SE LA SARDEGNA SIA ALL’ORIGINE DELLO STATO ITALIANO. Continua la polemica …

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento dell’Associazione Mazziniana Italiana  in dissenso con il prof. Francesco Cesare Casula: se la Sardegna sia all’origine dello Stato italiano così come da questi (ri)scritto su L’Unione Sarda dell’11 marzo scorso.

 

Cari amici e care amiche,
vi trasmetto la lettera, sottoscritta da me e da Marinella Ferrai Cocco Ortu, e inviata all’Unione Sarda, che  il giornale ha ritenuto di non pubblicare.
Cordiali saluti.
Il Presidente della Sezione

di Cagliari ” Salvatore Ghirra “
Associazione Mazziniana Italiana
Antonello Mascia

——– Original Message ——–

Subject: testo per l’Unione
Date: Sun, 12 Mar 2023 17:21:18 +0100
From: antonellomascia47@tiscali.it
To: Lettere,

 

 

Il prof. Francesco Cesare Casula dovrebbe smetterla di propinarci la bufala (già smontata dagli storici delle istituzioni) che il Regno d’Italia sia la continuazione dell’antico di Regno di Sardegna e Corsica, il quale nacque – dal nulla per volontà di papa Bonifacio VIII -col titolo e il nome pretenzioso di Regno di Sardegna e Corsica: tale regno infatti cessò di esistere nel 1848 quando il Regio Biglietto 12 agosto 1848 n. 1778 stabilì che “dal 1° ottobre p.v. era abolita la carica di viceré, la segreteria di Stato e gli uffici che ne dipendono” e l’isola di Sardegna veniva ripartita in tre divisioni amministrativa Cagliari, Sassari e Nuoro”, quindi Cagliari, che era stata capitale dell’antico e cessato regno, diventò capoluogo di provincia, come è ancora oggi nonché capoluogo della odierna Regione autonoma della Sardegna, e questo dovrebbe soddisfarci della perdita del ruolo “di capitale”. Dimentica il prof. Casula che erano stati i sardi stessi a chiedere per il tramite degli Stamenti (antichi parlamenti sardi) nel 1847 “la fusione perfetta” con gli Stati di Terraferma per fare una sola famiglia sotto l’egida di casa Savoia – alla quale avevamo dato l’ambito titolo di re -, chiedendo l’estensione all’isola dello Statuto albertino, e tutto ciò che ne è conseguito, i sardi eletti nel parlamento subalpino etc.; con la fusione perfetta avvenne la sostituzione di una unione personale sotto la dinastia sabauda con una unione statale, denominata ” Regno di Sardegna “,  da non confondersi con quello cessato nel 1847, primo nucleo dell’unità italiana, realizzata con la nascita nel 1861 del Regno d’Italia, con capitale allora Torino, e poi Firenze e Roma. Su queste basi il deputato sardista Umberto Cao nel suo intervento parlamentare sulla fiducia al governo Mussolini definì la Sardegna ” regione italiana, anzi italianissima “, respingendo con sdegno le accuse di separatismo volte al suo partito. Marinella Ferrai                          Antonello Mascia

 

 

LA SARDEGNA, UNO STATO, di Francesco C. Casula

 

Uno Stato muore se viene conquistato e trasformato in semplice territorio provinciale (come lo fu, per esempio nel  1990 il Kuwait ad opera di Saddam Hussein), oppure per annessione spontanea o forzata (come lo fu, per esempio, nel 1938 l’Anscluss dell’Austria da parte di Hitler); e siccome lo Stato sardo non è stato mai né conquistato né annesso ad opera di potenze straniere, esso è ancora vivo e vitale sebbene abbia cambiato più volte il nome e due volte il titolo costituzionale.

E’ nato a Cagliari-Bonaria con tutti i crismi del trattato internazionale nel 1324. Nacque ( e conserva il documento nell’Archivio Generale di Barcellona) con il titolo e il nome pretenzioso di Regno di Sardegna e Corsica, sebbene comprendesse solo il Cagliaritano, la Gallura ed una parte del Sassarese (il resto era Regno di Arborea). Dopo essersi esteso a tutta l’isola con la Concordia di Segovia del 1475, gli fu semplificato il nome in Regno di Sardegna perché la Corsica non fu mai conquistata.

Questo fu il nome indicativo dello Stato fino a quando, alla fine delle delle guerre di conquista della penisola italiana, l’17 marzo 1861 fu mutato ex abrupto col nuovo nome di Regno d’Italia senza che in materia fosse apportata alcune delibera parlamentare o che fosse modificato da parte del re lo Statuto del Regno, pur essendo   – questo – una Costituzione ottriata (cioè: una legge fondamentale dello Stato elargita unilateralmente dal sovrano, e che, per questo, non aveva bisogno dei voti mai certi del Parlamento per essere emendata. In altre parole, il re non cambiò nome allo Stato né il Parlamento  deliberò il cambio del nome  allo Stato ma legiferò soltanto che: “Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi successori il titolo di Re d’Italia”, mantenendo pur tuttavia il titolo e l’ordinale del Regno di Sardegna).

Il cambio surrettizio del nome statale dal Regno di Sardegna al Regno d’Italia fu, probabilmente, una cosa giusta e sensata, in quanto la maggior parte dell’ecumene dello Stato era ora rappresentata dalla penisola italiana. Ciò che, invece, fu e resta ingiusto e inaccettabile è che col cambio del nome si sia anche cambiata la storia istituzionale, politica e sociale di esso Stato, e che con questo cambio si sia introdotto nella società l’inganno che il binomio Italia-Penisola voglia dire Italia-Stato.

Da quella mattina del 17 marzo 1861, infatti, la storia dello Stato non è più la storia del Regno di Sardegna, iniziato nel 1324 e pregnato per 537 anni dal sangue e dal sudore dei sardi isolani e continentali ma la storia della penisola italiana, dagli etruschi ai romani, ai longobardi, ai normanni, ai veneziani, ai toscani, ai napoletani, ai piemontesi  … Per cui, a scuola, dove si plasma e si indirizza la società del domani, s’insegna la battaglia di Legnano o la disfida di Barletta affatto ininfluenti nella formazione dello Stato, e non la battaglia di Lutocisterna o la battaglia di Sanluri senza le quali, oggi, non ci sarebbe quell’entità per la quale tutti noi, insulari e peninsulari, lavoriamo, preghiamo, combattiamo e paghiamo le tasse.

 

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