Nasce Sardistica, lingue e culture della civiltà isolana, di Luciano Piras

Al via dal prossimo anno, intervista col docente Dino Manca (nella foto). «Verso il mondo partendo dalla nostra identità molteplice».

Prende in prestito le parole che lo scrittore Milan Kundera mette in bocca a Milan Hübl: «Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di un’altra cultura, inventa per loro un’altra storia. Dopo di che il popolo comincia lentamente a dimenticare quello che è e quello che è stato. E il mondo intorno a lui lo dimentica ancora più in fretta».

Parole che il filologo Dino Manca fa anche sue. Primo: perché non vuole che i sardi rinuncino alla memoria. Secondo: perché non vuole che il mondo dimentichi i sardi. È una questione di apertura mentale. Di sogni e di ambizioni finora negate. A questo serve la pennellata di Kundera. Soprattutto ora che quelle ambizioni prendono finalmente corpo, ora che il Consiglio universitario nazionale ha espresso parere favorevole: a partire dal prossimo anno accademico – è notizia di pochi giorni fa -, l’Università di Sassari avrà un curriculum di “Lingue e culture della Sardegna” nel corso di laurea magistrale di Filologia moderna.

«Unica nell’isola, Sassari potrà offrire all’intera Sardegna un curriculum di Sardistica» evidenzia con entusiasmo professor Manca, classe 1965, nuorese, docente di Filologia della letteratura italiana dell’ateneo turritano, dove insegna anche Linguistica italiana, Letteratura e filologia sarda e Comunicazione letteraria della Sardegna. Ha curato (tra le altre cose) le prime edizioni critiche delle opere di Grazia Deledda (“Il ritorno del figlio”, “L’edera”, “Cosima”, “Elias Portolu” e “Annalena Bilsini”). Partecipa anche ai lavori della nuova Edizione nazionale delle Opere di Luigi Pirandello.

È lui, Dino Manca, il fautore di questo nuovissimo corso tutto limba e Sardigna. Un corso di studi che scandaglierà il mare magnun dell’isola al centro del Mediterraneo. «Quello che è e quello che è stato» della Sardegna e dei sardi sarà tema da affrontare e da approfondire, magari da rileggere e da riscrivere se necessario.

Come è nata l’idea di attivare questo nuovo curriculum universitario?

«L’idea parte da lontano – racconta Manca con lo stesso orgoglio di chi è riuscito a portare a casa un risultato storico -. C’è dietro una scuola e ci sono stati dei maestri ai quali devo molto. Tuttavia la prima applicazione concreta in ambito accademico si è presentata qualche anno fa nel dipartimento di Scienze umanistiche e sociali, il Dumas. Parlai con l’allora direttore e spiegai che nell’Università dell’autonomia, lì dove si fa stringente il rapporto fra istituzioni formative e territorio, una riflessione più attenta sul contesto culturale era venuta a mancare. Bisognava sanare il vulnus. Ancor di più in una regione come la Sardegna, a statuto speciale, peculiare e complessa, con un proprio sistema linguistico e culturale che ha prodotto una sua testualità. Non esiste comunicazione senza contesto, così come non esiste metodo educativo al di fuori delle coordinate spazio-temporali e quindi anche ambientali. La Sardegna non è la Toscana. Una Università avulsa dal contesto in cui opera viene meno a uno dei suoi compiti prioritari. Trovai orecchie sensibili. Da allora attivai una serie di interlocuzioni con colleghi sardi e non sardi, che oggi ringrazio di cuore».

Lingue e culture della Sardegna: cosa proporre, cosa offrire agli studenti che vorranno iscriversi?

«Un curriculum organicamente pensato di “Lingue e culture della Sardegna” nel corso di laurea magistrale LM-14 del Dumas dove si insegnano discipline diverse, quali la letteratura e la filologia sarda, la linguistica e la dialettologia (che si terrà in parte in lingua sarda), un’antropologia del territorio, la storia e la geografia della Sardegna, una storia della lingua italiana in Sardegna, una storia della musica e dell’arte sarda. È prevista anche una lingua straniera e i crediti necessari per abilitare gli studenti all’insegnamento».

Quale scopo?

«Iniziare a ripensare la ratio studiorum del sistema formativo sardo, per consentire alle future generazioni di insegnanti di avere gli strumenti per insegnare nelle scuole del territorio senza prescindere dai codici che hanno plasmato il territorio. Quanto più l’Università saprà dare risposte alle grandi questioni dell’isola (in termini, di ricerca, offerta formativa, formazione dei gruppi dirigenti, valorizzazione delle risorse intellettuali e umane) e saprà dialogare col mondo intero, partendo dalla propria distinguibile, competitiva, specificità e diversità culturale, tanto più essa – per quanto mi riguarda – risponderà e corrisponderà degnamente al suo ruolo e alla sua funzione nella società sarda e nel reticolo nazionale e planetario».

Il monito sottinteso delle parole di Kundera…

«La Sardegna si salverà solo grazie a una nuova generazione colta e competitiva che saprà cambiare il paradigma, che saprà rovesciare il suo rapporto col mondo partendo da se stessa, dalla sua identità, dall’universale concreto (e non astratto), che saprà dialogare con tutti senza complessi di inferiorità. Gli scrittori e gli artisti sardi ci hanno indicato la strada, ci hanno restituito questa verità metaforica. Bisogna conoscerli e studiarli».

Perché “Lingue e culture della Sardegna”, perché al plurale?

«Perché l’identità odierna della Sardegna è il frutto di un lungo processo, dinamico e polimorfo, veicolato da più lingue. La storia ci ha insegnato, infatti, che la civiltà sarda è una sorta di conglomerato etnico, risultato di un incontro di lingue e di culture. C’è la lingua sarda con le sue varietà che hanno prodotto una loro testualità dal Medioevo a oggi – chiude Manca – e ci sono le altre lingue (l’italiano, il catalano, il castigliano, il latino umanistico, il francese)».

La Nuova Sardegna, 7 marzo 2021

 

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