«Io, la Sir e i pranzi con gli operai», di Gavino Masia

Grande festa in basilica, don Gavino Sini ha celebrato nella sua città i cinquant’anni di sacerdozio

Ci teneva a riunire parenti e amici più cari all’interno della Basilica – il giorno dopo la ricorrenza del martirio di San Gavino – e aveva chiesto all’amico parroco don Mario Tanca di concelebrare nella sua città la messa dei cinquanta anni di sacerdozio. Don Gavino Sini, 76 anni, aveva studiato Teologia a Bologna e fu il primo aspirante prete a lavorare nella fabbrica Innocenti della capitale felsinea insieme agli altri operai. «Lo facevo di nascosto per conoscere i problemi delle maestranze – ricorda – e quel mondo ha rappresentato una grande preparazione per quello che sarebbe poi stato il mio cammino ecclesiastico». A 26 anni divenne prete e il suo primo incarico di vice parroco fu a Thiesi, di seguito Ittiri e infine otto anni a Sassari a Sant’Apollinare. «Il vescovo Isgrò mi chiamò per costruire il suo secondo progetto a Santa Maria di Pisa, in onore di Santa Maria Bambina, e qui sono rimasto trent’anni: in questi giorni ho realizzato il sogno di celebrare nella mia città questo anniversario particolare, insieme a don Mario Tanca e don Salvatore Ruiu che mi hanno accompagnato nelle attività giovanili nella comunità di via Fattori e al quartiere Satellite». Con don Tanca, che allora era diacono, aveva formato la comunità del quartiere Andriolu e in una palazzina era stata allestita una piccola chiesa mentre in un altro appartamento si svolgevano gli incontri pastorali con tanti giovani. «Ci occupavamo di ambienti particolari – aggiunge don Sini – e io avevo scelto la zona di Ponte Romano per fare catechismo e impartire la comunione e la cresima ai ragazzi di allora: erano i tempi della Sir, che contava all’interno almeno dodicimila dipendenti, e noi entravamo nella fabbrica e pranzavamo con gli operai, oltre a celebrare la messa della Pasqua con don Fenu. A me non permettevano comunque più di tanto dentro la zona industriale, perché mi consideravano un prete comunista, però la sera continuavo a fare tante altre attività sociali, con un amico prete che lavorava alla Vianini, tra cui i corsi di recupero per i giovani che dovevano presentarsi all’esame di scuola media». C’era poi l’aiuto a don Ruiu, con il primo insediamento di case al quartiere Satellite, dove nei locali delle scuole elementari si facevano attività di catechismo la domenica. «Quel mondo industriale di allora è finito – racconta – e la zona industriale appare così povera e degradata: Porto Torres non è mai stata lontana dal mio cuore, vengo a trovare spesso i miei fratelli, e ci sono luoghi come Balai dove sono cresciuto con gli amici, alcuni di loro lavoravano nell’industria e a 65 anni sono purtroppo morti uno dopo l’altro di malattie». Oggi la città è diversa e don Gavino Sini la vede comunque bella: «Mi dà l’idea di una comunità che ha grandi potenzialità per il turismo, anche se alcuni quartieri periferici camminano a rilento anche nel progresso sociale. Dispiace che non tutto funzioni bene e che manchi quel richiamo forte che c’era un tempo per la cultura e per tutto quello che rappresentava l’avvenire».

 

Condividi su:

    Comments are closed.