Droga e armi, è allarme mafia nell’isola, di Salvatore Santoni

In un volume curato da Antonietta Mazzette l’analisi di centinaia di sentenze su traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.

La criminalità organizzata in Sardegna ha subìto e continua a subire un profondo cambiamento. E cominciare a parlare di associazione a delinquere di stampo mafioso, seppur con tutte le cautele possibili, non è più un’eresia. Anzi.È l’estrema sintesi di un lungo lavoro di studio contenuto nel volume “Droghe e organizzazioni criminali in Sardegna. Letture sociologiche ed economiche”, curato dalla professoressa Antonietta Mazzette ed edito da Franco Angeli.

Il volume è stato presentato il 25 giugno scorso nel cortile dell’istituto Farina-San Giuseppe, inserito nel contesto delle manifestazioni di “Sassari Estate 2021″.

Dopo i saluti del rettore dell’università di Sassari, Gavino Mariotti, e della consigliera della Fondazione di Sardegna, Luciana Fancello, il procuratore capo di Sassari, Gianni Caria, e il professore Giovanni Meloni hanno presentato il volume, insieme con gli autori dei vari capitoli che lo compongono: Antonietta Mazzette, Romina Deriu, Domenica Dettori, Maria Gabriela Ladu, Manuela Pulina, Daniele Pulino, Sara Spanu.

L’idea di indagare sul fenomeno del traffico delle droghe in Sardegna è nata osservando i più recenti mutamenti della criminalità nell’isola. Il tribunale di Cagliari ha infatti messo a disposizione dell’osservatorio sociale sulla criminalità in Sardegna (Oscrim) migliaia di sentenze che sono passate nel setaccio del team di ricerca.

Ma chi si aspetta un volume infarcito di numeri e statistiche come tanti altri realizzati in passato rimarrà piacevolmente sorpreso. Lo hanno spiegato bene ieri Meloni, parlando senza mezzi termini di una svolta, e Gianni Caria. «È una ricerca che ha particolare originalità – ha detto il procuratore – ed è la prima volta in Italia che si fa una ricerca non soltanto quantitativa ma qualitativa, con la lettura del racconto delle sentenze».

Secondo le ricerche svolte dal team di studiosi, la maggior parte degli autori del traffico di sostanze stupefacenti è di nazionalità italiana (86%) mentre il restante 14 per cento sono stranieri, soprattutto di nazionalità nigeriana. «Il loro ruolo (tanto degli uomini quanto delle donne) non è solo quello del trasporto materiale della droga – si legge nel volume – per lo più occultata all’interno del proprio corpo, i cosiddetti corrieri ovulatori, ma è anche quello dell’organizzazione, rivestendo talvolta anche ruoli dirigenziali».

Dopo i nigeriani sono particolarmente attivi gli egiziani, intercettatati più volte dalla Guardia di finanza, a bordo di imbarcazioni cariche di ingenti quantitativi di hashish.

In generale i risultati dell’analisi effettuata dagli studiosi portano a ritenere che «la criminalità in Sardegna abbia subito e stia ancora subendo un profondo cambiamento e che, seppure con estrema cautela, si possa iniziare a parlare di criminalità organizzata intesa come associazione a delinquere di stampo mafioso che, a sua volta, subisce un cambiamento profondo».

Nel volume vengono analizzate le sentenze come “fatti sociali”, offrendo una rappresentazione iconica delle ramificazioni plurime delle reti criminali, individuando i protagonisti di queste reti e i loro ruoli. Inoltre si riflette sull’importanza delle parole, sul loro peso nella costruzione della realtà ma anche sul come esse si formino e a quale disegno criminale concorrano, compresa la gestione del potere.

E quindi il linguaggio dei malviventi, carpito dalle intercettazioni degli inquirenti, appare rilevante per ricostruire la totalità dello spazio sociale nel quale sono prodotte le parole.

E così le sentenze si presentano come storie che narrano altre storie. Ma non è tutto, perché gli studiosi fa anche una prima panoramica sui traffici illegali di stupefacenti, che attiene al computo dei prezzi medi delle quantità sequestrate e dei ricavi potenziali nei paesi europei e nelle regioni italiane, per il periodo compreso tra il 2011 e il 2018.

Un capitolo riporta una mappa dei luoghi interessati dalla detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti nel territorio regionale. Un’altra sezione esplora il modo in cui le droghe entrano nello spazio del carcere. E ancora, nel sesto capitolo si rende conto degli strumenti qualitativi e quantitativi utilizzati e i percorsi seguiti nell’analisi delle sentenze.

Infine, il volume si conclude con le interviste a due importanti magistrati: Mauro Mura, procuratore della Repubblica di Cagliari fino al 2015; Gilberto Ganassi, attualmente sostituto procuratore sempre a Cagliari.

La Nuova Sardegna, 26 giugno 2021

 

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