Imprenditorialità, territori e innovazione, Seneghe, Casa Aragonese, 20-25 Luglio 2015

La Scuola Estiva di Sviluppo Locale “Sebastiano Brusco” come strumento di costruzione sociale delle politiche territoriali, di Benedetto Meloni.

Il programma del corso, alla decima edizione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per il decimo anno consecutivo, e a seguito del successo crescente, dal 20 al 25 Luglio 2015 si terrà a Seneghe la Scuola Estiva di Sviluppo Locale “Sebastiano Brusco”. Nell’ormai consueta cornice del Montiferru, il tema di quest’edizione sarà “Imprenditorialità, territori e innovazione”, alla luce di una declinazione collettiva e partecipativa del paradigma e delle pratiche dello sviluppo locale.

La Scuola, dedicata alla figura vitalmente ibrida dell’economista e sociologo Sebastiano Brusco, ha sempre cercato di raccoglierne lo spirito analitico, votato alla ricerca dei meccanismi di costruzione sociale di ogni azione di policy finalizzata allo sviluppo territoriale. In questa prospettiva, alla caratura accademica della Scuola si è costantemente combinata l’apertura a tutti i soggetti che proprio nel territorio rivestono un ruolo primario nella promozione dello sviluppo a dimensione locale.

Questo intento si è tradotto nella definizione di un corso di alta formazione intensiva e di elevata qualità scientifica, rivolto non solo agli esperti del dibattito internazionale, ma anche ai portatori di esperienze sul campo, alle aziende e ai soggetti chiave dell’attuale quadro istituzionale (Regione, Comuni e Camere di Commercio), operatori territoriali di sviluppo (Gal, Distretti), esponenti delle comunità locali. La varietà di approcci teorici e di esperienze pratiche, riferiti ai sistemi produttivi locali, tanto di tipo industriale quanto di tipo rurale, ha reso lo spazio scientifico-didattico seneghese un luogo di confronto tra narrazioni di casi di sviluppo più o meno efficienti, valutati sistematicamente per la loro esemplarità, ma anche assunti come materiale empirico per un laboratorio analitico in costante evoluzione.

La solida reputazione conquistata dalla Scuola nel panorama socio-economico degli studi sullo sviluppo locale è legata all’ampio respiro di cui l’iniziativa, nata nel cuore dell’Alto Oristanese nel Luglio del 2006, si è sempre fatta espressione. Ai promotori originari si sono infatti aggiunti nel tempo altri soggetti istituzionali, tutti confluiti all’interno di una comunità scientifica inserita in una rete che coinvolge un numero crescente di docenti e alunni.

La Scuola è emanazione congiunta del Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni dell’Università di Cagliari, del Dipartimento di Giurisprudenza, Scienze Politiche, Economiche e Sociali (Istituto di Ricerca Sociale) e Master in Sviluppo Locale dell’Università del Piemonte Orientale, del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, del Laboratorio di Economia Locale dell’Università Cattolica di Piacenza, del Centro Studi di Sviluppo Rurale dell’Università della Calabria, dell’Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA) e dell’Associazione culturale TERRASLaboratorio per lo sviluppo locale Sebastiano Brusco.

Collaborano alla realizzazione il Comune di Seneghe, l’IRES Piemonte, l’Associazione Italiana di Scienze Regionali. La Scuola gode del Patrocinio dell’AIS (Associazione Italiana di Sociologia) nelle due sezioni “Sociologia dell’Ambiente e del Territorio” e “Economia, Lavoro e Organizzazione“.

Anche la scelta dello sfondo seneghese come sede di svolgimento delle giornate di dibattiti, seminari e lezioni nei quali la Scuola è articolata, non risponde a casuali considerazioni logistiche ma riflette la volontà di riprendere, esattamente nello stesso luogo in cui ebbe origine, le fila di un’esperienza pionieristica, vecchia di mezzo secolo per ragioni strettamente cronologiche, ma estremamente innovativa nei propri intenti e nelle proprie pratiche, tanto da avere lasciato un’eredità preziosa alla riflessione contemporanea sulla centralità dei territori come protagonisti della crescita economica.

Nell’Alto Oristanese, infatti, si avviò il Progetto Sardegna dell’Oece (1958-1962), rimasto nella memoria della letteratura scientifica sullo sviluppo come un caso d’eccellenza, purtroppo incompiuto, di ricerca e azione in un contesto comunitario locale.

L’edizione in avvio si strutturerà in sei sessioni, volte ad alimentare il dibattito in corso sui fattori all’origine di una nuova centralità del lavoro e dell’impresa, con particolare riferimento ai meccanismi virtuosi impliciti nell’organizzazione socio-spaziale dei processi economici in ambito locale, tra tradizione e innovazione. Il territorio rappresenta infatti il contesto all’interno del quale si costruisce la qualità, si configurano filiere competitive, si generano le forme attraverso cui si innova (dalla messa in atto di diversi tipi di multifunzionalità alla creazione di immaginari e strategie di comunicazione).

Il costante richiamo reciproco tra ricerca scientifica e attuazione progettuale articolerà ciascuna sessione, lungo sei giorni di formazione intensiva: se la mattinata sarà dedicata a definire il quadro tematico generale, attraverso gli interventi di alcuni degli studiosi più accreditati in ambito nazionale e internazionale, il pomeriggio sarà incentrato sulla presentazione di casi aziendali concreti, selezionati per la loro rilevanza rispetto al rapporto tra territorio e innovazione e raccontate direttamente dai protagonisti.
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DECIMA EDIZIONE

 

IMPRENDITORIALITA’, TERRITORI E INNOVAZIONE

Chi organizza

La decima edizione della Summer School di Sviluppo Locale “Sebastiano Brusco” si svolgerà, come di consueto, a Seneghe dal 20 al 25 Luglio 2015, e sarà focalizzata sul tema “Imprenditorialità, territori e innovazione”, alla luce di una declinazione del paradigma dello sviluppo locale attraverso la sua dimensione collettiva e partecipativa.

Essa è emanazione congiunta del  Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni dell’Università di Cagliari, del Dipartimento di Giurisprudenza, Scienze Politiche, Economiche e Sociali (Istituto di Ricerca Sociale) e Master in Sviluppo Locale dell’Università del Piemonte Orientale, del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, del Laboratorio di Economia Locale dell’Università Cattolica di Piacenza , del Centro Studi di Sviluppo Rurale dell’Università della Calabria, dell’Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA) e dell’Associazione culturale TERRAS – Laboratorio per lo sviluppo locale Sebastiano Brusco.

Collaborano alla realizzazione il Comune di Seneghe, l’IRES Piemonte, l’Associazione Italiana di Scienze Regionali. La Scuola gode del Patrocinio dell’AIS (Associazione Italiana di Sociologia) nelle due sezioni “Sociologia dell’Ambiente e del Territorio” e “Economia, Lavoro e Organizzazione”.

Finalità e obiettivi

La Scuola Estiva di Sviluppo Locale è dedicata alla figura di Sebastiano Brusco e si propone di incarnarne lo spirito analitico finalizzato alle azioni di sviluppo territoriale. Si svolge a Seneghe, nell’Alto Oristanese, e in questo senso rappresenta simbolicamente il trait d’union con il Progetto Sardegna dell’Oece (1958-1962), che in quei territori ebbe luogo. Quel Progetto assunse infatti, per primo e in largo anticipo, le dimensioni sociali dello sviluppo, il capitale umano, la formazione e il capitale sociale come precondizioni dei progetti di sviluppo locale. Il modello di sviluppo e i metodi di attuazione che prospettava si basavano sulle risorse locali – sia fisiche che umane – su quelle proprie della quotidianità, nonché su quelle potenziali, implicite nelle attività esistenti. L’esperimento dell’Oece si concluse con l’indicazione di un Centro di Ricerca e Formazione Internazionale per lo sviluppo locale in area mediterranea.

È questo lo spirito che ha orientato le prime nove edizioni della Scuola e che continuerà ad animare le future iniziative.

La Scuola si conferma come un’esperienza di rilievo nel panorama nazionale e internazionale, non soltanto in quanto punto di riferimento consolidato sul versante accademico, ma anche quale vetrina delle migliori pratiche di sviluppo territoriale. Infatti, il costante richiamo reciproco tra momento analitico e attuazione progettuale e la connessione tra ricerca scientifica-accademica e politiche territoriali di sviluppo rappresentano un tratto specifico della Scuola, che coinvolge non solo accademici e studenti, ma anche  operatori territoriali di sviluppo (Camere di Commercio, Gal, Distretti, Agenzie di Sviluppo), soggetti chiave dell’attuale quadro istituzionale (Regione ed enti strumentali, Province, Comuni), pubblici amministratori, aziende (produttori di agroalimentari di qualità, cantine, imprese agrituristiche e del settore alberghiero, B&B), esponenti delle comunità locali, con il fine di rafforzare la costruzione di una comunità di esperti che ogni anno si incontra per discutere come progettare strategicamente e attuare le politiche legate al territorio.

 

 

 

Imprenditorialità, territori e innovazione

Il dibattito in corso sui fattori all’origine di una nuova centralità economica e culturale del lavoro e dell’impresa ha messo in rilievo prioritariamente l’irrobustimento dei meccanismi virtuosi impliciti nell’organizzazione socio-spaziale dei processi economici. Il territorio rappresenta infatti il contesto all’interno del quale si costruisce la qualità, si creano legami tra “tradizione” e “innovazione”, si strutturano reti di impresa e si configurano filiere territoriali competitive; si generano le forme attraverso cui si innova (diversi tipi di multifunzionalità, creazione di immaginari e strategie di comunicazione); si determinano modalità efficaci di finanziamento dell’innovazione; si attivano complessi legami tra innovazione e strutturazione sedimentata della piccola impresa (centralità dei meccanismi di genere e generazionali, a base familiare, nella distribuzione dei ruoli e nell’organizzazione del lavoro); si trasferiscono saperi e competenze, generando legami tra innovazione e formazione.

 

Inscrivendosi in questo scenario generale, la Scuola ha selezionato i seguenti temi di diretta rilevanza per i territori e il loro sviluppo, ognuno dei quali verrà analizzato in un’apposita sessione mattutina, che sarà affiancata da una discussione di casi nel pomeriggio.

 

1.  Innovazione e competitività territoriale: due facce di una stessa medaglia

Il rapporto tra innovazione e territorio può essere letto da due punti di vista.

Il primo mette in evidenza le grandi disparità territoriali che esistono nell’attività innovativa, sia in termini di input sia di output, tali da definire una vera e propria “geografia dell’innovazione”. Il secondo si focalizza sugli effetti che il differenziale di capacità innovativa può generare sulle prestazioni dei diversi territori, in termini di crescita e competitività. Si tratta dunque di due facce di una stessa medaglia, la cui importanza è essenziale nel definire i destini e le strategie delle regioni cosiddette “arretrate”, vista l’improponibilità di una competizione basata sul solo costo del lavoro.

Il tema dei differenziali territoriali nei processi innovativi, della loro misurazione, delle cause che ne sono fondamento e delle possibili politiche di intervento (inclusi i sistemi di finanziamento per le imprese), risulta essenziale per una politica regionale economicamente sostenibile e di lungo periodo, orientata alla valorizzazione del capitale umano e della nuova imprenditorialità che può derivare dalla creazione di nuove imprese innovative. Inoltre, in un Paese come il nostro, il concetto di innovazione comprende non solo le attività ad alta tecnologia, ma anche quelle relative ai settori maturi, alla cultura e al tempo libero e, più in generale, ai settori connessi ai nuovi bisogni legati al miglioramento della qualità della vita.

 

2. Le reti organizzative, specialmente ma non soltanto di impresa

Il tema dell’organizzazione di rete ha accompagnato la ricerca sullo sviluppo locale in Italia fin dai primi studi sui distretti industriali (reti per eccellenza), prima in termini prevalentemente metaforici, in seguito con analisi metodologicamente più avvertite. Il dibattito è attualmente alimentato da ulteriori applicazioni non del tutto sistematiche sui cluster, sui poli di innovazione, sui distretti high-tech ecc.

La nozione di rete organizzativa e l’analisi di rete sembrano inoltre applicabili con profitto ad alcuni temi di cui la Scuola si è occupata diffusamente, in particolare la produzione e gestione di beni di club e common-pool resources. In questo quadro, una novità interessante è rappresentata dalla legislazione in materia di reti di imprese (decreto Bersani del 2006 e legge del 2009), che comincia a conoscere applicazioni di rilievo.

 

3. Il ruolo dell’imprenditorialità femminile nello sviluppo territoriale

Il ruolo delle imprese a conduzione femminile in termini di prestazioni aziendali è stato analizzato da un’ampia messe di ricerche empiriche. Per converso, il rapporto tra la cifra di genere e lo sviluppo macroeconomico e territoriale sembra necessitare di studi più diffusi e corroborati da consistenti verifiche sul campo. Si tratta di un asse tematico primario, considerando la valenza biunivoca del rapporto tra empowerment femminile e sviluppo: da un lato lo sviluppo può ridurre l’ineguaglianza di genere, dall’altro la femminilizzazione dell’economia può promuovere lo sviluppo, creando quindi un circolo virtuoso di rafforzamento reciproco.

Tra le questoni-chiave appare centrale l’eventuale specificità del contributo della cosiddetta imprenditorialità femminile sullo sviluppo dei sistemi locali a scala territoriale: in particolare, l’approccio di genere, su un piano teorico ed empirico, rivela fattori non scontati quali driver di competitività e resilienza territoriale, dal punto di vista del capitale umano, del capitale sociale, della creatività e dell’innovazione? In termini di innovazione di impresa e di sistema, quale nesso può rilevarsi tra la lettura di genere dell’imprenditorialità e la promozione  di risorse cognitive legate all’interazione tra gli attori economici e sociali, sia attraverso relazioni formali che informali,  quale fattore strategico per lo sviluppo aziendale e dei sistemi territoriali?

4. L’innovazione sociale

 

Negli ultimi anni il concetto di “innovazione sociale” è stato usato come nuovo approccio analitico da un un lato e come strumento di azione politica dall’altro. Le stesse istituzioni comunitarie, che l’hanno fatto proprio tra le priorità dell’agenda europea, ne forniscono declinazioni diverse a seconda dell’area di policy coinvolta. E’ indubbio che la sua “utilità” sia associata all’attuale fase di crisi del welfare state e ripensamento critico del modello di sviluppo capitalista e neoliberale.

Innanzitutto, in quanto pratica tesa a generare insieme valore economico e sociale, la Social Innovation (SI) è spesso proposta come mezzo per portare a sintesi gli obiettivi della competizione economica, della coesione sociale e dello sviluppo locale o, quanto meno, come strumento per cercare di porre rimedio alle principali ingiustizie e inefficienze dell’economia di mercato.

In secondo luogo, la SI permette di creare valore dal capitale intangibile di imprese e territori, attivando energie normalmente considerate residuali dal punto di vista economico e tecnologico. Attraverso iniziative di imprenditoria sociale, co-progettazione, democrazia partecipativa, crowdfunding, crowdsourcing e così via, soggetti tendenzialmente “negletti” quali i cittadini comuni, gli operatori del terzo settore e gli imprenditori sociali, sono messi al centro dell’attenzione dei policy maker. Il fine è generare innovazioni utili che soddisfino le reali esigenze della società (o di segmenti di essa).

Un ulteriore aspetto riguarda la possibilità di realizzare la cosiddetta “società della conoscenza”. Attraverso i laboratori di innovazione e altre iniziative di SI, quali i progetti di open innovation, i living labs, i fablabs ecc., l’innovazione e lo sviluppo tecnologico cessano di essere processi elitari, limitati a poche categorie di professionisti (inventori, ingegneri, creativi ecc.), ma diventano esperienze aperte e pervasive, accessibili a

tutti.

 

5. L’innovazione organizzativa nella filiera agro-alimentare: percorsi e politiche”

 

Negli ultimi anni, soprattutto sotto la spinta della crisi economica, si sono registrati significativi cambiamenti nell’organizzazione delle filiere agro-alimentari italiane. Una notevole eterogeneità permane, però, nella capacità e nel tipo di innovazione organizzativa di processo e di prodotto, soprattutto tra le diverse macro-aree del Paese. L’obiettivo della sessione è esplorare alcuni dei principali percorsi attivati sotto il profilo dell’integrazione orizzontale e verticale e dell’applicazione di tecnologie sostenibili per l’ambiente. La partecipazione di alcuni imprenditori del settore contribuirà a ragionare su alcune questioni-chiave: a) Quali sono i nodi da affrontare per rafforzare l’organizzazione delle filiere e produrre una buona governance, efficace per gli interessi collettivi delle aree interessate? b) Su quali strumenti di policy occorre puntare con più determinazione a livello nazionale, regionale e locale?

 

6. Dalle Competenze alla Costruzione sociale della qualità alimentare

 

Van der Ploeg pone al centro della sua analisi il tema delle tecnologie orientate alle competenze, che dipendono fortemente dalla centralità del know-how e delle pratiche del lavoro. In questa prospettiva, una competenza è definita come la capacità di (ri)organizzare e coordinare tempo, spazio, manodopera, ausili tecnici, flussi e standard di qualità, in un processo di apprendimento teso al miglioramento costante e cumulativo. In quest’ ambito concetti di qualità circolano, si formano reciprocamente e si adattano l’uno all’altro, creando nel loro insieme fiducia, nonché interessi e prospettive condivisi.  La costruzione sociale condivisa della qualità procede dunque parallelamente alla costruzione sociale di questi mercati .

 

L’organizzazione

Sin dalla sua genesi, l’approccio con cui la Scuola Estiva “Sebastiano Brusco” ha affrontato il tema dello sviluppo locale si è fondato sul costante richiamo reciproco tra momento analitico e attuazione progettuale, tra ricerca scientifica-accademica e politiche e casi di sviluppo. Coerentemente, ogni sessione si articolerà in due momenti, lungo sei giorni di formazione intensiva:

1. La mattinata sarà dedicata a definire il quadro tematico generale che orienterà la giornata, attraverso le relazioni di studiose e studiosi esperti in ciascun ambito.

2. Il pomeriggio sarà incentrato sulla presentazione di casi aziendali concreti, selezionati per la loro rilevanza rispetto al rapporto tra territorio e innovazione e raccontati direttamente dai protagonisti. A seguire, il confronto tra i relatori del mattino e del pomeriggio darà modo di innescare una proficua ricomposizione tra approccio teorico e prassi, mediante un dibattito aperto agli studenti e ai partecipanti della scuola.

Chi partecipa

La Scuola, come si può dedurre dal programma e dai soggetti coinvolti, non ha un carattere esclusivamente accademico, ma intende aprirsi ai soggetti che svolgono funzioni primarie relativamente al tema dell’implementazione delle politiche di sviluppo territoriale. Si presenta di fatto come un corso di alta formazione intensiva, che si rivolge non solo ad accademici e studenti, ma anche alle agenzie che operano nei territori, e ai soggetti chiave dell’attuale quadro istituzionale (Regione, Province, Comuni e Camere di Commercio), a operatori territoriali di sviluppo (Gal, Distretti) e a esponenti delle comunità locali, con il fine di creare una comunità di esperti che ogni anno si incontra per discutere come progettare strategicamente e attuare le politiche legate al territorio.

L’aspetto dell’apertura alle buone pratiche territoriali è stato ulteriormente accentuato nell’edizione qui presentata. I temi metodologici della progettazione dello sviluppo locale trattati nelle precedenti edizioni (integrazione, governance, inclusione progettuale e valutazione) saranno declinati a partire da progetti territoriali specifici, metodologicamente attrezzati, per mettere a fuoco il rapporto tra ricerca, politiche, programmi e progetti di sviluppo locale.

 

 

I destinatari

Pubblici dipendenti, operatori di sviluppo locale, aziende

  • Soggetti Agenti di sviluppo, Dirigenti e funzionari di Regione, Enti regionali, Province e Comuni, operatori di sviluppo locale dei Gal, delle Camere di Commercio, aziende con una quota di partecipazione di 600 € comprensiva di iscrizione e ospitalità.

Studenti

  • Studenti laureandi, masterizzandi e dottorandi con una quota pari a 600 €, comprensiva di iscrizione e ospitalità.
  • Studenti laureandi, masterizzandi, dottorandi e borsisti dei Dipartimenti partner: Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni (Cagliari); Laboratorio di Economia Locale (Cattolica); Master Sviluppo Locale (Piemonte Orientale); Dipartimento di Culture, Politiche e Società (Torino); Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica (Calabria); Istituto di Ricerche Economiche e Sociali (Torino) e Master in Politiche per lo sviluppo locale (Nuoro), con una quota pari a 400 €, comprensiva di iscrizione e ospitalità.
  • 10 studenti, da selezionare sulla base del merito, usufruiranno di una borsa di studio e pagheranno una quota di iscrizione di 200€. L’importo della borsa coprirà le spese dell’ospitalità e sarà a carico dei Dipartimenti

 

Crediti formativi e attestati di partecipazione

La partecipazione alla Scuola Estiva di Sviluppo Locale “Sebastiano Brusco” permette agli studenti di maturare un numero specifico di CFU, sulla base delle indicazioni dei rispettivi Corsi di Laurea e a seguito della presentazione di un elaborato e di una verifica finale. Inoltre, a coloro che ne faranno richiesta, verrà rilasciato un attestato formale di partecipazione alla Scuola.

 

Iscrizione

Per iscriversi alla Scuola è necessario inviare una richiesta di iscrizione, entro e non oltre il 14 giugno 2015, all’indirizzo scuolaestiva@tiscali.it della Scuola Estiva di Sviluppo Locale Sebastiano Brusco, presso il Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni, contenente i propri dati, l’organizzazione di appartenenza, recapiti telefonici, interessi di ricerca e curriculum vitae.

A seguito della comunicazione di conferma dell’iscrizione occorrerà provvedere al pagamento della relativa quota di iscrizione, in base alle informazioni che verranno fornite successivamente dalla segreteria organizzativa.

LUNEDI’ 20 LUGLIO 2015

MATTINO ore 8:30 – 13.00

Interventi introduttivi

Gianni Oggianu (Sindaco di Seneghe)

Maria Luisa Bianco (Vice-Direttore del Dipartimento di Ricerca Sociale – Università del Piemonte Orientale)

Gianfranco Bottazzi (Direttore del Master in Politiche per lo sviluppo locale)

Benedetto Meloni (Direttore della Scuola)

1. I divari territoriali nell’attività innovativa: aspetti teorici, evidenze empiriche e politiche di intervento

LECTURE INITIALE

Enrico Ciciotti (LEL Università Cattolica di Piacenza)

 

Interviene

Piero Formica (Fondatore dell’International Entrepreneurship Academy)

POMERIGGIO ore 15:00 – 19:00

Intervengono

Domenico Cersosimo (Università della Calabria)

Massimo Bressan (IRIS – Strumenti e risorse per lo sviluppo locale)

Paolo Perulli (Università del Piemonte Orientale)

 

Dibattito con gli studenti

 

Coordina la sessione Filippo Barbera (Università di Torino)

 

MARTEDI’ 21 LUGLIO 2015

2.  Imprenditorialità e reti organizzative

MATTINO ore 09:00 – 13.00

Relatore

Serafino Negrelli (Università di Milano Bicocca)

 

Intervengono

Valentina Pacetti (Università Milano Bicocca)

Salvatore Cominu (Consorzio AASTER)

Luca Garavaglia (Fondazione Irso)

 

POMERIGGIO 15:00 – 19:00

Casi studio

Alessandro Ferrario (Confartigianato Cuneo)

Giusi Pintori (Fattorie Agrìle)

Alberto Gherardini (Università degli studi di Firenze)

 

Dibattito con gli studenti

 

Discutono i casi:

Serafino Negrelli (Università di Milano Bicocca), Valentina Pacetti (Università Milano Bicocca), Salvatore Cominu (Consorzio AASTER), Luca Garavaglia (Fondazione Irso)

Coordina la sessione Angelo Pichierri (Università di Torino)

 

MERCOLEDI’ 22 LUGLIO 2015

3. L‘innovazione sociale e l’imprenditorialità femminile come strumenti di sviluppo territoriale

MATTINO ore 09:00 – 13.00

Relatori

Paolo Rizzi (Laboratorio di Economia Locale Piacenza)

Francesca Rota (Politecnico di Torino)

Barbara Barabaschi (Università Cattolica di Piacenza)

Casi studio

Roberto Spano (Amministratore Delegato di Sardex)

Daniela Tiana (Fattoria S’Imbiligu)

Daniela Ducato (Edilana)

Daniela Pinna (Consorzio di Tutela del Vermentino di Gallura)

 

Coordina la sessione Adriana Luciano (Università di Torino)

 

GIOVEDI’ 23 LUGLIO 2015

4. La costruzione sociale della qualità alimentare

MATTINO ore 09:00 – 13.00

Relatore

Flavio Sacco dos Anjos (Università Federal di Pelotas, Brasile)

Intervengono

Salvatore Orlando (Associazione Aniti – impresa sociale)

Flaminia Ventura (Università di Perugia)

Nadia Velleda Caldas (Università Federal di Pelotas, Brasile)

POMERIGGIO 15:00 – 19:00

Casi studio

Vincenzo Linarello (Gruppo cooperativo GOEL)

Rosario Previtera (Agronomo e coordinatore di calabriadeco.it)

Davide Orro (Famiglia Orro)

Fabrizio Mureddu (Università di Sassari e Agriturismo Montiferru)

 

Dibattito con gli studenti

 

Discutono i casi

Flavio Sacco dos Anjos (Università Federal di Pelotas, Brasile), Salvatore Orlando (Università di Roma “La Sapienza”), Flaminia Ventura (Università di Perugia), Nadia Velleda Caldas (Università Federal di Pelotas, Brasile)

 

Coordina la sessione Silvia Sivini (Università della Calabria)

 

VENERDI’ 24 LUGLIO 2015

5. L’innovazione organizzativa nella filiera agro-alimentare: percorsi e politiche

MATTINO ore 09:00 – 13.00

Relatore

Francesco Mantino (INEA – Istituto Nazionale di Economia Agraria)

Intervengono

Francesco Di Iacovo (Università di Pisa)

Fiorenzo Ferlaino (Istituto di Ricerche Economico Sociali – IRES Piemonte)

Pietro Pulina (Università di Sassari)

POMERIGGIO 15:00 – 19:00

Casi studio

Guido Conforti (Distretto Agroalimentare del Pomodoro da industria – Nord Italia)

Renato Illotto (CAO formaggi)

Costantino Palmas (Sindaco di Settimo, Filiera del pane di Settimo)

Alessandro Pedini (Operatore di sviluppo)

 

Dibattito con gli studenti

Discutono i casi

Francesco Mantino (INEA – Istituto Nazionale di Economia Agraria), Francesco Di Iacovo (Università di Pisa), Fiorenzo Ferlaino (Istituto di Ricerche Economico Sociali – IRES Piemonte), Pietro Pulina (Università di Sassari)

 

Coordina la sessione Alessandra Corrado (Università della Calabria)

 

SABATO 25 LUGLIO 2015

6. Laboratorio Montiferru-Marghine

MATTINO ore 09:00 – 13.30

Intervengono

Luca Pirisi (Scuola Superiore Sant’Anna)

Annalisa Motzo (GAL Marghine)

Erika Sois (Università di Cagliari)

Antonio Luchesu (Associazione Culturale Terras)

Ignazio Cabras (University of Northumbria in Newcastle)

Diego Loi (Sindaco di Santu Lussurgiu)

Coordinano Ester Cois e Domenica Farinella (Università di Cagliari), Filippo Barbera (Università di Torino)

 

 

Con il patrocinio di

Associazione Italiana di

Scienze Regionali

 

 

Con la collaborazione di

 

 

Comitato Scientifico

Benedetto Meloni (Direttore), Filippo Barbera, Enrico Ciciotti, Maria Fonte, Paolo Perulli, Angelo Pichierri, Silvia Sivini

Organizzato da

Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni

Segreteria organizzativa

Silvia Podda – Carla Locci – Ester Cois – Domenica Farinella

Viale Sant’Ignazio da Laconi, 78 – 09123 Cagliari

070-6753750

scuolaestiva@tiscali.it

www.scuolasviluppolocale.it

www.facebook.com/ScuolaSviluppoLocale

 

 

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