SA CORTE DE IS ARTIS, di Campos: l’idea che lancia la cultura sarda nel futuro, di Salvatore Cubeddu.
Hat decidiu su tempus. Chi lavora in campagna lo dice parlando delle stagioni, candu ispetat s’abba, o candu timit s’arsura. Nella bella cumbessia di san Gregorio, ai margini del centrale paese di Solarussa, sabato e domenica scorsa ha piovuto come in tutta la Sardegna. Negli ultimissimi giorni di un beranu siccitoso ha impedito quanto era previsto all’aperto. Quello che era stato pensato come un formidabile happening della cultura orale e musicale sarda, si è trasformato giocoforza in un convegno preliminare a ciò che si riproporrà ancora più diffusamente nel prossimo anno. E negli anni a venire.
L’estensione e la profondità del programma avrebbe consentito, preteso e meritato la partecipazione di ventimila persone. L’insieme dei convegni al chiuso riunificava un patrimonio inestimabile, quanto sull’attualità e sulla ricchezza del bagaglio di cultura lasciataci dai secoli rende la Sardegna grande e unica nel mondo. C’erano tutti coloro che avevano qualcosa da dire, pur sapendo che su tanto non ci sarebbe stato il tempo per riferirne. E tutto è stato detto in maniera interessante.
Ma il temporale furioso che ho visto arrivare dai monti di Seneghe ha spaccato in due persino la messa, costretto il celebrante a cercare di corsa un rifugio proteggendo le ostie da consacrare, ed ha inzuppare quelle trecento persone imprevidenti che uscendo di casa non avevano guardato in alto.
Pariat un’iscomuniga. Ma non ha disturbato la preghiera di nessuno. La gestione del tempo (anche quello climatico) è tanta parte della nostra religiosità più profonda, è quella che ogni tanto ci fa portare in giro i santi nei nostri paesi. Lo perdoniamo sempre, il tempo, anche perché se ne infischia delle nostre proteste.
Nelle due serate erano previste all’aperto nove “cappelle” dove le “nove” arti avrebbero celebrato per i visitatori i loro doni. E’ venuto anche freddo, era difficile trattenersi all’aperto. Molta gente aveva rinunciato. Il maltempo, ampiamente annunciato, aveva scoraggiato.
E poi c’ è stato il problema dell’informazione. Me ne sono accorto dalle letture del programma pubblicato in questo sito, eccessive, che segnalavano una ricerca di conoscenza per la quale evidentemente non c’era una sufficiente risposta.
C’è sempre tempo per imparare, soprattutto quando quello che si è iniziato è tanto. La location è formidabile e la disponibilità dell’amministrazione comunale di Solarussa del tutto encomiabile. So bene che qualsiasi sindaco si svenerebbe per avere annualmente nel proprio comune un’iniziativa di tale spessore. Sono sicuro che, nonostante la gravità dell’impegno ed i costi, il sindaco la solleciterà anche per l’anno prossimo.
Ma la vera forza de SA CORTE DE IS ARTIS sono i promotori, che sbaglierebbero a sentirsi frustrati se tutto non è andato secondo le aspettative. Campos ci ha confermato di avere un gruppo dirigente intelligente, capace, generoso.
Po ocannu hat decidiu su tempus. Boisateros dh’ischidèis. Gratzias dae parte de sos Sardos.
Post Scriptum: questo pezzo ha atteso una settimana, perché gli amici di Campos si riposassero. Una settimana in cui è successo di tutto … come tutti sappiamo. Noi sardi ci rimproveriamo di perdere spesso il treno per l’Europa. In questo caso non è vero. L’iniziativa di Campos costituisce il nostro migliore legame con i popoli europei, quando noi “siamo noi” e loro “sono loro”. Ciascuno parte da se stesso e viaggia verso l’altro. Ex pluribus, unum. (26.06.2016)