24 luglio 2014 – RAPPORTO STATO ITALIANO/ REGIONE SARDEGNA: CRESCONO LE SERVITU’ MILITARI.

Ma contro il progetto di ampliamento da 20 milioni insorgono Sel, Irs e Pd

Teulada, cresce la base militare

SASSARI È fissata al 30 luglio la riunione del comitato misto paritetico sulle servitù militari che dovrà dare il via libera al progetto Siat, che prevede la creazione di due centri di addestramento alla guerra simulata. Il progetto consiste nella ristrutturazione di alcuni edifici esistenti all’interno della base militare di Capo Teulada, ma soprattutto nella realizzazione di due villaggi dedicati alle esercitazioni militari, uno in stile mitteleuropeo, l’altro in stile mediorientale. Un’iniziativa, si legge nel documento di presentazione del progetto, che creerà i presupposti per la costituzione di un polo di eccellenza per l’addestramento delle truppe. Insomma, mentre si discute di ridurre, se non eliminare, le servitù militari dall’isola, in realtà a Capo Teulada si lavora a un nuovo progetto da 20 milioni di euro voluto dal ministero della Difesa e firmato dalla Vitrociset, la stessa che aveva realizzato il poligono missilistico del Salto di Quirra. Il piano, che secondo i vertici militari potrà avere ottime ricadute occupazionali per il territorio, dovrà avere il via libera del Comipa, composto da sette militari e da sette civili, nominati questi ultimi dalla Regione, che, tra oggi e domani, incontreranno il governatore Francesco Pigliaru, che nelle scorse settimane aveva rifiutato di firmare il protocollo d’intesa con il ministro Roberta Pinotti sulla riduzione della servitù. Che per ora continuano di fatto a tenere imbrigliata l’isola. Nel secondo semestre del 2014, ovvero dal 21 settembre, nel poligono di Capo Teulada, ma anche in quelli di Capo Frasca e del Salto di Quirra, sono previste varie esercitazioni sia a terra che per mare, compresi sganci di bombe e lancio di missili, che non coinvolgeranno solo militari italiani, ma anche stranieri, tra cui tedeschi e israeliani. Sul progetto Siat e sul nuovo e ricco calendario di esercitazioni miliari nei poligoni dell’isola insorge la politica. «Trovo inconcepibile – tuona il deputato di Sel, Michele Piras – che mentre la commissione Difesa della Camera si appresta ad approvare un documento unitario che propone il forte ridimensionamento e il riequilibrio della presenza militare nel territorio nazionale, reiterando la proposta di chiusura del poligono di Frasca e di Teulada, il ministero e l’amministrazione militare continuino a comportarsi come se nulla fosse e come se il Parlamento non esistesse. Non è tollerabile che qualcuno pensi di fare ciò che vuole sulle coste sarde. Ci adopereremo affinché questi lavori vengano bloccati». All’attacco anche gli indipendentisti di Irs di Gavino Sale. «Tutto questo – attaccano – avviene malgrado sia in corso una trattativa tra lo Stato italiano e la Sardegna per la riduzione delle servitù e per la valutazione dei danni economici, sociali e ambientali derivanti dall’insistere di strutture militari che occupano aree equivalenti al 65 per cento rispetto al totale del territorio italiano, mentre 19 regioni si spartiscono il restante 35». «La Sardegna – aggiunge la deputata Pd Caterina Pes – non riesce a liberarsi di quel triste primato che vede il 65% delle servitù insistere in un territorio che raggiunge appena il 2% della popolazione. Di questo passo la desertificazione umana della nostra terra è garantita». (al.pi.)

Il Tribunale riconosce la possibilità di ammalarsi per i militari

Tar: poligoni come aree di guerra

CAGLIARI I poligoni sono come campi di battaglia. E i militari si possono ammalare e per questo devono essere risarciti dallo Stato. È la sintesi di una sentenza storica del Tar del Lazio, sezione prima bis. Il caso non riguarda un militare sardo e il caso è avvenuto lontano dall’isola, ma la decisione dei giudici è destinata a fare giurisprudenza. E rischia di avere effetti anche sui processi in corso nell’isola. Per il Comitato Gettiamo le basi la decisione dei giudici inquadra in una nuova ottica anche la questione dei poligoni in Sardegna. «Sono certo – sostiene Domenico Leggiero dell’Osservatorio militare – che Domenico Fiordalisi, il procuratore che ha aperto l’inchiesta sul poligono di Quirra nel 2011, terrà conto di questa sentenza e ne trarrà tutte le conclusioni opportune. Perché grazie a questa decisione si potrà ottenere giustizia anche sui poligoni del Salto di Quirra e di Capo Teulada». Secondo gli antimilitaristi del comitato, «la documentazione prodotta dall’avvocato Angelo Fiore Tartaglia, legale del centro studi dell’Osservatorio militare, è inconfutabile. Dimostra la diretta connessione tra malattia ed esposizione alle polveri sottili prodotte dalle esplosioni, conferma che altre teorie non trovano riscontro nella letteratura medica ed ora anche in quella giuridica». «La sentenza – dice il portavoce del comitato – rappresenta anche un caposaldo giuridico con il quale si dovranno confrontare i vertici della Difesa al fine di dare giustizia agli oltre 3600 malati e alle 308 famiglie che hanno perso un loro congiunto a causa dell’inquinamento bellico». Gettiamo le basi ricorda anche la sentenza della Corte dei conti di Venezia del 17 luglio 2001 sul caso di Lorenzo Michelini, in servizio di leva nel poligono del Salto di Quirra nel 1976 e morto nel 1977 con il riconoscimento, a 24 anni di distanza dalla morte, della causa di servizio. Una sentenza che potrebbe in qualche modo avere effetti anche sul processo che si aprirà in autunno sul poligono di Quirra. A giudizio sono chiamati gli otto comandanti che hanno guidato la base dal 2004 al 2010. Per loro il capo di imputazione è “omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri”. Sarà il processo a stabilire le loro responsabilità.

L’UNIONE SARDA – Politica: Fronte compatto contro i poligoni: «Non siamo una colonia dell’impero»

24.07.2014

Il piano che raddoppia il poligono di Teulada si scontra con la reazione compatta, bipartisan, della politica sarda. Contrari Pd, Forza Italia e i movimenti indipendentisti; meno netta la posizione di Fortza Paris. Il dibattito sulle servitù militari, che occupano 35 mila ettari nell’Isola, in verità, l’aveva riacceso un mese fa il governatore Francesco Pigliaru, rifiutando di firmare l’intesa con lo Stato: «In tempi di spending review si tagliano costi ovunque», aveva dichiarato il presidente, «si riduce e si risparmia ma si fa un’eccezione: la dimensione dei poligoni e delle servitù della Sardegna». FORZA ITALIA Per Pietro Pittalis, capogruppo di FI, la notizia di un nuovo investimento militare «è paradossale». Argomenta: «Nonostante il sostegno del Consiglio all’azione di Pigliaru, il ministro della Difesa Pinotti continua a trattare l’Isola come colonia dell’impero. Aspettiamo dal presidente azioni più incisive della semplice protesta: sollevi il conflitto davanti alla Corte costituzionale». I FEDERALISTI «Non mi sembra una novità che lo Stato voglia fare un’operazione del genere in un luogo dove lavorano mille persone e che con l’indotto muove 19 milioni», dice Gianfranco Scalas (Fortza Paris). «Nell’Isola la presenza militare è seconda solo al Lazio: se ne discuta. Ma che questa presenza metta a pregiudizio il turismo per il mancato utilizzo di qualche spiaggia mi sembra eccessivo. Dallo Stato bisogna ottenere un equo indennizzo e pretendere che le esercitazioni terminino entro il 31 maggio e riprendano il primo ottobre. Sarebbe il primo passo. Ma non si può arrivare a dire “chiudiamo tutto”. Chi lo grida sa che fine farebbero la Brigata Sassari e 5 mila posti di lavoro?». IL DEPUTATO PD Preoccupata per le esercitazioni è Caterina Pes, deputato dem: «La stagione dei missili e delle bombe in Sardegna è alle porte e dopo lo stop estivo sono previste nuove e più importanti esercitazioni, anche degli aerei militari israeliani che proprio su Capo Frasca si addestreranno in vista dell’offensiva sulla Striscia di Gaza: invece di quel riequilibrio invocato a gran voce dal governatore Pigliaru le basi militari sono in aumento e la Sardegna non riesce a liberarsi di quel triste primato che vede il 65% delle servitù insistere in un territorio che raggiunge appena il 2% della popolazione. Di questo passo la desertificazione umana della nostra terra è garantita». Pes ha presentato diverse interrogazioni sui poligoni. «Il futuro dell’Isola sta nel turismo di alto livello culturale ed ambientale, nella valorizzazione del nostro patrimonio archeologico storico e naturale. Non certo nelle servitù militari. È necessario», conclude, «tutelare e garantire maggiormente quel patrimonio straordinario dell’umanità che si chiama Sardegna». SEL Michele Piras, deputato di Sel, attacca: «Non è tollerabile che qualcuno pensi di fare ciò che vuole sulle coste sarde, introducendo fabbricati avulsi dal contesto urbanistico, in spregio alla normativa paesaggistica e a dispetto di ogni ragionevole dovere d’attenzione a quanto si discute nella massima assemblea legislativa della Repubblica. Ci adopereremo affinché questi lavori vengano bloccati». INDIPENDENTISTI Irs, in una nota, interviene infine sull’emergenza ambientale: «Non è più accettabile che lo Stato italiano continui a bombardare le nostre terre e ad affittarle a tutti gli eserciti del mondo per sperimentare ordigni bellici. A spianare la strada a questo ennesimo atto di arroganza nei confronti dei sardi è stato il decreto legge 91 del 24 giugno, varato dal governo Renzi: prevede che, per la valutazione dei tassi di inquinamento nelle aree del demanio destinate ad uso esclusivo delle forze armate per attività connesse alla difesa nazionale, vengano applicate le concentrazioni di soglia di contaminazione previste per l’industria. In sostanza ha innalzato fino a 100 volte le soglie minime di inquinamento nelle aree soggette ad esercitazione militari, come se non bastassero i livelli già raggiunti e per i quali non si provvede a bonificare le aree interessate. Al riguardo, il governo della Regione deve prendere una posizione di netta contrarietà».

L’UNIONE SARDA – Politica: I generali blindano l’accesso alla spiaggia

24.07.2014

VILLAPUTZU Quirra riapre, anzi no. Ad allungare i tempi di quella che sembrava una vicenda risolta, c’è una strana lettera dei militari: «Caro commissario di Villaputzu – è la sostanza del testo – non possiamo più riaprire la strada d’accesso alla spiaggia di Murtas se prima non ci fornisce tutta la documentazione necessaria». I vertici militari, nonostante le rassicurazioni dei giorni scorsi, cambiano le carte in tavola. E ora chiedono il nulla osta dei tribunali di Cagliari e Lanusei, i certificati dell’Arpas e della Asl sulla salubrità dell’area e persino quello regionale di balneabilità delle acque. Documenti che è impossibile produrre in breve tempo: «Basti pensare – ha spiegato il commissario Vincenzo Basciu – che la Regione certifica la balneabilità dopo 4 anni di prelievi e che l’Arpas e la Asl non possono rilasciare un documento in grado di dire che a Quirra non si corre alcun pericolo. In ogni caso mi sono già attivato per ottenere il rinnovo dei nulla osta da parte dei tribunali». Ci si chiede come mai questi documenti non siano stati chiesti prima visto che la domanda per la riapertura (firmata dall’ex sindaco Fernando Codonesu) è di dicembre.