Prima di Fabio Aru l’ambasciatore sportivo, i Pittau cidresi nel mondo, fra cultura e promozione umana, di Gianfranco Murtas

 

 

 

 

 

 

 

 

A Villacidro, l’altro giorno, i premi ai giovani laureati di recente, nella memoria grata (e grande) di padre Giuseppe Pittau S.J., arcivescovo (già titolare della diocesi medievale di Castro) e rettore per lunghissimi anni della università Sophia di Tokio. Appunto nella memoria rinnovata di un uomo che ha tracciato solchi nella storia concreta della sua compagnia religiosa, di un certo mondo accademico di accredito internazionale, della sua comunità d’origine amata (segretamente) come una madre, primogenito di una famiglia fuori dall’ordinario.

«Giuseppe / i tuoi occhi / sono stanchi di contemplare / la sabbia e le rocce / immutevoli / le onde del mare / effimere / ti ritiri nella veranda del tempio / ora parli con Dio / tu contempli i petali dei ciliegi…». Le sue ceneri sono oggi in Giappone, e sono in parte nella chiesa parrocchiale di Santa Barbara, a Villacidro, la chiesa del battesimo sacramento dell’iniziazione cristiana.

Don Angelo, suo fratello della fascia minore per l’anagrafe, e poeta per vocazione mai offuscata, è invece, per fortuna nostra, ancora con noi: una fertilità inesauribile al servizio di piccoli progetti possibili, ma in realtà al servizio di una progettualità che abbraccia i continenti, dall’America latina all’Africa nera, di lui esperto – e sfiderei chiunque ad accusarmi di retorica – di paralleli e meridiani, fino a quelli dell’Asia estrema, dove arrivò prete fidei donum, professore e sociologo, e missionario, giusto cinquant’anni fa. Cinquant’anni fa!

Non voglio scrivere un articolo, non lo potrei oggi vigilia o antivigilia di capodanno, ma soltanto una nota, quasi un appunto per la storia che vorrei qualcuno buttasse giù spingendo sulla tastiera di un computer qualsiasi, per documentare l’importanza di testimonianze di vita che molto educherebbero, a conoscerle nel dettaglio, i nostri ragazzi metti del Piga o di qualsiasi altra scuola di Villacidro e del Campidano medio e lungo, dei paesi nostri, e di Cagliari città sorella, città degli ascolti e dei rimandi.

Nuovo Cammino, il giornale quindicinale della diocesi, magnifica ed… ecumenica nella sua policentricità, di Ales ne ha scritto di padre Pittau, evidentemente, fin dall’inizio. Ho a suo tempo censito qualche migliaio di articoli (d’ogni argomento) del periodico, che ha vissuto molte stagioni, fin dal passaggio del bacolo diocesano da monsignor Giuseppe Cogoni (e in sequenza monsignor Giovanni Pirastru), in amministrazione apostolica dopo il ritiro e la morte di monsignor Emanuelli, all’indimenticato monsignor Antonio Tedde, per arrivare ai giorni nostri.

Padre Giuseppe Pittau

Da uno di quei numeri piuttosto remoti, ricapitatomi fra le mani proprio oggi, e ispirativo di queste poche righe, leggo: «P. Giuseppe Pittau missionario gesuita nel Giappone, dopo tanti anni di lontananza dalla patria, è ritornato per alcuni giorni a Villacidro suo paese natio dove, con la famiglia, con i parenti, con gli amici e con tutta la popolazione che lo ama e lo stima, ha festeggiato la sua Ordinazione Sacerdotale avvenuta a Tokio il 19 marzo 1959.

«P. Pittau dopo alcuni anni passati in Spagna per motivi di studio e dopo nove anni di studio e di insegnamento nella Missione del Giappone, dopo aver vinto una borsa di studio è stato mandato dai suoi Superiori negli Stati Uniti di America per laurearsi in Scienze Politiche e Economiche nella Università Harward di Cambridge nel Massachusset che è forse la più grande e attrezzata delle Università dell’America e tra le migliori del mondo, con oltre ventimila studenti e un bilancio annuo di 290 milioni di dollari […].

«Il P. Pittau è stato mandato in Europa per compiere uno studio per conto della Università stessa, sulla situazione economica e politica europea attuale, sulla quale dovrà presentare una particolareggiata relazione scritta.

«Domenica, 27 agosto [1961] Padre Giuseppe ha celebrato la Messa solenne nella chiesa parrocchiale di S. Barbara […] assistito all’altare dal Parroco Mons. Giuseppe Diana, da don Pasqualino Lussu e da don Giuseppe Spada. Con il Clero delle due Parrocchie erano presenti alcuni Padri Gesuiti, il Rev. P. Lanz Rettore del Seminario di Cuglieri, P. Boschi, P. Volponi, P. Rambaldi e P. Puggioni».

Sono nomi questi – scatto questo flash ricordando il recentissimo bel lavoro di Tonino Cabizzosu Per una storia del seminario regionale di Cuglieri (1927-1971) – che raccontano anch’essi una storia, e che storia! del nostro seminario interdiocesano  nel Montiferru, affidato fin dall’inizio alla cura e direzione proprio della Compagna di Gesù.

Ancora: «Il S. Rito si è svolto in un alone di alta religiosità, tra la commozione devota e affettuosa non solo dei parenti ma anche di tutti i presenti tocchi dalla suggestività propria della Prima Messa di un Missionario amabile e caro come P. Pittau.

«Il Rev. Mo  P. Lanz, al Vangelo, facendosi interprete ufficiale della esultanza della Chiesa e della letizia di tutti i presenti, ha rivolto nobili parole di affetto e di felicitazione al Novello Sacerdote Missionario e ai suoi fortunati genitori ed ha esaltato la sublimità degli ideali sacerdotali e missionari. Finita la Messa, i parenti e il popolo hanno sfilato devoti e commossi per baciare la mano al Novello Sacerdote.

«Nel pomeriggio, nel bel salone parrocchiale di S. Antonio, Padre Giuseppe è stato festeggiato con una graziosa e ben riuscita accademia, con nobili e vibranti discorsi del Rev.mo Mons. Diana, del sig. Sindaco cav. Collu, con canti scelti e ben interpretati da un gruppo di aspiranti e dai cantanti Francesco Matta e Antonio Giorri accompagnati dall’orchestrina Putzu-Giorri-Etzi-Collu con un dramma evangelico-missionario in due atti composto dal chierico Angelo Pittau e con molti applausi agli oratori, agli artisti, ai canti e soprattutto al festeggiato e ai suoi genitori. Ha chiuso il P. Pittau con un discorsetto e una canzone in giapponese e con elevate parole piene di tanto affetto per tutti i presenti e di ardente entusiasmo missionario».

Appena possibile, tornerò in argomento, magari anche con una rassegna-stampa che valga almeno – per il sentimento, non foss’altro che per il sentimento! – a ricollocare la personalità di padre Giuseppe nel paese che temiamo definitivamente perduto, quasi irriconoscibile da quello che Giuseppe Dessì presentò, come Norbio, nei suoi documentari televisivi  della RAI, all’Italia intera dei primissimi anni ’60, allora in rapida trasformazione modernista.

Don Angelo Pittau

Ma questa è per me l’occasione anche per celebrare l’amico mio don Angelo, nel 50° della sua migrazione vietnamita. Apostolo glocal portatore della sardità cidrese nelle sue idealità transnazionali, e capace per converso, però, anche di portare lo spirito del mondo, le sue virtù e i suoi bisogni, nel cuore della diocesi povera e ricca di Ales, don Angelo Pittau se ne partì, nel luglio 1967 per l’Asia. Aveva neppure 28 anni, allora, ma già molte cose nella bisaccia delle esperienze.

Così nella sua formazione intellettuale e spirituale – lui caratterialmente indipendente e anticonformista, irrequieto e positivo – presso il seminario diocesano di Seddanus e poi quello regionale, giornalista sperimentale per ogni argomento non trattato da altri (dalle testatine di Cuglieri ad Orientamenti: “Stand missionario alla XV campionaria della Sardegna”, 10 marzo 1963), ordinato prete secondo lo stile dei Piccoli Fratelli nel 1965, vice parroco di biennio a Tuili, esigente collaboratore anche di Nuovo Cammino (obiettò una volta monsignor Abramo Atzori: «Domandiamo al nostro amico e collaboratore don Pittau se non gli pare che chieda un pochino troppo alla redazione del nostro foglio mensile…»), le prime prove poetiche finite in volume – dopo Lasciatemi solo a pensare ecco Al di là del Giordano –, una laurea all’università Internazionale degli studi sociali “pro Deo” di Roma, nel 1967, su L’ambiente sociale nell’opera di Giuseppe Dessì

La partenza da Villacidro. Per l’occasione ecco rientrati a casa Padre Giuseppe, già rettore in carica a Tokio e la sorella suora. Da allora, dalla terra di guerra, i reportage per le testate d’Europa. Diverse tracce di quell’esperienza sono anche, e ancora, in Nuovo Cammino: “Drammatico reportage di don Angelo Pittau. Vietnam: un viaggio allucinante nelle città distrutte dalla guerra”, “La terribile visione di Huè in un Vietnam senza pace: don Angelo Pittau nel desolato Paese”, “Vietnam. Una pace difficile”…

Poi Marsiglia e Lione, e Torino, prete operaio e prete di periferia, come sarebbe piaciuto a papa Bergoglio oggi. Ai tempi del cardinale Pellegrino, profetico pastore e testimone come fu anche, nella nostra periferia, don Antonio Tedde. Villacidro e Guspini e Villacidro ancora nei quarant’anni, quasi cinquanta, a seguire.

Si raccontò don Pittau, al suo modo, con i versi, dando parole al pensiero, dico il pensiero ricapitolativo di una vita speriamo però ancora lunga e in buona salute, sempre fertile e pura, anticonformista e coraggiosa, evangelicamente libera, tutta sarda e tutta universale.

«…il sentiero di Leni / nel muretto dell’orto di mio padre / di mio nonno e dei miei nonni dei nonni / un masso di granito / con il muschio ruggine antica / il masso antico / per la mia tomba / ritorna in questa città di granito / S. Giacomo di Compostela.

«Dal sentiero dell’infanzia / al cammino di Compostela / a questo sentiero / e i  pensieri vanno / al paese della gioventù Cuglieri / alla città eterna

«in Francia per i sentieri / della Provenza / ai vicoli di Tuili dai portoni antichi / in Vietnam / nelle foreste di bambù / a Torino / nei quartieri della lotta e della resistenza

«nell’errare per nazioni e continenti / emergono gli uomini di Angor / dei Maia e degli Incas / di Giava e di Bali / della Polinesia / dell’Africa / di questa mia terra

«Sentieri che si aprono ai popoli / ch’io ho percorso e percorro / piccolo uomo / giunto all’orizzonte limite / del finisterre».

 

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