INTERROGATIVI PER I POLITICI SASSARESI E … NON SOLO, di Benedetto Sechi

Può un intera comunità accontentarsi della, anche tardiva, azione della magistratura sassarese che incarcera ed incrimina i responsabili tecnici di una parte dei disastri ambientali provocati?

Il recenti arresti dei responsabili della centrale elettrica di Fiume Santo, sono un atto dovuto, ancorché tardivo, ma lasciano intatti i danni ambientali e quelli subiti dai cittadini sulla loro integrità fisica. Non auspico la carcerazione di nessuno, sia chiaro. Privare un uomo della libertà è un atto ultimativo, cui ricorrere solo per evitare che egli continui a delinquere o per sentenza con pena da espiare.

Ma, degli altri responsabili,  se ne può parlare? Mi riferisco ai decisori politici e a tutti coloro che, a gran voce,  con fare di chi la sa lunga sulla ricetta da adottare,  per far fronte allo “necessario sviluppo” , in questi anni hanno impedito che nella Sardegna Nord Occidentale si voltasse pagina. Ancora oggi si pensa al 5° gruppo a carbone a Fiume Santo come soluzione ottimale. Una logica, questa, dalla quale pare difficile affrancarsi.

Mi riferisco alla classe politica locale, accomunando in questa sindacati ed imprenditori, Università e Ricerca.

Più volte , questo territorio, ha avuto l’occasione per voltare pagina, mai si è intrapreso, con decisione, un percorso alternativo.  Si è continuato a produrre energia, fino allo sfinimento, anche quando era ben chiaro che la si stava vendendo per utilità e convenienze esterne alla Sardegna. Si è continuato a dare credito all’ENI, anche quando era palese che questa sarebbe uscita dalla chimica, senza “pagare pegno”, anzi, sequestrando un’area  infrastrutturata ed un porto industriale ed impedendo ad altri investitori di manifestare il loro interesse semmai fosse stato richiesto.

Ma, nasce il sospetto, che il voler pervicacemente impedire altri insediamenti nasconda, neanche troppo, il  fine di ritardare, quanto possibile, l’avvio delle bonifiche o di orientare queste  verso soluzioni che riducano al minimo la responsabilità  del management Eni, in attesa che la lenta macchina della giustizia italiana faccia il suo corso.

Ecco allora che nasce MATRICA, con i suo corollario di attività possibili ed impossibili. Operazione suggestiva, quella della “chimica verde”, buona per sedare gli animi e zittire i  politicanti locali, orfani della chimica di base e del famigerato 5° gruppo. Ma ben sapendo che questi ultimi mai si cimenterebbero in uno scontro con la multinazionale pubblica. Anzi, a ben vedere, oggi tutti la rivendicano come “proposta del territorio” e guai a chi la mette in discussione, subito additato come nemico dello sviluppo e dell’industria.

Recentemente l’on. Soru ha affondato i piedi nel piatto. Subito si è creata un’onda di panico: i suoi stessi sostenitori si sono affrettati a dire che l’uomo è incline a queste sparate, ma in fondo l’ha fatto solo per  dare uno scossone a questi uomini Eni e a Novamont, un poco lenti di riflessi. In realtà, credo che Soru volesse proprio dire che  l’operazione non regge poco, insomma si tratta di una sorta di bufala. Ma questa è un’altra storia, che attiene alle astruse dinamiche del PD, incomprensibili ad anime candide come le nostre.

Resta il fatto che la condizione di salute socio- economica del territorio, quella fisica dei suoi cittadini e quella ecologica, continua ad essere compromessa e non pare si intravvedano segni di  ripresa.

Un fatto curioso, quello che vede interessato questo territorio: mai cosi ben rappresentato nelle istituzioni regionali e mai cosi tanto trascurato e privo di prospettive future. E’ vero, da Bauladu in sù la Carlo Felice è meno felice, lastricata di buche ed abbandonata a se stessa. Un segno dei tempi, perché la politica si accentra a Cagliari ed a Roma e perfino i sovranisti  scordano le loro origini.

 

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    1 Comment to “INTERROGATIVI PER I POLITICI SASSARESI E … NON SOLO, di Benedetto Sechi”

    1. By Giuseppe Continj, 22 aprile 2015 @ 15:47

      Voglio ricordare a te, e prima ancora che a me stesso che, questo territorio ha avuto più di una occasione di cambiare pagina. ma non lo ha fatto. Non lo ha fatto perchè l’ala industrialista del maggior partito della sinistra e i soliti democristiani , sempre al centro ma seguendone con devota dedizione quello che allora era l’andazzo generale, non poteva immaginare uno sviluppo alternativo alla fallimentare petrolchimica. Questa è la verità! Era difficile riconoscere politicamente che ad un ciclo produttivo oramai concluso ci si sarebbe dovuti impegnare per individuare soluzioni alternative e meno impattanti con l’ambiente in grado, non dico di sostituirsi alla chimica Rovelliana, ormai in crisi irreversibile, ma che almeno potessero attenuare il dramma della inevitabile disoccupazione dopo la chiusura di molti dei cicli produttivi. Io personalmente, dopo molti anni ho rivalutato la figura del Sindaco di allora Rodolfo Cermelli da me politicamente distante miliardi di anni luce ma che devo riconoscere aveva una visone dei problemi della città che stava amministrando più moderna e meno vincolata al passato di quanto invece non l’avessero i suoi antagonisti. Il progetto del polo flori- vivaistico da insediare nei terreni dismessi della ex SIR era un progetto serio che avrebbe potuto, se attuato, cambiare la mentalità e l’economia del territorio e della stessa classe operaia. Ma come si poteva chiedere a chi allora, in INSAR da anni, di rinunciare al vitalizio assicurato per abbracciare una nuova attività che racchiudeva in se tutti i rischi e i pericoli di una nuova intrapresa industriale? Ma non fu neppure per un’attimo presa in considerazione da nessuno, come era ovvio che fosse. Mentre altrettanto non può dirsi della insensata proposta, meno male abortita, del polo conciario. Su quella proposta , però, molti partiti e soprattutto molti sindacalisti si sono, invece, dichiarati acriticamente d’accordo. Ma certo che doveva essere così. Il gregge nel recinto lo controlli come vuoi. fuori dal recinto, in campo aperto, invece, è molto più difficile. Tu pensa se, in una situazione industriale diversa da quella del petrolchimico si sarebbero mai potute tenere assemblee politiche a carattere elettorale con la presenza di grossi calibri nazionali pagate dall’azienda? Ma quando mai? Eppure di quelle iniziative ne abbiamo viste molte. O no! Ecco di che cosa molti psudo politici si sentono orfani. Di un potere impositivo che allora era un fatto normale che conveniva a tutti e che oggi non hanno più.
      Per concludere, il futuro e il destino di questo territorio non poteva che essere questo e non può essere altro. E lo sarà, la linga mi si secchia, fintanto che, certa politica, che ancora vive nel sogno dei fasti passati, non morirà. Fisicamente, dico. Solo allora, e finchè i nuovi conquistatori liberi dal peccato originale, non avranno capito e indicato quale sarà la nuova strada da percorrere, che non so quale possa essere. Ma sino ad allora, credo, la vita sarà dura.