S’iscuros de nois!, di Salvatore Cubeddu

 

Chissà perché si sono serviti del solito parlamentare berlusconiano per la proposta più sbagliata (e sporca) che potesse infilarsi nell’ultimo decreto-legge di una legislatura ferita  a morte negli ultimi quattro mesi. Sarebbe stato difficile immaginarsi un più drammatico contesto dove far agire la ‘manina’ per: abolire il tetto “di 240 mila euro agli stipendi delle massime cariche delle forze dell’ordine e ad alcuni incarichi dirigenziali di vertice dello Stato, dal segretario generale di Palazzo Chigi ai capi dipartimento dei ministeri. Finirebbero così per guadagnare più del capo dello Stato Sergio Mattarella (che si è tagliato lo stipendio negli ultimi anni fissandolo proprio a 240 mila euro)”. (L’Unione Sarda) . Questo avveniva quattro giorni orsono presso il Senato della Repubblica. Il dissenso (istituzionalmente: l’imbarazzo) di Draghi appoggiato da Mattarella, seguito dall’esplicito intervento de governo sulla Camera dei Deputati, ha fermato l’operazione. Per ora, almeno.

Non c’è bisogno di essere qualunquisti nel prevedere che l’operazione è solo rimandata a tempi meno elettoralmente esplosivi. E a vigilanza meno attenta. E che la pressione per scalzare il tetto continuerà coinvolgendo altri vertici di enti di stato, di regioni, di grandi comuni. La burocrazia sa che arriveranno tempi di soldi meno facili e disponibili e vuole portare a casa quanto più possibile prima della buriana in  arrivo.

Perché i presenti tempi tendono al peggio ed il 25 settembre in arrivo funzionerà da probabile spartiacque tra una situazione ancora relativamente pacificata e le contraddizioni che premono da ogni parte.

Dha naraus a sa sarda: s’iscuru chi est poberu! S’iscuros de nois!

 

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