I ricchi e i poveri, una soluzione cristiana e di sinistra di Tito Boeri, di Salvatore Cubeddu

EDITORIALE.

Non pratico abbastanza gli scritti di Tito Boeri, direi anzi che la conoscenza è dovuta solo alla mia vicinanza ai molti amici di Sardegnasoprattutto. L’ho intravvisto al tg l’altro giorno, salutato cordialmente da papa Francesco, che parlava della pensione quale diritto fondamentale di  ogni persona. Pareva rispondere positivamente alla proposta del presidente dell’Inps, diversamente dal silenzio, dall’imbarazzo e dal sordo  mugugno delle migliaia di pensionati resi ricchi a spese dei cittadini, ai quali il governo Renzi ha assicurato che niente verrà tolto “per motivi politici, economici, giuridici e di opportunità”. La notizia è durata due giorni, poi è stata cancellata con l’imbarazzo della falsa coscienza, probabilmente anche di colleghi giornalisti.

Proviamo a sintetizzarla, la formidabile notizia, pur trattandosi di un documento di 69 pagine, titolato “Non per cassa ma per equità”. Già il titolo richiamerebbe i fondamenti della sinistra. Ma anche il cattolicesimo sociale, a partire dall’ottocentesca ‘Rerum novarum’.

La prima proposta di un disegno di legge di 16 articoli, che Boeri ha messo a disposizione dell’esecutivo  già bell’e confezionato, è la seguente: un “reddito minimo garantito” di 500 euro (400 nel 2016 e 2017) al mese per una famiglia con almeno un componente ultra 55enne. Il Piano, finalizzato al reinserimento lavorativo, sarebbe finanziabile con gli 1,2 miliardi che deriverebbero dalla rimodulazione delle prestazioni assicurative percepite al di sopra di 65 anni di età da quel 10% di popolazione che percepisce redditi più elevati, circa 230 mila famiglie. Continuando con la proposta (così come la sintetizza Il corriere del 6.11.2015), la pdl prevede per i trattamenti più elevati, che fanno capo alle gestioni speciali, quelle che di più si sono giovate del calcolo retributivo, circa 250 mila percettori, un contributo equo ottenuto attraverso l’immediato ricalcolo della pensione col sistema contributivo per gli assegni sopra il 5 mila euro netti mensili. Ricalcolo più graduale tra i 3.500 e i 5 mila euro. Stesso metodo per circa 4 mila percettori di vitalizi per cariche elettive. Ulteriori risparmi verrebbero dal ricalcolo parziale delle pensioni delle persone con carriere sindacali e politiche. Questa la sintesi del quotidiano milanese.

L’attacco del pezzo del sito de L’Unità: “Al Pd il piano di Tito Boeri, presidente Inps, sulle pensioni non piace: perché non rientra nello spirito che il governo vuole imprimere al Paese. “Dobbiamo dare fiducia agli italiani”, sostiene il premier, Matteo Renzi, e i tagli alle pensioni, anche se “d’oro”, non vanno in questa direzione”, sostiene.

Ma quelli sono “i traditori del partito della nazione”, direbbero i più a sinistra, coloro che, appunto, nelle stesse ore gridano a favore della nuova ‘sinistra italiana’. Li avete sentiti, voi, gli ex-parlamentari PCI con decine di annualità, e relativa pensione, in parlamento? E i pochi parlamentari nostri compagni della generazione del ’68? Finalmente una proposta che va nella direzione dell’egualitarismo della scuola di Barbiana (per non tirare in ballo il manifesto del partito comunista di Carlo Marx o il libretto rosso del compagno Mao)! Invece, quel silenzio generale dice: “Chi ha … ha, per gli altri … c…i suoi!”.

Eppure la piattaforma è di una semplicità ingombrante: ci sono migliaia di persone che, a 55 anni, sono finiti, senza prospettive di lavoro e alla fame, se non si trova una soluzione. In Italia, a iniziare dai giudici della Corte Costituzionale – che in una incredibile sentenza si sono tenuti i loro stipendi da centinaia di migliaia di euro, per restare alla pari con i ‘privati’ (quali? E cosa c’entra?) – per  arrivare ai parlamentari, passando per l’insieme della magistratura, i funzionari di parlamento e ministeri, per atterrare nei segretari dei comuni, anche piccoli e minimi. Tutti questi godono di pensioni erogate con principi totalmente differenti da quelli che loro stessi hanno approvato per la totalità dei cittadini.

Impressiona questa solidarietà del privilegio,  che tenta di nascondere la complicità. Dei sindacati, ad esempio. Com’è che non si verifica una reazione da parte delle migliaia di dirigenti di base, di coloro che resteranno comunque sotto i 3.500 euro, quelle cifre che i loro leaders nazionali in grande parte superano? La vertenza è semplicissima, il messaggio alla mobilitazione immediato, la rispondenza dei cittadini facile da suscitare.

Ma giornali e televisioni hanno spento la notizia. Ho controllato la stampa. Persino il blog di Grillo non ne parla, eppure sarebbe … In verità … neanche il bravo sacerdote, che spiegava a messa il vangelo di “Ama il prossimo come te stesso”, ne ha colto l’attualità.

E’ scoraggiante, la capisco, professor Boeri… Ma continui, nonostante (immagino) qualcuno pensi già di trovarle un altro lavoro. Ricordi quella frasetta d’altri tempi a proposito della  … talpa che scava… Sì, sì, scava.

Per ora non mi resta che confermarle  la mia stima, l’apprezzamento per la proposta, e tutto ciò che si potrà fare per seguire a … scavare. Si tenga, intanto, la mia stretta di mano, meno significativa ma unita a quella di papa Francesco.

 

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    1 Comment to “I ricchi e i poveri, una soluzione cristiana e di sinistra di Tito Boeri, di Salvatore Cubeddu”

    1. By Franco Melas, 11 novembre 2015 @ 20:23

      D’accordo su tutto…..per la mia mano unita a quella di Bergoglio, no !…..almeno sino a quando alle belle parole non faccia seguire atti concreti in Vaticano…..per esempio : vendere il patrimonio immobiliare della chiesa e riversare il ricavato nel fondo pensioni dei paesi più poveri !