Un appello di Annico Pau per la casa natale di Sebastiano Satta a Nuoro

Pubblichiamo con piacere un intervento pubblico di Annico Pau, storico dirigente repubblicano di Nuoro ed autore di diversi studi sulla figura di Sebastiano Satta (si ricordi in particolare “Sebastiano Satta: riemergono dall’oblio canti inediti e varianti d’autore. Appunti su un quaderno ritrovato”, nel 2018). Qui il presidente della sezione barbaricina dell’Associazione Mazziniana Italiana, che di Nuoro è stato anche il sindaco negli anni 1982-83, lancia un caldo appello per la valorizzazione della casa del grande poeta a rischio di diventare “un anonimo ufficio creativo”. Egli già prese pubblica posizione con un documento del giugno 2021, ed oggi ritorna in tema con le ragioni, insieme, del sentimento e della cultura civile.



Dopo una serie di cortesi segnalazione sulla inappropriata utilizzazione della casa natale di Sebastiano Satta, mi spiace constatare che, nel silenzio e nella generale insensibilità, si sta per perpetrare un abuso non solo a un simbolo della nostra identità cittadina, ma anche un colpo fatale alla memoria del nostro vate-poeta Sebastiano Satta.
Succede infatti che la giunta comunale, incurante a ogni e qualsiasi osservazione, ha fieramente proseguito l’iter della pratica approvando la «Determinazione [...] per appalto dei lavori, importo a base d’asta € 70.000,00, di cui € 8.800,00 per oneri sulla sicurezza non soggetti a ribasso. [...] (PNRR) [...] Finanziato dall’Unione Europea con le risorse di cui al “Next Generation EU” Intervento denominato “Riqualificazione funzionale della Casa Natale del Poeta Sebastiano Satta da destinare ad officina municipale del sapere, del condividere e della creatività per la diffusione e lo sviluppo
dell’autonomia digitale».
Al fine di inquadrare meglio il problema è necessario, anche se in estrema sintesi, illustrare le vicende che hanno interessato nel tempo questo edificio che fu la casa natale e di vita del massimo poeta della Sardegna.
Negli anni cinquanta, dopo una serie di iniziative di acquisto da parte di alcuni enti pubblici non andate a buon fine, i familiari del poeta decisero di venderla ad un privato che modificò quasi irreparabilmente la struttura.
Finalmente nel 2002 tornò encomiabilmente in mano pubblica e quindi si provvide alla sua ristrutturazione, anche senza la necessaria accuratezza con la specifica destinazione di “sede per la sistemazione dei fondi librari storici, frutto di lasciti da parte di concittadini illustri, che li hanno donati e consentirne la fruizione attraverso la Biblioteca Satta”.
Dopo anni di abbandono totale dell’edificio, in questi ultimi anni si è provveduto a collocare i fondi, anche se non tutti, in un locale inidoneo mentre per quel che riguarda la loro fruizione da parte degli studiosi e dei cittadini non se ne è più parlato anzi il tema è passato nel dimenticatoio.
Al contrario, l’amministrazione comunale dapprima ha pensato di collocare gli uffici dell’assessorato alla cultura ed al turismo e per completare l’opera dare sede ad un fantomatico ufficio turistico e come veniva specificato, al fine di indorare la pillola, che «Con questa destinazione non snaturiamo un luogo storico della città. Ma, al contrario, intendiamo onorare la figura di Sebastiano Satta – rimarcava il sindaco – destinandovi la casa al settore della cultura e rendendola fruibile ai visitatori». E ancora che la «Casa Satta sarà sempre tale – aveva affermato l’allora assessore alla cultura, Luigi Crisponi – perché all’interno ci saranno richiami che ricorderanno quale sia la sua storia. Tale ipotesi – ha aggiunto – quella di ricreare alcune ambientazioni dell’epoca, tra cui lo studio del poeta». A un certo punto la pratica subì un improvviso arresto, non se ne fece niente, per approdare infine, senza uno straccio di giustificazione, alla ubicazione di una delle officine municipali del paese.

Prima ancora che mi venga rivolta l’accusa di disfattismo e di oppositore pregiudiziale a ogni iniziativa innovativa, tengo a precisare che non sono contrario alla istituzione delle officine del sapere, al contrario sostengo, col vigore necessario, la mia totale contrarietà all’allocazione nella casa natale del poeta Sebastiano Satta.
Avrei capito, anche se non giustificato, se l’amministrazione comunale non avesse avuto
alternative valide, ma paradossalmente una serie di fabbricati di sua proprietà sono desolatamente vuoti e talvolta in via di degrado. A questo proposito Mario Zidda ricorda che per la “fabbrica della creatività era stata finalizzata l’ex scuola di Via Ballero, ristrutturata secondo criteri che la rendessero idonea alla nuova destinazione, dotandola di appositi impianti tecnologici”, attualmente inutilizzata e in via di avanzata opera di cannibalizzazione.
Ogni commento sulla trasformazione di un simbolo della nostra identità appare a questo punto quasi superfluo, si proceda pure con le più immaginifiche utilizzazioni, variabili a seconda dell’umore o dell’intuizione momentanea degli amministratori, senza valide giustificazioni e ancor più senza programmazione degli interventi, ma si sappia che intendo battermi, pur nell’indifferenza generale, per scongiurare che venga commesso questo obbrobrio.
L’azione di continua demolizione dei simboli della nostra cultura e del nostro essere passa attraverso continui segnali come lo stato di totale abbandono in cui si trova il monumento di Sant’Onofrio realizzato da Francesco Ciusa, proseguendo col degrado che caratterizza la Piazza-Monumento di Nivola e ora per completare l’opera la trasformazione della casa natale di Sebastiano Satta in un anonimo “ufficio creativo”.
Buona fortuna, ma personalmente non ci sto.

 

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