di condannare irrimediabilmente alcuni suoi territori, il fortissimo squilibrio che emerge dalle classifiche provinciali deve essere preso molto sul serio», avvertono Tomasi e Porcu, riferendosi a istituzioni ed enti locali “che hanno il compito di promuovere lo sviluppo locale e di invertire una tendenza che appare consolidata».

L’Unione Sarda, 3 marzo 2023

 

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