Se la pandemia conquista Cagliari …., di Salvatore Cubeddu

Venerdì 19 marzo 2021, avant’ieri. Di mattina: anche la Stampa di Torino attaccava in prima pagina il pezzo del suo inviato speciale a Cagliari, a descrivere ‘come eravamo’ felici in Italia quando si era in zona bianca come ora in questa città. E faceva seguito al ‘Corriere’ e a ‘la repubblica’, con i tg a seguire.

I nostri giornali, invece, ci trasmettevano gli  ultimi preparativi per murare la Sardinia felix dai possibili appestati in arrivo dall’esterno. I nostri tifosi governativi (i soliti pro-Roma) erano stati i più scatenati nel presidiare le mura contro l’invasore, rimproverando ai veri difensori quanto questi (guidati dal presidente Solinas) sostengono da un anno.

A l’ora di pranzo le agenzie inondavano i social: è probabile che verremo spediti in zona arancione.

Di sera, già alle 19,00, i marciapiedi del centro cittadino erano invasi dai tavolini da 50 cm di lato (massimizzare gli spazi ‘stringendo’ i consumatori) con gli avventori in grande parte senza mascherina. Ignari della potenziale catastrofe o consumatori delle ultime ore di ‘gaudio’ prima della nuova chiusura? PocO importa, ma di sicuro erano dimentichi che il virus,all’interno della cinta urbana, negli ultimi giorni era stato più attivo che altrove, che questo affollamento sarebbe diventato il suo nutrimento, che le sue strategie di sopravvivenza erano da considerarsi prima e più che il trasferimento a lunedì di una chiusura che avrebbe dovuto allarmare tutti per impedire ulteriori danni.

Invece è iniziato venerdì 19 marzo il fine settimana in cui un doloroso addio al ‘bianco’ diventa una festa in cui il virus ci porterà al ‘rosso’ non voluto, in ritardo sul Continente(e quind, ancor più ‘cornuti e bastonati’, e soprattutto depressi), con tutte le conseguenze di chiusure nel corso di mancate feste pasquali e, per la città e la Sardegna, di quei meravigliosi diEci giorni che iniziano il 25 aprile e ci portano al rientro di S. Efisio, la bella notte del 4 maggio. Con tutto quello di grande che c’è in mezzo: sa Die de sa Sardigna e il primo maggio, soprattutto.

Temo che in questi tre giorni ci giocheremo molto, in una Cagliari che potrebbe diventare l’epicentro della pandemia, sostituendo Sassari, dove non la piazza ma l’ospedale a lungo è stato il focolaio principale.

Questo fine settimana a Cagliari potrebbe rappresentare il ‘rave’ sui Navigli, individuato come il simbolo del drammatico terzo ciclo della peste in corso a Milano.

Ma è in tutte le città che le autorità non riescono a convincere i cittadini che devono rapportarsi al male piuttosto che giocare con la tempistica imposta dalle regole. Se vieni a sapere che stai uscendo dalla zona bianca vuol dire che la peste ce l’hai vicina e hai poco da festeggiare!

Ma abbiamo visto che non è solo a Cagliari. E’ a Milano, a Roma, a Napoli. Ma iL fenomeno si ripete nelle immagini che ci arrivano dalle città europee, da tutto l’Occidente, soprattutto dalle grandi città.

L’uomo ‘occidentale’ non accetta guide e non riesce ad autoregolarsi? E come fa, allora, ad affrontare il resto, prima di tutto gli inevitabili cambi di stili di vita portati dalle scelte per salvare il pianeta dalla distruzione?

Come affrontare le necessità o i capricci della conservazione dell’esasperato ‘bene particulare’ a fronte della urgenze dell’interesse generale?

Problemi di sempre, si dirà, ma ora sono di fronte a noi. Urgenti e drammatici.

 

 

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