Migranti, c’è l’accordo Ue: migranti distribuiti in tutti i Paesi ma solo su base volontaria

Conte soddisfatto: l’Italia non è più sola, avrei corretto qualcosa ma abbiamo fatto l’accordo in 28. Salvini scettico: passi avanti, ma non mi fido delle parole. Pubblichiamo il documento firmato dai 28 capi di governo ed il commento giornalistico della  STAMPA  di oggi.

 

DOCUMENTO  Il testo conclusivo del Consiglio europeo sui migranti

Conclusioni – 28 giugno 2018 EUCO 9/18 1 IT I.

MIGRAZIONE

1. Il Consiglio europeo ribadisce che il buon funzionamento della politica dell’UE presuppone un approccio globale alla migrazione che combini un controllo più efficace delle frontiere esterne dell’UE, il rafforzamento dell’azione esterna e la dimensione interna, in linea con i nostri principi e valori. È una sfida, non solo per il singolo Stato membro, ma per l’Europa tutta. Dal 2015 è stata posta in essere una serie di misure ai fini del controllo efficace delle frontiere esterne dell’UE. Si è ottenuto in tal modo un calo del 95% del numero di attraversamenti illegali delle frontiere verso l’UE rilevati rispetto al picco registrato nell’ottobre 2015, anche se i flussi hanno ripreso a crescere di recente sulle rotte del Mediterraneo orientale e occidentale.

C        2. Il Consiglio europeo è determinato a proseguire e rafforzare questa politica per evitare un ritorno ai flussi incontrollati del 2015 e contenere ulteriormente la migrazione illegale su tutte le rotte esistenti ed emergenti.

3. Per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo centrale, dovrebbero essere maggiormente intensificati gli sforzi per porre fine alle attività dei trafficanti dalla Libia o da altri paesi. L’UE resterà al fianco dell’Italia e degli altri Stati membri in prima linea a tale riguardo. Accrescerà il suo sostegno a favore della regione del Sahel, della guardia costiera libica, delle comunità costiere e meridionali, di condizioni di accoglienza umane, di rimpatri umanitari volontari, della cooperazione con altri paesi di origine e di transito, nonché di reinsediamenti volontari. Tutte le navi operanti nel Mediterraneo devono rispettare le leggi applicabili e non interferire con le operazioni della guardia costiera libica. Conclusioni – 28 giugno 2018 EUCO 9/18 2 IT

4. Riguardo alla rotta del Mediterraneo orientale, sono necessari ulteriori sforzi per attuare pienamente la dichiarazione UE-Turchia, impedire nuovi attraversamenti dalla Turchia e fermare i flussi. L’accordo di riammissione UE-Turchia e gli accordi bilaterali di riammissione dovrebbero essere pienamente attuati in modo non discriminatorio nei confronti di tutti gli Stati membri. È necessario compiere con urgenza maggiori sforzi per assicurare rapidi rimpatri e prevenire lo sviluppo di nuove rotte marittime o terrestri. La cooperazione con i partner della regione dei Balcani occidentali e il sostegno agli stessi rimangono essenziali per scambiare informazioni sui flussi migratori, prevenire la migrazione illegale, aumentare le capacità di protezione delle frontiere e migliorare le procedure di rimpatrio e riammissione. In considerazione del recente aumento dei flussi nel Mediterraneo occidentale, l’UE sosterrà, finanziariamente e in altro modo, tutti gli sforzi compiuti dagli Stati membri, in special modo la Spagna, e dai paesi di origine e di transito, in particolare il Marocco, per prevenire la migrazione illegale.

5. Per smantellare definitivamente il modello di attività dei trafficanti e impedire in tal modo la tragica perdita di vite umane, è necessario eliminare ogni incentivo a intraprendere viaggi pericolosi. Occorre a tal fine un nuovo approccio allo sbarco di chi viene salvato in operazioni di ricerca e soccorso, basato su azioni condivise o complementari tra gli Stati membri. Al riguardo, il Consiglio europeo invita il Consiglio e la Commissione a esaminare rapidamente il concetto di piattaforme di sbarco regionali, in stretta cooperazione con i paesi terzi interessati e con l’UNHCR e l’OIM. Tali piattaforme dovrebbero agire operando distinzioni tra i singoli casi, nel pieno rispetto del diritto internazionale e senza che si venga a creare un fattore di attrazione.

6. Nel territorio dell’UE coloro che vengono salvati, a norma del diritto internazionale, dovrebbero essere presi in carico sulla base di uno sforzo condiviso e trasferiti in centri sorvegliati istituiti negli Stati membri, unicamente su base volontaria; qui un trattamento rapido e sicuro consentirebbe, con il pieno sostegno dell’UE, di distinguere i migranti irregolari, che saranno rimpatriati, dalle persone bisognose di protezione internazionale, cui si applicherebbe il principio di solidarietà. Tutte le misure nel contesto di questi centri sorvegliati, ricollocazione e reinsediamento compresi, saranno attuate su base volontaria, lasciando impregiudicata la riforma di Dublino. Conclusioni – 28 giugno 2018 EUCO 9/18 3 IT

7. Il Consiglio europeo conviene l’erogazione della seconda quota dello strumento per i rifugiati in Turchia e al tempo stesso il trasferimento al Fondo fiduciario dell’UE per l’Africa di 500 milioni di EUR a titolo della riserva dell’undicesimo FES. Gli Stati membri sono inoltre invitati a contribuire ulteriormente al Fondo fiduciario dell’UE per l’Africa al fine di rialimentarlo.

8. Per affrontare alla radice il problema della migrazione è necessario un partenariato con l’Africa volto a una trasformazione socioeconomica sostanziale del continente africano sulla base dei principi e degli obiettivi definiti dai paesi africani nella loro Agenda 2063. L’Unione europea e i suoi Stati membri devono essere all’altezza di questa sfida. Dobbiamo elevare a un nuovo livello la cooperazione con l’Africa in termini di portata e qualità. A tal fine non occorreranno solo maggiori finanziamenti allo sviluppo ma anche misure intese a creare un nuovo quadro che consenta di accrescere sostanzialmente gli investimenti privati degli africani e degli europei. Particolare attenzione dovrebbe essere prestata all’istruzione, alla salute, alle infrastrutture, all’innovazione, al buon governo e all’emancipazione femminile. L’Africa è un nostro vicino: lo dobbiamo affermare intensificando gli scambi e i contatti tra i popoli di entrambi i continenti a tutti i livelli della società civile. La cooperazione tra l’Unione europea e l’Unione africana è un elemento importante delle nostre relazioni. Il Consiglio europeo ne chiede lo sviluppo e la promozione ulteriori.

9. Nel contesto del prossimo quadro finanziario pluriennale, il Consiglio europeo sottolinea la necessità di disporre di strumenti flessibili, ad esborso rapido, per combattere la migrazione illegale. I fondi destinati a sicurezza interna, gestione integrata delle frontiere, asilo e migrazione dovrebbero pertanto includere specifiche componenti significative per la gestione della migrazione esterna.

10. Il Consiglio europeo ricorda la necessità che gli Stati membri assicurino il controllo efficace delle frontiere esterne dell’UE con il sostegno finanziario e materiale dell’UE. Sottolinea inoltre l’esigenza di intensificare notevolmente l’effettivo rimpatrio dei migranti irregolari. Riguardo a entrambi gli aspetti, il ruolo di sostegno svolto da Frontex, anche nella cooperazione con i paesi terzi, dovrebbe essere ulteriormente intensificato attraverso maggiori risorse e un mandato rafforzato. Accoglie con favore l’intenzione della Commissione di presentare proposte legislative per una politica europea di rimpatrio efficace e coerente.

 

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Pubblicato il 29/06/2018

Ultima modifica il 29/06/2018 alle ore 11:25

MARCO SODANO

«È stato un negoziato lungo, ma da oggi l’Italia non è più sola». Il premier Giuseppe Conte, lasciando all’alba il vertice europeo, ostenta soddisfazione ed elenca un articolo dopo l’altro le conclusioni del summit : punta a dimostrare che i partner Ue hanno sottoscritto molte delle richieste contenute nel piano presentato da Roma. Lasciando, com’è ovvio dal suo punto di vista, in secondo piano gli elementi che gli piacciono meno: l’Italia non è sola, ma chi la accompagnerà lo farà solo su «base volontaria». Sa che questa volontà per ora non s’è vista ma al tavolo europeo, racconta poco prima di rientrare al consiglio che oggi discuterà di Eurozona, ma evitare una rottura era fondamentale. Pragmatismo di governo: «Se avessi scritto da solo il documento finale, avrei corretto qualcosa. Ma non ero solo, eravamo in 28».

 

Paolo Gentiloni

✔@PaoloGentiloni

#Ue ha passato la nottata. Meglio così. Ma da un anno l’Italia si batteva per ottenere impegni vincolanti e non su base volontaria. Ora invece ci affidiamo alla buona volontà, come chiesto da Visegrad. L’unico obbligo riguarda i movimenti secondari. Speriamo bene.

23:51 – 28 giu 2018

 

Conte elenca uno ad uno gli articoli del documento sull’immigrazione: sottolineando anzitutto il principio secondo il quale «chi arriva in Italia, arriva in Europa». Poi il rifinanziamento del Fondo fiduciario per l’Africa, la necessità di riformare il regolamento di Dublino, l’apertura di centri di sbarco e accoglienza in Paesi terzi e la gestione europea di quelli aperti in Paesi dell’Unione su base volontaria. Sui questi ultimi, assicura Conte «ci riserveremo una eventuale decisione al livello governativo in modo collegiale», precisando: «direi che non siamo assolutamente invitati a farli», senza però dare indicazioni su cosa accadrebbe se decidessimo di non farli o – addirittura – di chiudere quelli già esistenti.

Il passaggio che potrebbe lasciare l’Italia in mezzo al guado è alla fine del punto 6 del documento: «Tutte le misure nel contesto di questi centri sorvegliati, ricollocazione e reinsediamento compresi, saranno attuate su base volontaria, lasciando impregiudicata la riforma di Dublino». Visto che le navi attraccano in Italia, si direbbe che siamo l’unico Paese per il quale sarà impossibile applicare il principio della volontarietà: in caso di non-volontà, infatti, potremo soltanto ricacciare i migranti in mare o impedire loro di sbarcare. Viceversa, Roma non avrà nessuno strumento per obbligare altri Paesi europei a farsi carico dei migranti arrivati in Italia. I fatti ci diranno, nelle prossime settimane, se davvero dal vertice è uscita «un’Europa più responsabile e solidale», come ha detto Conte.

Su questo punto è perplesso anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini: «Non mi fido delle parole – ha detto in mattinata a Radio Capital -, vediamo che impegni concreti ci sono perché finora è sempre stato viva l’Europa viva l’Europa, ma poi paga l’Italia». Morale salviniana: «Vediamo che principi, che soldi e che uomini ci sono», fermo restando che il «principio fondamentale era e continua ad essere la protezione delle frontiere esterne, non lasciare sola l’Italia. E poi serve un investimento vero in Africa. Ricordo che nell’operazione Themis, che dovrebbe essere un’operazione europea, su 32 imbarcazioni 30 sono italiane».

D’altra parte il vertice ha lasciato pienamente soddisfatto il presidente francese Emmanuel Macron: molti, dice, avevano previsto «che non ci sarebbe stato un accordo, che sarebbe stato il trionfo delle soluzioni nazionali. Stasera siamo riusciti a trovare una soluzione europea», e la soddisfazione di Parigi deve suonare come un campanello d’allarme a Roma. A ruota Angela Merkel: secondo la cancelliera tedesca è «un buon segnale» il fatto che sia stato raggiunto un accordo a 28. Merkel, che rischia la tenuta del suo governo, è riuscita ad ottenere il riferimento ai movimenti secondari, quelli tra un Paese europeo e l’altro una volta che i migranti sono sbarcati. «I paesi devono prendere tutte le misure necessarie e collaborare strettamente tra di loro per contrastare i movimenti secondari»: chissà se basterà al ministro falco del governo Merkel, Horst Seeheofer.

Anche il premier polacco Mateusz Morawiecki, è soddisfatto, ed anche questo è un punto che non può che insospettire l’Italia. Spiega Morawiecki che la chiave che ha aperto la porta ad un’intesa è la «volontarietà di partecipare ai meccanismi che sono stati introdotti», ed è chiaro che molto difficilmente il suo Paese si offrirà volontario per accogliere profughi. Il vero successo del Consiglio europeo, a ben vedere, è soprattutto nel fatto di essere riusciti a evitare la rottura: la strada per una condivisione vera dell’impegno sul fronte profughi sembra ancora molto lunga.

 

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