Alcoa: se nessuno compra, Invitalia smantellerà la fabbrica

Se nessun compratore subentrerà nell’insediamento produttivo di Portovesme (Sulcis), il Ministero dello Sviluppo, guidato da Calenda, ha fatto sapere che smantellerà l’impianto

 

MILANO - Nel caso in cui non ci fosse alcun interessamento concreto per lo stabilimento di Alcoa di Portovesme, l’azienda “potrà cedere l’impianto ad Invitalia che espleterà la procedura di smantellamento, previo riconoscimento da parte di Alcoa delle somme necessarie ad adempiere a questa operazione”, ma “in nessun caso, neanche per un periodo transitorio, Invitalia potrà ammodernare, avviare o gestire l’impianto di Portovesme se non per le attività di smantellamento”. Lo afferma il Mise in una nota. O qualcuno compra o il ministro Carlo Calenda non sentirà ragioni: si andrà diritti allo smantellamento. Viceversa, Invitalia farà da scudo ad Alcoa per eventuali controversie se ci sarà un compratore. Il tempo di attesa sarà di 12 o al massimo 18 mesi. Nel frattempo i lavoratori godranno degli ammortizzatori sociali.

 

“Nel caso di cessione dell’impianto – spiega il ministero nella nota – ad un investitore, verrà utilizzata Invitalia in funzione di ‘filtro’ (come espressamente richiesto da Alcoa per evitare di mantenere delle responsabilità nel caso in cui l’investimento del nuovo soggetto non fosse coronato da successo). Vi sarebbe, in tal caso, un passaggio contrattuale contestuale da Alcoa a Invitalia e da Invitalia al nuovo investitore”. Sono questi gli impegni assunti dal ministero per evitare lo smantellamento immediato dell’impianto e “a fronte dell’impegno di Alcoa a garantire un congruo periodo di tempo ulteriore per cercare un nuovo acquirente”. Alcoa si è riservata di analizzare la proposta e di rispondere nel più breve tempo possibile e un nuovo incontro convocato dal Governo è previsto entro la fine del mese. Nella nota il ministero conferma poi che Glencore non ha risposto alla lettera inviata dal Ministro Calenda all’Amministratore delegato della società sulle condizioni di una eventuale acquisizione dell’impianto e che lo stesso Calenda ha firmato oggi il riconoscimento dello status di area di crisi complessa per il territorio del Sulcis.

“Sono soddisfatto se i lavoratori sono soddisfatti”, ha detto il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, sull’esito dell’incontro con i sindacati su Alcoa. “Ci abbiamo messo un pò di più a causa degli ammortizzatori sociali, abbiamo dovuto richiamare il governatore Pigliaru che era andato via già da un’ora perché volevamo chiarimenti e rassicurazioni sul reddito riconosciuto per i lavori delle aree con crisi complessa, che attualmente si aggira attorno a 500 euro”. Lo dice Roberto Forreso della Fiom all’uscita dell’incontro. Anche lo stabilimento del Sulcis sarà inserito nel decreto Poletti per le aree con crisi complessa, “la speranza è vederlo integrato”, dice Forreso.

Ma all’uscita scoppia la protesta degli operai, da ore in attesa di risposte concrete sull’incontro. “Cinquecento euro non bastano”, urla qualcuno. Prende la parola Rino Barca della Fim. “L’importante oggi era chiarire definitivamente che Glencore è fuori dai giochi. Si sta aprendo una prospettiva innovativa mai vista in Italia grazie all’intervento del governo – conclude – dobbiamo essere contenti di aver ottenuto un buon risultato in prospettiva”.

Il corriere della sera, 13 settembre 2016

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