Così si è incrinato il modello svedese, di Andrea Di Consoli


In che modo la Svezia – patria di uno dei sistema di welfare più avanzati del mondo – sta reagendo alla crisi economica e alle ondate migratorie? Sta reggendo il “modello svedese” di matrice socialdemocratica di fronte a questo nuovo scenario socio-economico europeo? Prova a rispondere empiricamente a queste domande un puntuale saggio sociologico di Veronica Riniolo intitolato L’integrazione dei migranti in Svezia. Tra sfide e opportunità (Franco Angeli, 118 pagg., 16 euro).

La prima risposta potrebbe essere questa: il modello non regge più come un tempo, nonostante i livelli di accoglienza e di inclusione siano ancora alti.

Un po’ di numeri. La Svezia è il terzo Paese europeo per percentuale di immigrati rispetto alla popolazione residente (il 16 per cento). Sin dal 1975, come scrive la Riniolo, «la Svezia abbracciò una politica basata su un approccio multiculturale», e migliaia furono i rifugiati provenienti da Cile, Iran, Etiopia e Medio Oriente. «L’approccio svedese››, scrive ancora l”autrice, «fu diretto a sostenere e garantire la diversità etnica mediante il supporto ai giornali editi nelle lingue dei migranti, l’insegnamento della lingua dei Paesi di origine nelle scuole e il supporto finanziario alle associazioni etniche». La Svezia è uno dei tre Paesi europei ad aver ricevuto il maggior numero di richiedenti asilo dal 2014. Tra il 2014 e il 2017 la Svezia ha ricevuto ben 272.117 domande, concedendo ben 143.858 permessi.

Eppure negli ultimi anni il “modello svedese” è entrato in crisi. Gli immigrati non si sentono accettati e sufficientemente integrati, mentre gli svedesi hanno iniziato a considerare eccessivi gli arrivi, tanto che alcuni gruppi più agguerriti hanno preso d’assalto i centri di accoglienza. Un dato (Eurostat) evidenzia bene questa incrinatura; il divario tra il tasso di occupazione dei nativi (82,1%) e quello di coloro che non hanno la cittadinanza svedese (’61,7%). Studiare le politiche migratorie della Svezia significa capire meglio le prospettive dell’accoglienza in Europa. Tanto che le domande finali della Riniolo assumono valenze importanti per l’intero continente: «Sarà in grado la Svezia di integrare un cosi alto numero di rifugiati, una parte dei quali con scarsa formazione? Riuscirà a mantenere uno dei welfare state più generosi al mondo?››.

Da ‘ io sole  24ore’ 2 dicembre 2018.

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