Tra turismo e Sardegna … Non basta avere la gente nelle nostre case e piazze (2), di Salvatore Cubeddu

Editoriale della domenica, della Fondazione Sardinia. Riflettere sui turismi per individuare il turismo che conviene alla Sardegna.

Non l’avremmo mai previste, le cronache di questa settimana (L’Unione Sarda, 8 novembre 2022). Dalle cortes di Mamoiada e Ovodda, passando per la Fiera delle castagne di Lanusei e l’appuntamento con “Saboris antigus” di Gergei, è stato un fine settimana da tutto esaurito …«Siamo sold out, al limite della capienza», ha scritto domenica scorsa il sindaco di Mamoiada, per scongiurare ulteriori arrivi e guai. «Il piano della sicurezza ha retto – commenta il presidente della Camera di commercio di Nuoro -. È evidente, però, che dovremo fare delle riflessioni anche con la Prefettura. Chiediamo più forze dell’ordine». ‘Le immagini rimbalzate sui social hanno offerto un colpo d’occhio che accomuna. Calca ovunque, voglia smisurata di svago e di distrazioni e come collante un’infinità di prelibatezze enogastronomiche. Tuttavia, l’impressione è che in alcuni casi la situazione sia sfuggita di mano’.

Fermiamoci un attimo: è la prima volta che esplode un problema legato all’accoglienza del forestiero, che è l’essenza del turismo, nuovo toccasana delle soluzioni al lavorare e al vivere sardo.

Mamoiada e Ovodda, dunque,  in una situazione paragonabile alla mala movida delle grandi città europee, di Cagliari, come di Barcellona, come di Stoccolma: la protesta dei cittadini per l’eccesso di presenze alle Cortes ed il sindaco costretto a chiede: “Per favore, non venite! Ne va della sicurezza dei residenti, così come degli ospiti!”. E gli fa eco il collega di Orgosolo, preoccupato per quanto potrebbe succedere oggi e domani, sabato 12 e domenica 13 novembre 2022.

Che sta succedendo? Ma non è quello che andiamo cercando quando esaltiamo  trionfalmente i numeri inimmagiabili connessi al presente autunno e al trionfo/estate dei sette milioni di turisti nel 2022? Nei media è tutto un rincorrersi di valutazioni soddisfatte, di promesse salvifiche e di autopromozioni sottese.

Noi però c’eravamo lasciati con la domanda: ‘il turismo in Sardegna’ coincide con gli interessi dei Sardi che vi risiedono, tanto da potersi parlare di ‘turismo sardo’? I sindaci e la popolazione di Mamoiada ed Orgosolo – ma pure i comitati del centro storico cagliaritano contro la mala movida (dove però la fa da infelice protagonista la presenza dei ‘nostri’) –  – rispondono con un ‘dipende da … ‘ quale turismo, chi e come lo fa, chi sono i soggetti cui toccano i vantaggi e gli svantaggi’.

Ed tanto che si possa parlare anche di ‘svantaggi’ per un turismo quale nuovo ‘santo’, ai quali i Sardi vengono chiamati ad invocare salvezza e prosperità. Come era stato per le miniere che producevano argento e oro associati a piombo e zinco, e poi con le cattedrali petrolchimiche, come si trattasse dell’unica forma possibile di industria.

Noi Sardi continuiamo a cascarci, quando sarebbe semplice ammettere che non esiste il solo ‘turismo’ ma ‘tanti turismi’ e che per valutarli basta porsi le classiche domande di ogni vicenda, secondo il catechismo giornalistico: “chi fa il turismo (provenienza dei capitali e destinazione degli utili, il protagonismo dei locali nelle direzioni e nelle collocazioni lavorative), come lo fa (forma del turismo: per aggregazioni solitarie o nel contesto naturalistico e socioculturale locale), dove (di spiaggia o all’interno), che cosa produce (da dove arrivano i consumi dei turisti (cosa arriva dai Sardi sulla tavola, nell’intrattenimento, …   ).

I turisti vanno in albergo, nei campeggi della costa, nei b&b e nelle varie forme di albergo diffuso, con la ricettività extra alberghiera in continuo aumento tra le preoccupazioni del mondo alberghiero, apparentemente preoccupato degli scorretti vantaggi del ‘nero’, per il quale sollecita l’interesse delle casse pubbliche. In realtà infastidita da una concorrenza sempre più estesa anche nelle città citate. Chiediamocelo di nuovo: dove si collocano, tra questa varietà di accoglienza dei forestieri l’interesse economico, sociale, culturale, e quindi politico, dei Sardi?

E’ chiaro che la risposta a queste domande richiede la disponibilità di dati che scavino e qualifichino che cosa accompagni e nasconda la bella crescita delle presenze e delle permanenze. Coloro che, per responsabilità istituzionale (le istituzioni che promuovono gli studi e quelle che gli studi li fanno, pubblici o privati non importa) che si occupano di turismo devono consentirci una valutazione completa e complessiva della situazione che si sviluppa e varia nel tempo. Non siamo più bambini che si accontentano della caramella né tanto selvaggi da accontentare con le catenine.

 

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