“I poteri forti di Usa e Russia vogliono smantellare l’Europa”, di Alessandro Barbera

Allarme di Moscovici: vogliono dividerci. Ora l’Italia sia responsabile sui conti. Brexit, schiaffo della Camera dei Lord alla May: deve garantire i cittadini europei.

 

 

 

Leggetela in prospettiva: «Siamo in un mondo pericoloso. Ci sono forze che vorrebbero smantellarci. Penso alle politiche americane, a quelle russe, a forze interne come la Brexit. Se così tanti vogliono dividerla forse è perché l’Unione è forte e disturba. Serve un sussulto politico per lottare per un’Unione più democratica e più efficace, anche a livello economico». L’audizione in videoconferenza di Pierre Moscovici al Senato italiano doveva servire a capire di più sulla trattativa per la correzione dei conti chiesta da Bruxelles. Per il commissario agli Affari monetari è stata invece l’occasione di un durissimo j’accuse a Washington e Mosca, contro la tentazione di chi punta alla fine del multilateralismo e a un ordine mondiale che faccia fuori l’Europa, almeno per come la conosciamo oggi.

 

Moscovici parla mentre Francois Fillon a Parigi si difende dall’accusa di aver usato soldi pubblici a vantaggio della moglie. Benché abbia smentito le voci di ritiro, le chance di vittoria Marine Le Pen aumentano di giorno in giorno. La campagna elettorale francese è sempre più scandita da inchieste giudiziarie e rivelazioni. Emmanuel Macron, ad oggi l’alternativa più credibile alla leader del Front National, è circondato da voci e sospetti alimentati ad arte da ambienti filorussi. Se dal ballottaggio dell’8 maggio dovesse uscire Le Pen, non sarebbe solo la prima volta di una donna, ma probabilmente anche l’ultima della Francia nell’euro. Pochi giorni fa il consigliere economico Bernard Monot ha incontrato i vertici di BlackRock, Barclays e Ubs, segno che negli ambienti finanziari si inizia a prendere sul serio l’ipotesi Frexit. Il voto di ieri della Camera dei Lord contro la May per proteggere i diritti dei cittadini europei in Gran Bretagna senza attendere l’inizio formale della trattativa per l’uscita dall’Unione accende le speranze degli europeisti ma non cambia il contesto.

 

La risposta di Moscovici al giro di poker attorno al destino dell’Unione è un rischioso rilancio: «Dobbiamo andare fino in fondo, dotarci di un ministro del Tesoro europeo». Propone di prolungare il piano Juncker, appoggia la proposta Padoan di introdurre un’assicurazione europea contro la disoccupazione. Visto il clima, sui conti italiani si mostra morbido come velluto: «La correzione che abbiamo chiesto è ragionevole e progressiva», e «anche se la regola del debito non è rispettata» ciò non significa automaticamente «l’apertura di una procedura per deficit eccessivo». Per il via libera alla manovrina «non c’è fretta», il governo ha tempo fino alla fine di aprile. Ancora: la Commissione è «consapevole» che per portare a casa i risultati delle riforme «ci vuole tempo». L’accelerazione voluta da Gentiloni per far approvare il disegno di legge sulla concorrenza (giace da due anni fra un cassetto e l’altro delle Camere) serve a questo: di qui ad aprile sarà l’unico atto di governo in grado di dimostrare la volontà italiana di andare avanti, nonostante tutto. Moscovici insiste su un punto: le banche. Il sistema è «relativamente vulnerabile», pesano le sofferenze «e i requisiti patrimoniali contribuiscono a questa debolezza». Difficile immaginare che l’Unione possa dare una mano: il no di Draghi alla proposta del numero uno dell’Eba Enria di una bad bank continentale è il segno che mancano le condizioni politiche.

La stampa 2 marzo 2017

 

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