1991- 16 friarzu – 2018: 27 annos a pustis…dae s’incomintzu

Oggi la Fondazione Sardinia ha compiuto 25 anni. Chi l’ha fatta e perché.

Il 16 febbraio 1991, un gruppo di amici – Bachisio Bandinu, Giacomo Meloni, Michele Columbu, Salvatore Cubeddu,Vindice Ribichesu, Ottavio Olita, Piero (Salis) Marras – che componevano con altri la ‘commissione cultura’ del partito sardo d’azione, coordinati dal segretario aggiunto Salvatore Cubeddu, si recarono dal notaio Roberto Vacca in Cagliari per sottoscrivere lo statuto della Fondazione Sardinia. Vari impegni impedirono, in quel giorno, la presenza degli altri aderenti: Giorgio Murgia, Placido Cherchi, Gianfranco Contu, don Mario Cugusi, Piero Marcialis, Federico Francioni, Paolo Pillonca, Vanni Tola, Italo Ortu, Giovanni Battista Columbu, Mario Melis, Pietro Pintori, Mario Puddu. Qualche anno più tardi furono invitati, quali membri onorari, il prof. Giovanni Lilliu e la prof.sa Maria Teresa Pinna Catte. Nel 2014 sono entrati tra i nuovi soci Vito Biolchini, Enrico Lobina, Andrea Meloni, Piersandro Pillonca, Franciscu Sedda, Paolo Zedda.


25 anni, applicati all’agire umano nella società,  formano una generazione. Le generazioni si succedono e, per questo fatto, alcuni di noi non ci sono più: Mario Melis, Michele Columbu, Giovanni Battista Columbu, Giovanni Lilliu, Placido Cherchi, Gianfranco Contu, Vindice Ribichesu.

25 anni di vita e di iniziative comuni sono tante, per le associazioni sarde. Soprattutto se non si è accettato di  farsi istituzionalizzare. Abbiamo sempre cercato rapporti corretti e abbiamo avuto forte interesse al benessere delle nostre istituzioni, ma, soprattutto, abbiamo scelto di restare sempre interni all’agire della società sarda. Autonomia del sociale e della cultura come fondamento di in-dipendenza complessiva.

La Fondazione Sardinia, nata nel corso del brevissimo periodo di successo (dicembre 1989 – giugno 1991) del rinnovamento  del PSd’Az (seppure neanche la metà dei componenti la Fondazione vi fossero iscritti), ha presto preso il largo dal veloce declino del “terzo sardismo” politico e istituzionale, intraprendendo tra le prime la strada dell’elaborazione culturale.  La Fondazione Sardinia rappresenta la prima autonoma associazione culturale della storia del sardismo (una qualche vicinanza può individuarsi nella “Fondazione – Il Nuraghe” di Raimondo Carta Raspi nel  primo dopoguerra) e una delle prime in Sardegna ad individuare e giudicare come conclusa la capacità elaborativa e programmatica delle organizzazioni politiche uscite dal secondo dopoguerra e, soprattutto, successive alla fine dei grandi blocchi.

Sono passati 25 anni. E’ tempo di verifica, anche se, per una profonda riflessione teorica sul “ruolo degli intellettuali nella Sardegna contemporanea”, dobbiamo riferirci al convegno del nostro ventennio, nel dicembre del 2011, la cui registrazione è  disponibile – con gran parte delle registrazioni e delle pubblicazioni – nel sito dell’associazione www.fondazionesardinia.eu .

Dato che non buttiamo nessun pezzo di carta scritto, ritroviamo disponibili i documenti dell’inizio. Ne riproponiamo due, insieme al programma 2016:

A) quello iniziale, collocabile tra i mesi di gennaio/febbraio 1991, in cui Salvatore Cubeddu formalizza la proposta ai primi partecipanti della “commissione cultura” interna al partito sardo, funzionante tra l’autunno del 1990 e la primavera del 1991, nei mesi in cui pure vennero promosse, insieme alla Fondazione Sardinia, sia i festeggiamenti ad Oristano del 70° anniversario della nascita del PSd’Az e sia la prima stesura della proposta di legge per l’istituzione, in ricordo dei fatti del 28 aprile 1974, di “sa die de sa Sardigna”;

B) la fotocopia di una lunga relazione manoscritta di Gianfranco  Contu, dal titolo “APPUNTI PER LA RIUNIONE PROGRAMATICA DELLA “FONDAZIONE SARDINIA”, datata nel biglietto che l’accompagna, 22 – X – 09, e consegnata al direttore della Fondazione come contributo al dibattito interno in vista di un cambio evolutivo del ruolo dell’associazione.

Cagliari, 16 febbraio 2016

 

 

 

 

PERCHE’  LA  COSTITUZIONE  DELLA  FONDAZIONE SARDINIA,  di Salvatore Cubeddu

Cagliari, Cagliari, gennaio/febbrao 1991

1. Le ragioni di fondo di questa iniziativa culturale – promossa da un gruppo di amici chiaramente identificati nelle motivazioni ideali e politiche, ma con il concorso e l’adesione di tutte quelle forze che si deciderà di interpellare e che si renderanno disponibili – stanno nell’esigenza sempre più avvertita di offrire un contributo di riflessione, di approfondimento scientifico e di prospettiva rispetto ai problemi di fondo che vivono oggi i Sardi e la  SARDEGNA  nelle proprie complesse  esperienze culturali, politiche, economiche e associative.

Ci troviamo di fronte a trasformazioni profondissime, rispetto alle quali il tradizionale buon senso e i normali comportamenti e conoscenze rischiano di diventare adesione  acritica al tran tran quotidiano, con il rischio di non rendersi conto che è lo stesso spazio di azione del “sardismo” – largamente inteso nel senso di curiosità, passione, impegno per l’autodeterminazione della propria vicenda storica – a venire messa in discussione dagli eventi e non solo dall’attiva iniziativa degli avversari.

E’ indispensabile, al contrario, prendere consapevolezza dei problemi di fondo che si impongono  relativamente a:

-          alle trasformazioni dell’economia italiana e internazionale, dei rapporti tra i ceti sociali all’interno di una Sardegna che tenta di recuperare in piena consapevolezza i valori del passato  collegandoli a un pieno protagonismo negli impegni del presente;

-          alle trasformazioni dello Stato sia nei suoi aspetti istituzionali (modalità dell’inserimento nell’unità europea; risoluzione dell’attuale dicotomia centralismo – autonomie locali; riforma istituzionale; etc…) sia nei suoi rapporti con i gruppi economici e i ceti sociali;

-          alle trasformazioni richieste, e in corso, nel sistema politico italiano, all’interno del quale il sottosistema sardo rimanda a un forte intervento delle forze sociali e politiche locali tendente ad innovare obiettivi, metodi e forme organizzative.

L’insieme di queste trasformazioni – viste certo a livello regionale, ma sempre più attentamente in relazione alla dimensione internazionale – hanno provocato un profondo logoramento nei tradizionali modelli culturali di riferimento dell’azione politica, determinando una diffusa insofferenza verso le forme e le organizzazioni tradizionali e procurando disagi in quegli uomini e ambienti che pure restano disponibili a dare senso e offrire impegno all’agire collettivo.

 

2. Queste motivazioni generali trovano in Sardegna una sottolineata specificità sia per le caratteristiche strutturali, sociali e culturali dell’Isola, sia per la singolare variabile costituita dal Sardismo diffuso (e in particolare dal Partito sardo d’Azione), espressione consolidata di un sardismo che ha pervaso e caratterizzato la storia di questo secolo XX°.

La Sardegna, infatti, dopo aver svolto il ruolo di punto di giunzione dell’unità italiana, è stata la Regione che, per prima e con più accettate ragioni, ha posto allo Stato italiano il problema delle autonomie delle istanze istituzionali intermedie. Oggettive caratteristiche strutturali sociali e culturali della Regione e la singolare esperienza dei Sardi in armi nella 1 g. m. hanno costruito una originale forma politica organizzata che ha segnato gli svolgimento dei successivi decenni. Il fermento sardista, perdurato nella temperie successive, si è diffuso, fissando in tasselli, nella quasi totalità delle forze politiche isolane; ma è riemerso di recente come forte protagonista politico. Rispetto alle altre forme politiche, il futuro del sardismo, che si identifica con la piena difesa e valorizzazione degli interessi dei Sardi, dipende, insieme, e dalla capacità del Partito Sardo di costituirsi come organismo all’altezza del compito, e dal concerto degli sforzi di tutte quelle personalità e istituzioni che, pur non formalmente impegnati organizzativamente, si propongono di contribuire a compiere il processo di autodeterminazione del Sardi rispetto alla propria storia.

La Sardegna, oggi, rappresenta il prototipo e il cardine di un nuovo regionalismo. Il fatto che il contesto generale indichi, invece, un riflusso centralistico rende solo più impegnativo il compito, ma non ne muta il significato.

La Sardegna da un decennio vive la crisi del modello neocoloniale di sviluppo, con conseguenze devastanti sul mercato del lavoro e sull’aggregazione della società sarda, senza che sia stata totalmente ridefinita e la direzione dello sviluppo e i modi della rappresentanza collettiva a tutti i livelli.

D’altra parte, nella società sarda, stiamo tutti facendo i conti con gli effetti passati, e soprattutto presenti, dello sradicamento materiale e culturale di un intero popolo di contadini e di pastori e della progressiva – per qualcuno, definitiva – omologazione subalterna dei loro modelli di pensiero e di comportamento.

Scegliere di analizzare questi fenomeni di enorme portata sociale e culturale significa andare oltre la semplice re-identificazione ideologica e/o politica; bisogna accettare di fare i conti con la nostra capacità di immaginare e organizzare il nostro futuro.  Si tratta di un’operazione – dobbiamo ammetterlo – che si lega meno ai vantaggi offerti dalle condizioni presenti e che si proietta invece ad esigere di più di quanto le attuali istituzioni autonomistiche siano in grado di offrire.

 

3.   Per tutto questo insieme di ragioni, gli obiettivi che il lavoro della Fondazione può proporsi sembrano essere molteplici e ambiziosi. C’è anzitutto il problema di sviluppare, motivare, arricchire il senso di identità che alcuni ceti sociali (specie quei settori con aspirazioni intellettuali e direttive) domandano a un ambiente e/o a un’organizzazione politico-culturale: la coscienza dell’identità come punto di contatto tra il passato e il futuro: ci si appoggia al passato per controllare l’avvenire. Risulta, allora, indispensabile, da un lato motivare modernamente la consapevolezza delle proprie “radici”, dall’altro costruire gli elementi di quella “progettualità” e cioè capacità di individuare e incanalare nella giusta direzione forze e fermenti realizzativi.

La Fondazione dovrebbe dare alcune, certamente non esaustive, risposte alla crescente domanda, proveniente dall’ambiente generalmente definibile “sardista”, di riferimento culturale e ideale più certo di quello che ha a disposizione per ispirarsi nell’impegno di ogni giorno.

Infine la Fondazione può costituirsi uno strumento per supportare con elementi conoscitivi alcuni aspetti delle scelte politiche delle Organizzazioni vicine, ponendosi come sede di confronto e di verifica più neutrale.

Il problema da risolvere riguarda il passaggio delle motivazioni di fondo e degli obiettivi generali alla concretizzazione di un programma di iniziative che sia fedele a quelle motivazioni e coerente con gli obiettivi.

A questo compito dovranno rispondere gli Organismi della Fondazione  a iniziare da questo Consiglio di Amministrazione che oggi dà inizio all’impresa.

E’ senz’altro utile nella prima fase (1-2 anni) una programma minimo capace di esemplificare già da subito l’insieme del progetto.

 

4.   L’iniziativa della Fondazione per realizzare i fini statutariamente previsti e gli obiettivi che i soggetti che la promuovono si pongono, si articola su tre settori:

a) documentazione;

b) ricerca;

c) divulgazione e formazione.

 

E’ prevista la costituzione di una biblioteca specializzata in tre settori:

1. Sardegna ieri e oggi: opere riguardanti la storia moderna e contemporanea della Sardegna e le odierne caratteristiche sociali economiche e culturali della regione;

2. problemi del movimento sardista: opere riguardanti i problemi e le caratteristiche generali dei movimenti nazionalitari e  regionalistici, con specifico e prevalente riferimento alle stesse manifestazioni in Sardegna, soprattutto sui temi oggetto di ricerche da parte della Fondazione.

Il settore “documentazione” dovrebbe dotarsi di una fornita EMEROTECA comprendente periodici e riviste italiane ed estere, di pubblicazioni ufficiali e no, dei movimenti e delle istituzioni nazionalitarie, di pubblicazioni delle istituzioni pubbliche e degli enti economici di rilevanza regionale e nazionale, delle rilevazioni statistiche periodiche dell’Istat e di altri enti nazionale e internazionali.

Infine un grosso intervento potrà essere realizzato nel campo degli ARCHIVI,  tramite:

1) la costituzione e l’ordinamento dell’archivio centrale del PSd’Az;

2) l’acquisizione e l’ordinamento di fondi di archivio personali di dirigenti e militanti sardisti;

3) l’acquisizione e l’ordinamento di fondi di archivio personali o di strutture riguardanti l’esperienza cooperativistica del movimento dei combattenti prima, dal Psd’Az poi, nonché dell’insieme delle iniziative e organizzazioni di massa promosse dal sardismo;

4) la promozione di un lavoro di ordinamento, secondo criteri omogenei, degli archivi delle strutture decentrate (provinciali e distrettuali) del Partito.

5) il reperimento delle fonti necessarie per le singole ricerche.

 

RICERCA. La Fondazione promuove e coordina ricerche su temi generali e particolari. I potenziali campi di interesse del lavoro della Fondazione sono, viste le premesse, molto vasti e, anche se enunciati nella loro interezza, andranno poi selezionati per effettuare al loro interno delle scelte di priorità. Si possono, intanto, individuare tra grandi aree tematiche, sommariamente specificanti:

1) analisi storica della “radici” della cultura della società sarda nel tempo; dell’esperienza sardista e delle caratteristiche dell’evoluzione economico – strutturale della regione;

2) caratteristiche attuali e prospettive  dei rapporti sociali, delle tendenza culturali e della situazione economica della sardegna;

3) problemi generali dell’azione politica.

La prima area tematica ha l’obiettivo di una ricostruzione di fonte sardista che recuperi i vuoti e le deformazioni della storia ufficiale: essa può rappresentare un contributo essenziale alla costruzione (o alla presa di coscienza) della propria identità da parte dell’organizzazione, dei militanti, dei quadri.

La seconda area tematica trova numerose specificazioni a seconda che si concentri l’attenzione sul versante sociale su quello economico o su quello culturale. La priorità verrà stabilita necessariamente tenendo conto delle urgenze e della possibilità di collegare il momento dell’analisi con quello della sperimentazione di modalità di intervento.

Nella terza area tematica, come anche nella seconda, diventa fondamentale il tipo di raccordo che si riuscirà a definire con altri enti culturali e di ricerca, in Sardegna e fuori. I temi delle singole ricerche, individuati all’interno di questi filoni,dovranno essere delimitati in modo preciso. Sono ipotizzabili non solo ricerche di grande portata, con ampio utilizzo di risorse umane e finanziarie, ma anche semplici “messe a punto” su argomenti di particolare interesse.

E’ prevista la collaborazione con enti pubblici e istituti di ricerca qualificati.

La Fondazione organizza ricerche anche su commessa esterna, da parte di organizzazioni, istituti culturali o enti pubblici. E’ già ipotizzabile, per il prossimo biennio, l’intervento della Fondazione in due ricerche.

 

5.  LO STATUTO. Il testo ….. approvato e tuttora operativo, vedi www.fondazionesardinia.eu .

 

 

 

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