La conoscenza ci salverà dalla violenza? di Maria Michela Deriu

Per svolgere questo tema oggi prendiamo come riferimento una donna che si e’ occupata per anni, fino alla fine dei suoi giorni, di questo problema: Nereide Rudas.

Nereide Rudas ci ha lasciato il 19 gennaio 2017, nata a Macomer nel 1925 , e’ stata Presidente dell’Istituto Gramsci, fondatrice della clinica Psichiatrica dell’Università di Cagliari, prima donna in Italia, nel 1997 ha costituito a Milano la Società Italiana di Psichiatria Forense.

 

Questo per riassumere in breve. Ricordo che durante una delle serate dedicata al premio Alziator, non ricordo esattamente l’anno, uno dei vincitori, si profuse in complimenti chiedendosi come mai una donna con tante qualita’ e riconoscimenti internazionali non fosse stata nominata senatrice a vita. Nereide Rudas si scherni’, lo scrittore era siciliano, uomini notoriamente meno avari di lodi dei nostri conterranei, ma a distanza di tempo e senza nessuna piaggeria me lo chiedo anche io.

Ha lavorato fino all’ultimo, il suo libro “Donne morte senza riposo-un indagine sul muliericidio”, scritto in collaborazione con Sabrina Perra e Giuseppe Puggioni e’ stato presentato pochi mesi prima della sua morte.

Muliericidio e’ un neologismo creato dagli Autori per definire il reato di genere.

Muliericidio e diverso da femicidio , diverso da femminicidio.

Il termine femicidio e’utilizzato dalla sociologa statunitense Diana Russell e definisce per la prima volta una violenza di genere con connotazione sessista e misogina.

Successivamente l’antropologa messicana Marcela Lagarde amplia i confini dell’opera della Russell.

Infatti, se per la Russell l’evento dell’omicidio e’ necessario, perché si configuri il femicidio, la Lagard con feminicidio intende denunciare tutti gli eventi in cui la violenza contro le donne investe ogni relazione sociale, culturale e politica.

L’evento della morte non e’ necessario, poiché si può parlare di femminicidio anche in presenza dell’annientamento somatico, esistenziale e psicologico della vittima.

Il muliericidio e’ sempre un reato di genere, e’ un reato misogino e sessista che affonda le radici in una realtà culturale dove persiste nella simbologia la presunta superiorità maschile.

Il muliericidio, però, è, come purtroppo tocchiamo con mano tutti i giorni, un reato domestico di prossimità commessa da un uomo con la quale la vittima ha avuto una relazione interpersonale stretta, sentimentale o in qualche modo intima.

La Russell pubblica il suo lavoro, ”Femicide.The politics of women killing”, nel 1992.

Nel 1985 Robin Norwood pubblica il suo”Donne che amano troppo”, tutt’ora in cima alla classifiche delle vendite mondiali.

La differenza sostanziale che distingue “le donne che amano troppo” dalle” donne morte senza riposo”e’ questa: che le prime sono soggetti patologici affette da dipendenza, le altre sono donne provenienti da una situazione di normalità che, loro malgrado, si trovano nel tempo costrette in una gabbia da cui non usciranno se non defunte.

 

“Donne morte senza riposo”; per la vastità dell’indagine e’ un immenso compendio che va dal carattere identitario del crimine, alla paura come evoluzione, strategie e metamorfosi, alle note sul concetto di illibertà

Definire quest’opera in questa sede mi ricorda tanto un tempo lontano in cui mio figlio, pessimo studente ma bravissimo surfista, pretendeva che al telefono, in due minuti di tempo, gli spiegassi il decadentismo e l’antidecadentismo in Nietzsche. Non si può fare!

Lo consiglio a chi, dotato di tanta curiosità e buona disciplina, vorrà intraprendere l’integrale lettura di questo saggio che e’ una fonte infinita di multidisciplinare conoscenza.

 

Nereide Rudas da donna libera quale era non temeva neppure di confrontarsi con mostri sacri della psicanalisi, al capitolo decimo (numero profetico) di Donne morte senza riposo esplicita una sua teoria spesso da lei indicata e in questo testo chiaramente esplicitata.

Al Capitolo decimo, quindi, suffragata da molteplici e fondate argomentazioni, si affronta il problema della vittimizzazione e discriminazione simbolica.

Uno dei grandi temi che mi ha sempre affascinato del suo pensiero” divergente” e’ la teorizzazione dell’eccedenza femminile che supererebbe di gran lunga “l’invidia penis” freudiana.

Nereide Rudas, tra le tante passioni coltivava anche quella per il cinema.

Già  tanto tempo fa andava dopo il lavoro all’ultimo spettacolo e lì trovava Francesco Alziator che soffriva di insonnia.

 

Molti anni dopo Nereide Rudas convinse il direttivo del Premio Alziator a costituire una specifica sezione dedicata al cinema.

In un filmato artigianale che possiamo recuperare su youtube la Rudas affermava giustamente che, imprevedibilmente, anche grazie al cinema la nostra e’ una società che comunica per immagini.

Niente di più vero, per questo, nel leggere il Capitolo decimo di Donne morte senza riposo “vedevo”il viso Freud, che, già declassato da un suo allievo, non potendo reagire, guardava e ascoltava da lassù un signora: sicura, sofisticata che con fondate e convincenti argomentazioni gli destrutturava la sua complessa teoria che, sempre a detta della signora, si fondava su un misero peduncolo denominato co-uovo. Quanto misero e’ variabile; ma, anche nella migliore delle ipotesi le prestazioni del detto co-uovo, nel tempo, sono sicuramente brevi . Anche detta brevità e’ variabile ma sempre troppo ridotta rispetto alla materna gestazione; brevissima se alla gestazione e alla nascita uniamo il nutrimento dal seno materno.

La presunta superiorità maschile e’ quindi un falso attributo simbolico e cito testualmente:

“la legittimazione del dominio maschile non sembra fondarsi su un ordine logico, ma arbitrario.”

Insomma Nereide argomentava e Sigmund doveva tacere.

Ora finalmente si trovano entrambi sullo stesso piano.

Chiunque potesse ascoltare le loro conversazioni ultraterrene avrebbe in mano una  tra le migliori sceneggiatura filmica del secolo.

Il Maestro perfetto a cui affidare la direzione della produzione per affinità intellettuali, di gusto, di genere e di sangue sarebbe Woody Allen ma dubito che abbia fretta occuparsi della regia, non mi stupirei invece che decidesse di occuparsene lei stessa.

Anche per questo

Grazie Nereide

 

Condividi su:

    Comments are closed.