Il ‘modello Dorgali’ nella pastorizia nei cinquant’anni della cooperativa dei suoi protagonisti, di Gianfranco Locci.

Pastori, mezzo secolo di identità.

La facciata della cooperativa racconta 50 anni di storia. Scatti che svelano orgoglio identitario, un forte senso di comunità che sta alla base dei continui successi. Installazione permanente a parte, però, a Dorgali hanno voluto celebrare un cammino virtuoso, da racchiudere in un libro (“Pastori a Dorgali, il valore di operare insieme”) e tramandare alle nuove generazioni.

«Siamo 200 soci, 35 dipendenti: grazie alla nostra realtà vivono circa 240 famiglie», confessa Leonardo Salis, presidente della Cooperativa Pastori Dorgali: «Riteniamo che il nostro esempio possa essere replicato anche in altri paesi dell’Isola. Attraverso la cooperazione siamo stati in grado di strappare un prezzo equo sul litro di latte, già dal 1972. I giovani devono proseguire su questa strada».

Cooperazione È la parola che ricorre, da queste parti magica. Ripetuta più volte a Dorgali, domenica, in una serata assai partecipata. Centinaia di persone, tra loro l’assessora regionale dell’Agricoltura Gabriella Murgia, hanno voluto festeggiare il mezzo secolo di vita del sodalizio dorgalese. «Cinquant’anni fa era molto difficile vendere il prodotto, il nostro latte – ha detto Pietro Masuri, storico allevatore di Dorgali -. Da questo punto di vista la cooperativa è stata importante, siamo rimasti uniti. Prima il nostro lavoro era in mano ai privati, agli industriali».

Ecco perché la traccia lasciata in eredità dai pastori dorgalesi è stata racchiusa in un libro realizzato dall’associazione Raichinas e Chimas. «In questo volume abbiamo inserito i racconti delle persone intervistate, un lascito per il futuro – spiega Franca Carboni -. Celebriamo così il “cinquantesimo” di una realtà importante. E la nostra associazione, come spesso fa, porge una testimonianza al paese».

Innovazione La tradizione prima di tutto. Poi, però, a Dorgali hanno deciso di innovare, di apportare significative migliorie alla quotidianità. «Anche qui, prima del 1972, il latte veniva dato agli industriali – ricorda Leonardo Salis -. Con la cooperazione le cose sono cambiate in meglio, per tutti. Per intenderci, non trasformiamo solo il latte per realizzare il formaggio. Acquistiamo pure le materie prime, mangimi e foraggi, dando un servizio ai soci e limitando i costi. Insomma, non puntiamo solo ad avere dei profitti dal latte: vogliamo pure risparmiare su ciò che usiamo in azienda ogni giorno».

Angelo Loi, ricercatore dorgalese trapiantato in Australia, avvalora: «A tutti gli agricoltori dico: non possiamo permetterci il lusso dello spreco. Dobbiamo imparare a massimizzare quello che abbiamo, partendo dall’acqua».

Luca Saba, direttore regionale di Coldiretti, conclude: «Il futuro è la cooperazione».

L’UNIONE SARDA 19 LUGLIO 2022

 

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