Oe, sa sartilla, di Enrico Carta

 

Non si sa quando fu la prima volta. Non si sa quando all’anello subentrò la stella. Né quando fecero la loro comparsa le maschere e neppure quando si iniziò a correre nel periodo di carnevale – le prime testimonianze storiche ci riportano sempre e solo verso giorni speciali o ricorrenze legate al trono di Spagna -.

Non si sa quando tutto ebbe inizio né quando ci si trasferì in via Duomo per lanciarsi al galoppo e cercare di fare proprio l’ambito bersaglio da infilzare con la spada.

Quel che si capisce da come sono andate le cose è che fu qualcosa di bellissimo, di talmente straordinario che il passato divenne presente e che l’oggi è un incedere di meraviglie che spostano la Sartiglia direttamente nel futuro.

Il primo documento attesta una sortilla nel 1547, Carlo V d’Asburgo regnante su mezzo mondo. Governava anche sulla Sardegna su cui da tempo si erano spente le luci dei giudicati e il sogno d’indipendenza proprio per mano di coloro che arrivarono dalla penisola iberica a conquistare quella piattaforma strategica del Mediterraneo occidentale.

Carlo V, l’uomo sui cui reami non tramontava mai il sole, è uno di quei personaggi che lasciano l’impronta; di quelli che, come avrebbe detto il grande filosofo tedesco Hegel, portano la fiaccola della storia. Fu imperatore del Sacro romano impero germanico e Arciduca d’Austria dal 1519, principe dei Paesi Bassi come duca di Borgogna dal 1506, re di Spagna dal 1516 e quindi anche sovrano di Sardegna annoverata proprio tra i domini spagnoli che in quei decenni iniziavano a diventare molto più estesi perché un navigatore genovese, Cristoforo Colombo, si era spinto là dove credeva ci fossero le Indie e invece trovò l’America.

E mentre il Mediterraneo perdeva la sua centralità geografica e parte del suo valore strategico ed economico, accadde che in una cittadina che guardava, forse solo geograficamente e non politicamente, verso la Spagna, si decidesse di stanziare una piccola somma di denaro per correre una sortilla nel nome dell’imperatore.

Il documento del 1547 fa con tutta probabilità riferimento alla manifestazione organizzata l’anno precedente, probabilmente «per festeggiare le gesta dell’imperatore, impegnato, in quegli anni, ad arginare la minaccia turca prima e nella guerra contro i protestanti poi», come dicono gli studiosi, in particolare Ilaria Urgu, che recuperarono i documenti dall’Archivio storico comunale.

Da lì in poi le sortillas si susseguono a seconda di un calendario irregolare coi giorni di festa scanditi per almeno due secoli dalla necessità di celebrare i sovrani di Spagna.

Con tutta probabilità è alla fine del ’700 che quella parola magica viene mutata in Sartiglia e che si inizia a correre nel nome di un altro potere, quello metà spirituale e metà temporale della chiesa, che incardina la giostra e la “istituzionalizza”. La corsa è poi cambiata col tempo, perpetuata dai gremi dei contadini e dei falegnami, ma è a quel passato secolare che i 111 cavalieri oggi e martedì in pista per la corsa alla stella in via Duomo e la corsa delle pariglie in via Mazzini si ispirano.

Da  LA NUOVA SARDEGNA, 22 FEBBRAIO 2020

 

Condividi su:

    Comments are closed.