Io sono Gesù, un rivoluzionario, di Marco Ventura

Yvan Sagnet è nato in Camerun e si è laureato in Ingegneria al Politecnico di Torino. Yvan Sagnet ha guidato la protesta contro il caporalato in Italia e per questo è stato nominato cavaliere della Repubblica da Mattarella. Milo Rau l’ha chiamato per interpretare Cristo nel suo lavoro che parte da Matera. Lo ha incontrato Marco Ventura, studioso dei rapporti tra religione, società e diritto.

Di Gesù se ne intendono, a Matera. Hanno ospitato le riprese de Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini nel 1964 e de La passione di Cristo di Mel Gibson nel 2004. Nell’anno di Matera capitale europea della cultura, la città ha voluto tornare sulla religione e ha incaricato il regista svizzero Milo Rau di inventare come. È nato così il progetto de Il nuovo Vangelo, documentario di denuncia legato al movimento «La rivolta della dignità», e al contempo film sulla Via Crucis di un Gesù alle prese con il nostro mondo. Milo Rau non ha voluto attori professionisti, il casting ha privilegiato attivisti della giustizia sociale. Per il ruolo di Gesù, il regista ha interpellato Yvan Sagnet, leader del movimento No Cap contro il caporalato, autore e sindacalista, nato e cresciuto in Camerun, in Italia dal 2007. «La Lettura» incontra Sagnet, 34 anni, a San Severo, nel Foggiano, in una pausa delle riprese del film.

Quando il regista le ha chiesto di essere il Cristo de «Il Nuovo Vangelo» cosa ha pensato?

«Ho accettato subito. Nell’analisi di Milo Rau, Gesù era una sorta di attivista, uno che si batteva per la giustizia. E ha voluto prendere me per il ruolo, perché io sono così. Lo stesso è avvenuto per i discepoli. Mi è piaciuta l’impostazione. Un film con lo sguardo sul mondo di oggi».

Un film su chi sarebbe Gesù oggi?

«Chi sarebbe, e soprattutto con chi sarebbe».

E con chi sarebbe?

«È la domanda che ci siamo posti: Gesù oggi sarebbe con i ricchi o con i poveri?».

Per stare con i poveri girate il film nelle periferie del sud.

«Si tratta di un docufilm. Con la parte documentario e la parte film. Cercherà di mostrare che alcune parti del Vangelo corrispondono ai fatti di oggi. Che le cose non sono cambiate».

Come si è preparato a fare Gesù?

«Non sono un attore, faccio altro nella vita. Ma qui non c’è bisogno di essere un attore professionista. Devo essere me stesso. Nella parte del documentario si vede la mia lotta contro lo sfruttamento».

Ma Gesù è Gesù.

«Nella parte del film, quando devo interpretare la figura di Gesù, recito alcuni versetti biblici. Li memorizzo e li recito entrando nel personaggio. È semplice».

Gesù è il figlio di Dio.

«Sono molto religioso, sono molto credente».

Cristiano?

«Di fede cristiana cattolica. È l’altro motivo per il quale ho accettato la parte. Oltre al taglio del film, al suo messaggio. Per noi, per la mia cultura, la figura del Cristo è molto importante. È un onore interpretare la figura del Cristo». Prega per fare bene Gesù sul set?

«Ogni giorno prego. Sono praticante».

Recitare è comunque una sfida.

«Ho vissuto tutto in modo naturale. Molti versetti già li conoscevo, sono uno che legge la Bibbia. C’è un rapporto diretto tra me e la figura del Cristo. C’è stata subito un’empatia su quello che devo fare in scena».

Dunque lei crede in Gesù e in Dio. Crede anche nei miracoli?

«Se sei un credente come me, se credi veramente, se credi in Gesù, credi anche nei miracoli».

Allora…

«…però la cosa bella del film… il film è centrato sull’universalità del Cristo. Tra gli apostoli che Milo Rau ha scelto, molti sono non credenti o non cristiani. Ci sono anche alcuni musulmani. Hanno deciso di partecipare proprio perché il messaggio del Cristo è universale».

E seguono un Gesù nero.

«Chi vuole etichettare il Cristo come un occidentale si sbaglia. Gesù parlava a ogni essere umano».

Il vostro Gesù è un rivoluzionario. Un Gesù politico, un attivista. Un Gesù all’insegna dell’insurrezione.

«È esattamente quello che faceva Gesù. Era un rivoluzionario. Ha cambiato i concetti. Siamo passati dall’Antico al Nuovo Testamento. La sua figura era anche in qualche modo politica, e i suoi nemici… i romani ne avevano paura».

Ecco appunto, un Gesù politico.

«Il suo messaggio era per le masse popolari. Per questo era temuto. Dice nel Vangelo: avranno la precedenza i peccatori e le prostitute; non dice i milionari; o i preti. Saranno i più deboli che avranno un posto in paradiso».

Un attivista. Come lei.

«Era un messaggio rivoluzionario. Per il quale è stato crocifisso. È lo stesso oggi. Non bisogna temere il nemico, non bisogna temere la morte. Gesù non ha temuto la morte. È venuto sapendo di dover morire. Per i peccati dell’uomo. Se abbiamo paura, vincerà il male, vincerà il sistema capitalistico, vincerà l’ingiustizia».

Molti cristiani si sentiranno a disagio davanti al vostro approccio alla loro fede.

«Un cristiano non dovrebbe pensare che questo film va contro i valori cristiani… se un cristiano non… non voglio dire che non è un cristiano, ma… è qualcuno che non ha veramente maturato la fede».

Per molti cristiani il sistema capitalistico non è il male. Al contrario, è la condizione per lo sviluppo, per il lavoro…

«…il nostro non è un attacco al capitalismo in quanto tale. Bisogna ridistribuire la ricchezza. Bisogna normare un po’ questo sistema. Serve un modello di sviluppo nuovo, che non sfrutta, che non alimenta le guerre. Noi critichiamo la parte brutta, cattiva, del capitalismo».

Usate la religione per proporre un nuovo modello economico.

«No. Il film va oltre i modelli economici, comunismo, capitalismo… Ogni essere umano deve avere i diritti basilari e le stesse opportunità. Per l’educazione, la casa, la sanità. Dobbiamo costruire un mondo senza povertà, senza guerre, senza sfruttamento. È il messaggio della Bibbia. Sono i valori di Gesù».

Proprio in Italia dovete combatterla questa battaglia? Perché non nel suo Camerun?

«Ha più impatto qui, perché qui è avvenuta la trasformazione. L’Italia è un Paese simbolo. Anche per l’Europa. E poi da qui sono partiti i religiosi per diffondere il cattolicesimo in tutto il mondo».

Si sono rovesciate le parti. Il Gesù nero ricorda ai cristiani europei che il cristianesimo africano è più grande e più forte.

«Ci sono 600 milioni di cristiani in Africa, più dell’intera popolazione dell’Unione europea. Insieme ai cristiani latino-americani sono ormai la maggioranza».

E volete insegnare il cristianesimo agli europei.

«I cristiani europei devono ritrovare un cristianesimo più pratico e meno rituale. Che non è soltanto festeggiare Natale, ma è praticare le parole che ci ha lasciato il Cristo. È questo il grande problema del cristianesimo in Europa e in Occidente. Si pratica meno».

Se il cristianesimo si pratica di più in Africa, perché allora la gente vuole andarsene?

«La gente scappa dall’Africa non perché non incide il cristianesimo. Al contrario, il cristianesimo attenua fortemente il conflitto. Abbiamo i nostri problemi, ma la verità è che guerre, devastazioni, fame hanno cause esterne, sono alimentati dall’Occidente…».

…è colpa degli altri, dell’Occidente cattivo, ma pensarla così non aiuta gli africani…

«…l’ho già detto, esiste la corruzione, i figli dell’Africa hanno le loro responsabilità. Ma nella stragrande maggioranza delle cause c’è una forte influenza esterna, a partire dalla schiavitù».

Non vi sembra di strumentalizzare Gesù in funzione anti-occidentale?

«…Gesù non aveva nazionalità, non aveva colore della pelle. Gesù è allo stesso tempo bianco, giallo, rosso, nero. Gesù è Gesù».

Non mi convince. Salvini usa il rosario, voi usate il Gesù nero.

«Rigettiamo l’unilateralismo nell’interpretare il cristianesimo. Abbiamo lasciato la parola a Salvini. Le altre concezioni del cristianesimo sono venute meno. Con il film vogliamo dire che abbiamo una certa concezione del cristianesimo. Non lo concepiamo come voi».

Voi chi? Quelli che difendono il proprio benessere?

«Non puoi dire da cristiano: se sono povero non accolgo, se non ho lavoro non faccio lavorare. Non possiamo capitolare su questo, come vorrebbe chi piega il cristianesimo alle sue convenienze. Grazie al film ora c’è un dibattito sul merito».

Troppo tardi. Salvini non è più ministro, i porti saranno riaperti…

«…il punto non è Salvini, ma il pensiero salviniano che rimane molto forte, in Brasile, negli Stati Uniti, in Francia, in Ungheria. Questo è un film per tutte le stagioni».

Vi sentite minoranza, ma avete il Papa dalla vostra parte.

«Non è che il Papa sia d’accordo con noi. Il Papa interpreta il messaggio di Gesù. Gesù era un rifugiato. Per lui non ci sono stranieri».

La prossima tappa della vostra Via Crucis, la risurrezione, dopo Matera, sarà a Roma.

«Lì viveva Cesare. Era la capitale dell’impero romano. Pietro ha messo lì la prima pietra. Roma è un grande simbolo per il percorso del cristianesimo».

Incontrerete il Papa?

«Non è previsto, però ci farebbe piacere. Faremo il possibile».

Lei ha intanto già incontrato il presidente Mattarella, che nel 2017 l’ha fatta cavaliere della Repubblica. Lei ha una responsabilità verso l’Italia.

«Il film riguarda anche i poveri italiani. Uno dei discepoli del film è un contadino italiano che si batte contro lo sfruttamento nell’agricoltura».

Lei deve all’Italia una laurea al Politecnico di Torino. Che cosa significa essere un Gesù ingegnere?

«Non ho mai esercitato il mestiere di ingegnere. Ma quella formazione mi aiuta a essere pragmatico. Mi hanno insegnato a trovare rapidamente soluzioni».

Un attivista ingegnere che crede nei miracoli.

«Uso la mia fede per fare ciò che faccio. Per andare avanti. Mi ha aiutato anche nel mio lavoro, nella mia vita. Quando torno a casa, prima di andare a dormire, mi rivolgo al Signore. Sento questa energia, che per me è un valore aggiunto».

Un Cristo nero. Un Cristo ingegnere. Duemila anni dopo la venuta di Gesù, è questa la novità del vostro «Nuovo Vangelo»?

«Non lo chiamiamo nuovo per differenziarci dal Vangelo di duemila anni fa. È nuovo per come deve essere interpretato oggi. Un Vangelo per un nuovo contesto».

La lettura, 22 settembre 2019

 

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