Notizie dall’inaugurazione dell’anno giudiziario a Cagliari, di Andrea Manunza

Diminuiscono i reati contro la pubblica amministrazione, non ci sono associazioni a delinquere di stampo mafioso, gli omicidi sono stabili (otto, due vittime sono donne). Sono in «costante e preoccupante crescita» i reati «contro la libertà sessuale», 237 tra il luglio 2020 e il giugno 2021 rispetto ai 207 dell’anno precedente, e gli «stalking», 347 contro 260. «Numerosi i maltrattamenti in famiglia», 539, irrisolto il problema droga. Maggiori le cause di famiglia, «l’emergenza ha inasprito la conflittualità anche per motivi economici». Situazione che gli addetti ai lavori affrontano con le armi spuntate per «il grave, annoso e mai risolto problema» della «carenza di personale giudiziario e amministrativo», spinto a «sacrificarsi e lavorare in maniera indefessa in condizioni difficili per i tanti cittadini onesti che hanno un bruciante bisogno di Giustizia». Inoltre da due anni la pandemia, «che non si pensava così lunga», rallenta il sistema. Se si vuole che «i cittadini riacquistino fiducia» è necessario spendere e assumere, ma i magistrati devono anche essere «non autoreferenziali» e «dimostrare vere autonomia e indipendenza».

Nella relazione introduttiva del nuovo anno giudiziario la prima presidente della Corte d’appello Gemma Cucca ribadisce quale sia, immutato nel tempo, il principale problema: la scoperture degli organici di magistrati e personale amministrativo, con punte del 25 per cento a Oristano. A Cagliari l’età media dei dipendenti è 54 anni (il 40 per cento supera i 60) e a dicembre erano presenti 139 lavoratori sui 218 previsti. «Allarmante» il buco di magistrati a Sassari, «drammatico» a Tempio dove, dei 9 sui 13 previsti, sette «sono di prima nomina». Non a caso è il Tribunale con più procedimenti pendenti a fine periodo (15.082) e col dato peggiore per la prescrizione. Ma anche gli edifici sono insufficienti per archivi (Cagliari pensa all’ex caserma dei vigili del fuoco a Monastir), aule (poche e con impianti di registrazione spesso assenti) e tenuta (Oristano «è in stato di degrado»). Eppure il numero dei processi rimasti rispetto all’anno precedente è calato «grazie all’impegno di tutti».

L’attività principale della «criminalità organizzata sarda» è «la droga», mercato «in espansione». Le bande coltivano «vaste piantagioni di marijuana» ed entrano in contatto con «strutture criminali dedite al narcotraffico a livello nazionale e internazionale», che poi effettuano «investimenti immobiliari nelle aree costiere di maggior pregio». Vengono rifornite «prevalentemente le aree metropolitane dell’Isola» e a Cagliari c’è la «sostanziale espropriazione di vie e spazi da destinare allo spaccio». Preoccupa la mafia nigeriana, che smercia droga e sfrutta la prostituzione «di giovani africane», allarmano abusi sessuali, maltrattamenti in famiglia e stalking sulle donne. In quest’ambito per «intervenire efficacemente» vanno «combattuti radicati problemi culturali» coinvolgendo «scuole, media, operatori sanitari e famiglia» per «educare. Reprimere non basta». Si deve «ridare la consapevolezza di vivere in uno Stato con una giustizia giusta, dove si possono avere un processo giusto e magistrati giusti» per «garantire davvero i diritti inviolabili del cittadino».

L’Unione Sarda, 23 gennaio 2022

 

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