Le città: nascite e rinascite nella storia, di Patrizia Garibaldi e Amedeo Finiello

Gerico e Uruk: culle della nascita. L’Italia e le Fiandre culle della rinascita.

 

Gerico e Uruk: culle della nascita

Gli agglomerati mesopotamici furono preceduti da megasiti dotati di sistemi amministrativi. Nel 9000 a.C. sorsero le prime mura nel luogo biblico

L’urbanizzazione è uno dei megatrend demografici globali registrati dall’Onu. Nel 2017 circa 4,1 miliardi di persone, oltre metà della popolazione del nostro pianeta, vivevano in una città. Secondo alcune previsioni entro il 2050 tre quarti della popolazione mondiale sarà urbana e questo determinerà lo sviluppo di numerose megalopoli. L’analisi dei processi urbani condotta all’interno di diversi contesti storici ha indotto numerosi studiosi a ipotizzare che i centri urbani, indipendentemente dalle dimensioni, dalla collocazione geografica e dal contesto culturale o cronologico, siano accomunati da funzioni e caratteristiche assimilabili.

Benché separati da migliaia di anni e da forme diverse di sviluppo, quindi, possono essere definiti «città» i centri abitati in cui esistono edifici, aree e mercati pubblici, strutture amministrative, nelle quali sono presenti divisione del lavoro e altre forme di interdipendenza tra gli abitanti e una struttura centrale di governo. Ma quando la nostra specie ha «immaginato» la prima città e dove una comunità umana si è data per la prima volta un’organizzazione e ha adottato stile di vita urbano?

È ragionevole supporre che tale sviluppo si sia verificato in una regione dell’Eurasia, ma è assai improbabile che ricerche archeologiche riescano a mettere in luce le tracce che documentano questa invenzione umana.

Alcuni parametri permettono di distinguere una città da altri tipi di insediamento archeologico: la vasta estensione del territorio che occupa, un’elevata densità demografica, la presenza di costruzioni o strutture comunitarie come mura di cinta, edifici religiosi e politici, la presenza di forme di controllo e di organizzazione centralizzata, l’incremento di attività specializzate, lo sviluppo di un diverso rapporto con l’ambiente e il territorio circostante.

Il dibattito sulla genesi dell’urbanizzazione per lungo tempo ha considerato la città come il prodotto di una progressione lineare e univoca, iniziata con la comparsa di piccoli insediamenti stabili durante il Neolitico e arrivata a conclusione nel IV millennio a.C., quando furono creati i grandi agglomerati urbani mesopotamici dell’età del bronzo, tra i quali spicca la città di Uruk.

In questa estesa città sumerica, sorta intorno al 3300 a.C., viveva una popolazione di 50-80 mila abitanti. Ad Uruk sono stati messi in luce spazi pubblici, edifici amministrativi, monumenti, edifici templari, sale colonnate, cortili e complesse architetture terrazzate. La città è considerata il luogo di origine della scrittura e grazie ai documenti decifrati sappiamo che aveva strutture di governo centralizzato e una forte specializzazione del lavoro. Una rete di canali la collegava all’Eufrate e quindi al mare: il mitico Gilgamesh, protagonista del primo poema epico della storia umana, è enumerato tra i suoi re.

 

L’Italia e le Fiandre culle della rinascita

La ripresa anche demografica dopo il Mille non ricalca il modello dell’Impero romano. Prevalgono diversità e creatività, a partire da due regioni europee

A partire dall’XI secolo, dopo secoli di declino quasi inarrestabile, le città dell’Occidente europeo ripresero vita e modificarono in positivo il loro trend. Però, con una pelle mutata: non furono più espressione della riproducibilità dell’Impero romano, dove ogni città era una sorta di clone che ricalcava le forme della capitale, Roma. Ora, in questa nuova fase, ciò che conta di più è la forte spinta creativa e autonoma che scaturisce dal basso, con un’evoluzione impetuosa e repentina.

Le città crescono infatti in maniera accelerata, in parallelo con il forte boom demografico che esplode dopo il Mille. Diventano la meta privilegiata di movimenti consistenti di popolazione che innescano forti processi di urbanizzazione. Si formano costellazioni urbane, che seguono le diverse orografie dei territori, le coste, i principali assi viari di comunicazione tra nord e sud, i percorsi fluviali di raccordo tra mare e zone interne. Non tutte le città sono uguali, però. C’erano, per esempio, quelle di origine antica, in via di rinnovamento. Oppure grossi villaggi, aperti o chiusi, che insistevano intorno a un castello o a un monastero. O ancora città costruite ex novo, borghi franchi, villenove che in Italia nascono spesso sotto la spinta dei Comuni già esistenti o, altrove, nel resto d’Europa, su impulso di sedi vescovili o di grandi signori feudali.

Ci troviamo di fronte cittadine che ricostruiscono dal nulla le proprie mura o riattano quelle che c’erano, con opere edilizie che coinvolgono intere comunità e che fanno delle cinte e delle porte l’emblema della propria diversità, simbolo della rinnovata vita urbana. Dei microcosmi solo in apparenza condizionati dalla tradizione, in particolare romana, mentre nei fatti ogni città appare totalmente svincolata da essa, con una capacità di sperimentazione inedita tanto nel campo politico, istituzionale e normativo quanto in ambito sociale e dell’azione economica.

Non si tratta però mai di grandi agglomerati, anzi le città sono piuttosto piccole, con dimensioni assai distanti da quelle dei centri musulmani o cinesi dell’epoca: alla fine del Duecento, nel momento di massimo slancio demografico, non sono più di sessanta quelle che superano i 10 mila abitanti, una decina forse i 40-50 mila (oltre a Parigi e Gand, le altre sembrano tutte italiane, tra cui Milano, Firenze, Genova, Venezia, Napoli, Palermo). Due sono i maggiori poli di attrazione. Innanzitutto, l’Italia. La proliferazione delle città è piuttosto uniforme, compreso il Mezzogiorno in cui, in età normanna e poi sveva, sia le città tirreniche (come Napoli) sia quelle adriatiche, tra cui la pugliese Barletta, crescono in maniera costante; sebbene la città principale resti la capitale del Regno di Sicilia, Palermo. Ma è l’Italia centro-settentrionale a vivere la crescita più imponente.

LA LETTURA,  5 luglio 2020

 

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