La Sardegna va come il suo tren-ino, di Ciriaco Offeddu

Il trenino va in retromarcia: il commento, di Ciriaco OffedduI limiti della rete ferroviaria sarda come i progetti di sviluppo mai attuati. L’articolo è uscito ieri nella prima pagina de L’Unione Sarda.


Dopo “Colpi di Scure e Sensi di Colpa”, Fiorenzo Caterini affronta il tema della demolizione della memoria della storia sarda con un interessante saggio “La Mano Destra della Storia”, nel quale argomenta che “la genesi della storia italiana parte proprio dalla Sardegna, e il complesso edipico italiano nei confronti della nostra isola si realizza con l’uccisione della storia sarda e con il suo persistente stupro territoriale e ambientale, che assume contorni indagabili con i metodi degli studi post-coloniali”.

La Sardegna non deve essere “costruttrice di storia” e pertanto la formazione, la sanità, i collegamenti, i trasporti, l’energia e i servizi in genere devono riflettere una realtà periferica, aspra come il suo territorio dopo le violenze subite.

È chiaro come la storia nuragica sarda sia disfunzionale alla storiografia ufficiale, e come “la carenza di attenzione nei confronti dei beni archeologici, come la civiltà nuragica, abbia trovato un’ulteriore giustificazione”.

Sul persistente stupro territoriale e ambientale (il petrolchimico a Ottana non è l’ultimo atto) non si è ancora scritto a sufficienza, ma è indubbio che “all’inclusione nello stato-nazione si opponga sempre una sorta di esclusione dai processi di reale sviluppo economico”.

Lo stato attuale delle ferrovie è un coerente tassello del quadro. Al suo interno esistono tre diverse situazioni. La tratta Cagliari-Sassari-Olbia è la testimonianza della minimale presenza dello Stato, emersa più deludente di quello che ci si aspettasse dopo i pesanti investimenti, e comunque non funzionale alla crescita della Sardegna.

La seconda situazione d’indagine è la rete di “trenini”, che dovrebbe essere ripensata da zero e valorizzata a scopi turistici, come hanno fatto tanti paesi e non ultimo i giapponesi con i treni lenti (i percorsi sardi potrebbero essere pensati per un turismo meditato e la scoperta di tesori naturali, archeologici, enogastronomici). Non casualmente, invece, si è fatto di tutto per distruggere questa rete e farla diventare obsoleta, indegna di guidare un possibile sviluppo, ancorché di forzarlo. Isolamento, spopolamento? Eppure tagliamo i collegamenti invece che potenziarli, e li rendiamo sgradevoli e improduttivi per il turismo (il carro-bestiame tra Mandas e Laconi è sotto gli occhi del mondo).

E intanto (oltre mezzo secolo d’attesa: vi ricorda qualcosa?) si perde tempo nel non rispondere alle esigenze specifiche della Barbagia. La tratta Nuoro-Macomer rappresenta la terza situazione da considerare, la più importante della strategia di cambiamento, non solo in termini di velocità, ma di apertura dei collegamenti. Come dice Claudio Solinas che guida la battaglia civile, “la linea offre oggi un servizio ferroviario da terzo mondo, utilizza i guardia-barriere come nel 1889, chiude il servizio per 60 giorni all’anno, utilizza treni che vanno a 40 km/h”.

Da aggiungere che le meravigliose carrozze sono prive addirittura delle toilette, e che non è chiaro se e come siano stati spesi dal 2017 a oggi i 40 milioni rimanenti del finanziamento previsto. Lo scartamento ridotto è solo il primo gradino da abbattere per agganciarsi alla rete nazionale, e la cessione della linea da Arst a Rete Ferroviaria Italiana, perseguita testardamente dai comitati locali, ne è la pre-condizione indispensabile.

Ma è lo “sfondamento” verso il mare il passo che dovrà finalmente cambiare il quadro strategico: una Barbagia quasi equidistante dagli aeroporti di Cagliari e Olbia, collegata da treni comodi e veloci, consentirebbe l’arrivo dei flussi turistici attesi, dischiudendo al mondo i territori e le opportunità dell’interno.

È ora di interiorizzare l’uccisione della nostra storia e lo stupro dei nostri territori e considerarle pagine di un passato sbagliato, un enorme errore da dimenticare rapidamente, come la nostra acquiescenza. Domattina svegliamoci diversi.

 

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    1 Comment to “La Sardegna va come il suo tren-ino, di Ciriaco Offeddu”

    1. By Mario Pudhu, 18 agosto 2019 @ 14:06

      Eja, e sa chistione est gai crara chi ndhe tiat bogare fintzas s’ogru a su tzegu, ca fintzas sos tzegos la tiant bídere si apenas connoschiaimus duas rigas de s’istória mala chi nos ant fatu fàghere e semus sighindhe (e bi ndh’at de ndhe faedhare che de abba de contza de sos ‘politici’ sardos, chentza tantos “distinguo”, e pro no faedhare de sos istudiados e “intellettuali” manialedhos de un’istadu colonizadore, solu cuntentos de èssere lómpidos a… civilizados).
      Ma su pecadu mortale no est solu de su domíniu istranzu, colonialista chi faghet su “dovere” de colonizadore!
      Su pecadu mortale chi nos bochit est in prenu su nostru etotu – e própriu a comintzare de chie at contadu che a s’assu de bastos chirchendhe de contare carchi cosa mancari in númene de sa Sardigna ma in pràtiga pro sos afariedhos suos o de sa “butega” sua tricolore de totu sos colores –.
      Sa curpa manna la tenimus in prenu nois Sardos etotu (a donzunu sa responsabbilidade sua, si no semus afariados a nos sighire a pònnere sa manu in ogros pro no bídere!) ca no faghimus àteru si no sighire a prànghere e a pedire, duos séculos sempre ifatu de sos salvinistas de totu sos colores e càlibbru, coltivendhe sa farta de fide e tírria tra nois e pro nois etotu, coltivendhe donzi zenia de dipendhéntzia e de illusione, a su postu de coltivare fide, isperàntzia, caridade e unidade tra nois etotu e sas capatzidades pro fàghere su chi nos andhat bene.
      Ite semus bonos a fàghere petzi “análisi” ma sighindhe a pistare abba a su postu de fàghere su “fortza paris” de s’unidade natzionale nostra e cúrrere a nos illibberare?