‘Abba, abba, abba …’: è bello vederla scendere anche dalle finestre della scuola, di Salvatore Cubeddu

L’editoriale della domenica, della Fondazione Sardinia.

La raccolta dell’acqua nelle dighe è la più importante e straordinaria conquista civile ed economica dei Sardi nella modernità. Suppone, però, un’attesa ‘benigna’ e favorevole nei confronti della pioggia.

So di far arrabbiare quei cagliaritani che vivono nel promontorio che va da via Roma al Margine Rosso e ai quali il mondo che oltrepassa Monastir viene pensato,  anche se non detto, ‘hic sunt leones’. Metterei nel mazzo quella turba che mai si è recata o è stata portata in ‘Sardegna’, accompagnati da non pochi ‘paesani’ che disdegnano il paese che hanno (più spesso sono stati costretti a …) abbandonato. E toglierei dal mazzo i tantissimi cagliaritani, sardi e cagliaritani/‘italianidiSardegna’, europei e forestieri di ogni dove, che, tutto al contrario, non vedono l’ora di conoscere e stare nella nostra terra. Anche se siamo stufi di ‘la Sardegna è bella’ e di ‘noi amiamo i Sardi’.

In realtà sono io ad essere ‘arrabbiato’ quando cerco spiegazioni del perché, ogni volta che piove, lo si chiami ‘brutto tempo’, e l’intensa e piana e bella ‘abba de atonzu’ di mercoledì 12 u.s. sia stata accolta da nostri sindaci con la chiusura delle scuole (ovviamente per pararsi il … dall’immediato intervento della magistratura nel caso di danni agli uomini e alle cose), come se togliere una mattinata di lezione ai bambini/e e ai ragazzi/e rappresentasse un costo da niente, soprattutto dopo le due annualità di chiusura.

Certo che conosco il perché: un figlio di allevatori, che, anche da studente in Continente, chiudeva le lettere (a casa ancora non era arrivato il telefono) insistendo di venire informato se e quando/quanto avesse piovuto, considerando gli studi e gli esami come fosse cosa di poca importanza per i suoi (era scontato che tu gli esami li dessi e ‘passassi’, perché … altrimenti … che ci stavi a fare lì?), è stato educato al fatto che l’acqua è sempre benedetta e non basta mai, seppure non sia raro che rovini vigne, olivi e pascoli. Ma il troppo è meglio del poco, soprattutto se sei in collina ed i danni sarebbero minori che in pianura. Comunque: l’acqua è sempre benedetta!

La raccolta dell’acqua nelle dighe è la più importante e straordinaria conquista civile ed economica dei Sardi nella modernità. Hanno iniziato a pensare e programmare le dighe – quella del Tirso è stato il più grande invaso d’Italia fino a quando noi eravamo alle elementari -  alla fine dell’Ottocento ed anno proseguito nel secondo dopoguerra. Possiamo e dobbiamo dirlo: quello degli invasi ha rappresentato la migliore realizzazione  economica e civile dell’autonomia della Sardegna. Con la soddisfazione delle scorsa estate: noi tra i pochi, abbiamo vissuto sereni perché gli invasi erano pieni. Ma bisogna che piova.

Suppone, cioè, un’attesa ‘benigna’ e favorevole nei confronti della pioggia, ci auguriamo in ‘abba lena’. La divinità della pioggia, comunque, decide lei se far piovere o meno. In barba a coloro che vorrebbero vedere le folle fare il bagno al Poetto ad ogni capodanno.

 

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