Cotti e Scanu fuori dal prossimo parlamento: chi tocca le servitù militari muore? di Vito Biolchini

 

 

 

 

Ha fatto notizia nei giorni scorsi l’esclusione dalle parlamentarie dei Cinquestelle del senatore cagliaritano Roberto Cotti, giunta del tutto inaspettata e soprattutto al momento ancora assolutamente immotivata: non si sa infatti che cosa abbia combinato di tanto grave il parlamentare, chi invece nel corso della legislatura si è distinto per una seria attività contro le servitù militari in Sardegna.

È invece di queste ore (e ancora non è finita sui giornali) l’indiscrezione che vorrebbe anche il senatore del Pd Gian Piero Scanu, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito, fuori dal prossimo parlamento. Per il politico olbiese sarebbe stato fatale il limite delle tre legislature (in realtà, due di queste si sono concluse prima della loro scadenza naturale, quindi in parlamento Scanu è rimasto per dodici anni e non quindici). Per carità, il ricambio della classe dirigente è cosa buona e giusta ma non si capisce però con quale logica il Pd sardo voglia poi candidare persone sotto inchiesta o addirittura rinviate a giudizio.

Una cosa è certa: la Sardegna rischia di non avere a Roma i due parlamentari che più di tutti (insieme a Mauro Pili di Unidos, che anche lui evidentemente non sarà più deputato) si sono impegnati per lo smantellamento dei poligoni in Sardegna.

A questo punto la domanda è d’obbligo: dal punto di vista politico, chi tocca le servitù militari muore?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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