Il mistero della fine dei popoli nuragici

 

Sergio Frau (nella  FOTO), giornalista e scrittore. Ora un nuovo libro, “Omphalos”, diventa una mostra, esposizione di successo al museo di Sorgono.Un luogo non casuale ma che fa della centralità la sua forza, un po’ come le sue teorie sulla Sardegna?

«E’ stata la geografia degli Antichi a portarmi a Sorgono, nel cuore della Sardegna: decine di autori greci giurano che Atlante era al centro del loro mondo. Platone precisa che la sua grande isola era al di là delle Colonne d’Ercole che, all’inizio fino al 200 a.C., prima di essere spostate a Gibilterra, erano ancora al Canale di Sicilia. Be’ uscendo da quella bocca che, purtroppo, è ancora oggi la più assassina del Mediterraneo, non solo si entra nell’Occidente dei Greci, ma si va a sbattere su una grande isola un tempo ricchissima e felice: la Sardegna di Atlante, Montagna Cosmica che, uscendo dal mare sul 40° parallelo, faceva da Axis Mundi, ordinando il mondo tutt’intorno. Insomma: non sono il primo a dire che Atlante era al Centro del Mondo. Omero, Esiodo, Eschilo & C. ce lo giurano… Sono il primo a crederci davvero, a prendere per buone quelle loro parole e a verificare misurando. E, proprio misurando, su quel 40° parallelo che gli Antichi chiamavano la Linea degli Olimpi, ci si accorge che quei 200 menhir scoperti 30 anni fa da Francesco Manca, non segnano soltanto il Centro dell’Isola ma il Primo Centro del Mondo: una grande Delfi millenni prima di Delfi». Cosa può ammirare il visitatore per raggiungere il centro del Mandrolisai che sarà anche geograficamente centrale ma allo stesso tempo periferico almeno per una viabilità che non lo aiuta.

La strada della conoscenza è sempre tortuosa, giusto?«

Un po’ di tornanti, lo ammetto, bisogna metterli in conto, ma penso che ne valga la pena: in mostra al museo mappe, foto, video e pannelli che riassumono e confrontano le antiche testimonianze che mi hanno regalato la struttura del mio libro/inchiesta: nell’insieme più di 300 grandi immagini che restituiscono un senso e una geografia reale alla Prima Storia. Diventa chiaro – spero – che la Sardegna non è Atlantide, l’Isola delle mille fantasticherie, cercata e mai trovata al di là di Gibilterra, ma torna ad essere l’Isola di Atlante visto che – con tutti i suoi primati e le sue meraviglie archeologiche – regge la parte di Isola Mito che l’intero Mediterraneo le attribuiva».

La Sorgono dei 200 menhir più antichi di Stonehenge, al centro del centro del mondo, è già di per sé un’ottima motivazione di viaggio?

«Si tratta di un sito importantissimo: la più alta concentrazione di menhir d’Italia. Se si riesce a capirne il valore, la funzione, il ruolo che deve aver avuto 5.000 anni fa, diventa entusiasmante: rivivono i ricordi della Fiera di San Mauro che portava gente dall’intero Mediterraneo per acquistare le sapienze artigianali sarde. E’ entusiasmante. Il Rosone della chiesa cinquecentesca lì accanto, il più grande della Sardegna su una facciata rivolta a ovest, verso i menhir, sembra raccontarci di una memoria lunga, rimasta viva a lungo. Poter arrivare di nuovo a Sorgono da Cagliari con il trenino a vapore che portò qui il D.H. Lawrence di “Mare e Sardegna” è un sogno che facilmente può diventare realtà: nel gennaio del 2021 saranno 100 anni esatti da quel viaggio che sarebbe bello poter festeggiare riattivando il tratto che manca anche per offrirlo a chi visita la nostra isola».

Nel museo di cui lei è curatore il percorso che scaturisce dalla sua nuova ricerca Omphalos, il Primo Centro del Mondo cerca di restituire credibilità alle parole degli Antichi. Fornisci prove, mappe e indizi, foto… La Sardegna non era per niente un territorio marginale, ma la sua cultura e civiltà vanno oltre il mito…

«Ormai, sono convinto che – a saperli leggere – i miti contengano grandi dosi del sapere degli Antichi. Le Colonne d’Ercole, ad esempio, dovevano far da segnale di paura dove i fondali si fanno rischiosi e dove iniziavano le terre dei Fenici. Europa rapita da Zeus? Stando ai testi si tratta di un viaggio da Occidente fino in Grecia. L’Isola dei Beati di Kronos e lo stesso Atlante messo qui, al centro, anche misurando, attestano che la nostra doveva essere un’Isola di Tutti, chentu concas, chentu berrittas: una strabiliante città galleggiante che da poco l’Istat ha riconosciuto come la regione più ricca di archeologia di un’Italia che, di per sé, è archeologicamente la più ricca del mondo. Isola Mito, certo, ma anche con una realtà che la fece diventare mitica».

 

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