«Saprò ascoltare i cittadini bolognesi, io sarda», di Giuseppe Deiana

Combatte la rassegnazione mettendo in campo volontà, lealtà e abnegazione. E anche doti di mediazione. Forse sono state proprio queste ultime a favorire la sua elezione nello scanno più alto del Consiglio comunale di Bologna. Maria Caterina Manca, Ninetta nel suo paese d’origine, Nule, in provincia di Sassari, medico legale, ha un carattere deciso ma anche una grande capacità d’ascolto che vuole mettere ancora una volta al servizio dei cittadini di Bologna, quella che è diventata la sua città.

Da un piccolo centro di 1.300 abitanti fino a una delle città più importanti d’Italia, passando per Nuoro, Sassari e Siena. Il racconto della vita di Maria Caterina Manca passa per i docenti e gli incroci che hanno inciso nella sua vita.

Nei giorni scorsi ha diretto il primo Consiglio comunale dell’era di Matteo Lepore, il nuovo sindaco di Bologna. «Con lui abbiamo condiviso un percorso politico: è stato per dieci anni assessore e io nell’ultima consiliatura ho fatto la consigliera, eletta con quasi 800 voti, candidata nella lista del Pd, e presiedendo la Commissione Sanità, Welfare, Sport e Politiche abitative. «Un’esperienza che mi ha permesso di continuare a seguire temi come la disabilità, la violenza di genere e le fragilità di cui mi sono sempre occupata anche nella mia professione, da medico legale della sanità pubblica, nei tavoli interistituzionali nei quali partecipo da anni in rappresentanza dell’azienda sanitaria metropolitana bolognese», spiega Maria Caterina Manca.

Alla politica attiva, tuttavia, si era già avvicinata qualche anno prima, misurandosi come candidata alle regionali in una lista guidata da Franco Grillini a sostegno dell’attuale governatore Bonaccini. Fino all’elezione di ottobre, quando però, pur mantenendo la tessera del Pd, è scesa in campo come capolista della lista di Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro, renziana che ha partecipato alle primarie del centrosinistra.

La lista è nata come progetto politico civico indipendente e riformista di centrosinistra. «Sono una testa libera e mi sentivo di dare il mio contributo: stante l’ottimo risultato (500 voti, ndr), sono tornata in Consiglio e sono pronta a fare il massimo per questa meravigliosa città», racconta.

La politica però non è una scoperta recente, ma è maturata fin dalle scuole medie, grazie a un professore arrivato a Nule dalla Penisola. Poi al Liceo scientifico, prima a Nuoro e poi a Sassari, per l’ultimo anno, le prime manifestazioni, le battaglie per il trasporto degli studenti (le cronache di oggi raccontano una realtà che non è cambiata granché) e l’interesse per le problematiche sociali hanno fatto il resto.

A Siena, il periodo universitario con l’iscrizione in Scienza Bancarie e il rapido passaggio poi a Medicina e Chirurgia, è meno ricco di esperienze politiche, ma gli ultimi due anni di Università a Bologna le fanno scoprire una città aperta, inclusiva e accogliente. «Qui ho frequentato anche la scuola di specializzazione in Medicina Legale, la cui storia è legata alla Sardegna per via di illustri docenti sardi che la hanno diretta per anni e che provenivano dall’Università di Sassari. Lì ho iniziato a lavorare come medico legale, anche come consulente della Procura della Repubblica, come assistente universitaria e poi con il patronato della Cgil, fino al concorso e l’assunzione in quella che si chiamava Azienda Usl della Città di Bologna», racconta.

E nel capoluogo emiliano ha trovato anche marito, «un bolognese doc, nato proprio dentro le mura», mentre il figlio che oggi ha 21 anni ha fatto il percorso inverso e oggi studia Medicina e Chirurgia a Cagliari.

Un motivo in più per stare vicino alla Sardegna («ma d’estate frequento anche San Teodoro oltre che il mio paese natale»).

La Sardegna: «Non mi piace la rassegnazione, questo concetto non deve far parte del popolo sardo: l’Isola è un gioiello ambientale che va difeso e tutelato, così come si deve superare l’individualismo e valorizzare l’altruismo e l’ospitalità che sono nell’indole dei sardi», spiega la neo presidente del Consiglio comunale di Bologna. E aggiunge: «La battaglia sull’insularità può portare supporti maggiori alla Sardegna».

Assumendo la guida dell’assemblea civica dovrà mettere in campo “doti di mediazione” che ne hanno tuttavia caratterizzato anche l’attività consiliare in passato. «Il Consiglio racchiude i rappresentanti del territorio e quindi deve mostrare grande capacità di ascolto verso i cittadini ed è una funzione che voglio valorizzare nel mio mandato», annuncia. L’assemblea sarà dunque il luogo in cui ci si farà carico dei bisogni della cittadinanza «che sono complessi». «Nel rispetto del ruolo, cercherò di essere una figura di garanzia, ma tenendo ben salde le mie idee e senza dimenticarmi di essere anche un consigliere – annuncia – la pandemia ha acuito certi problemi e ora la ripresa economica e sociale deve passare per soluzioni semplici e immediate a problemi concreti». Senza mai dimenticare le proprie radici. «Nella mia cameretta di Nule tengo ancora alcuni libri che sono stati importanti nella mia formazione e ogni tanto li rileggo». Uno sguardo al passato per vedere meglio e comprendere il futuro.

L’Unione Sarda, 14 novembre 2021

 

 

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