Ordine del giorno voto al Parlamento (art. 51 Statuto Sardo). Elaborato dalla Fondazione Sardinia e consegnato ai Consiglieri regionali il 4 febbraio 2010, presentata dagli onorevoli Contu-Cuccu-Dedoni

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

Ordine del giorno voto al Parlamento
(art. 51 Statuto Sardo).

Elaborato dalla Fondazione Sardinia e consegnato ai Consiglieri regionali il 4 febbraio 2010.

Il Consiglio regionale della Sardegna

Premesso che la Mozione approvata da questo organismo il 24 febbraio 1999 afferma

- “il diritto del Popolo Sardo di essere padrone del proprio futuro”,
- “il diritto e il dovere del Consiglio regionale di rappresentare l’intero Popolo sardo, ai sensi dell’articolo 24 dello Statuto”,

premesso il diritto del Popolo Sardo a difendere e rafforzare l’autogoverno della Sardegna così come si evince dal Patto costituzionale che ha avuto un suo primo riconoscimento nello Statuto del 1948;
constatato che l’ attuale regime di Autonomia
- non ha realizzato il suo significato più importante, quello dell’autogoverno e dello sviluppo economico,
- non risponde alle richieste dei nuovi problemi creati dai cambiamenti sociali, dalla unificazione europea, dalla globalizzazione,
- mortifica la volontà della Sardegna di attuare quelle scelte che ne garantiscano la libertà e la prosperità,
- acuisce la conflittualità fra Stato e Regione quasi sempre a sfavore della Sardegna;

constatato che la condizione di dipendenza, anziché ridursi, si è accresciuta nel sistema politico, finanziario, economico, culturale, educativo, sanitario, delle servitù militari, delle risorse energetiche, dei beni culturali e artistici, nonché nella presenza delle multinazionali operanti in Sardegna, nella esclusione dalla rappresentanza nel Parlamento europeo;
considerato che l’identità storica, geografica, culturale e linguistica esige un’identità politica chiaramente definita e un forte autogoverno; che mancano interventi risolutori da parte dello Stato nel campo sociale ed economico; che la crescita di una coscienza e di una fede nel Popolo sardo e nella Nazione sarda, come valori capaci di innescare processi di cambiamento e di sviluppo, può essere progettata e attuata solo attraverso una piena sovranità attribuita alle istituzioni del Popolo Sardo;

riafferma i principi di sovranità contenuti nella mozione approvata dal Consiglio regionale il 24 febbraio 1999, nonché le sue motivazioni storiche, culturali e politiche, con le quali è stata confermata solennemente “la sovranità del Popolo Sardo sulla Sardegna, sulle isole adiacenti, sul suo mare territoriale e sulla relativa piattaforma marina” , riprendendosi la sovranità a suo tempo frettolosamente abbandonata nelle mani della monarchia Sabauda in cambio della ‘fusione perfetta’ con gli stati della terraferma”,

dichiara politicamente e istituzionalmente conclusa la vicenda storica susseguente alla rinuncia alla proprie sovrane istituzioni avvenuta nel lontano 29 novembre 1847 e solo parzialmente recuperata nello Statuto del 1948. E, pertanto,

disconosce la petizione portata avanti dalle Deputazioni delle tre maggiori città dell’Isola “rivolta alla impetrazione per la Sardegna della perfetta fusione con gli Stati R. di terraferma, come vero vincolo di fratellanza, in forza di qual fusione ed unità di interessi si otterrebbero le bramate utili concessioni…” (Deliberazione del Consiglio Generale di Cagliari, del 19 novembre 1847); altresì
denuncia come non valida la concessione della ‘perfetta fusione’ deliberata dal Re di Sardegna Carlo Alberto, con Regio Biglietto del 20 dicembre 1847, a cui non fece seguito alcuna consultazione popolare attraverso plebiscito – come avverrà nelle altri stati italiani in vista dell’unità del 1861 -, in palese trasgressione con il dettato dei trattati internazionali di Londra del 1720 e, soprattutto, senza il voto dei tre Stamenti sardi, unico organo autorizzato a risolvere una simile questione internazionale. Conseguentemente

chiede al Parlamento la stipula di un nuovo Patto costituzionale, partecipando con pieno diritto e nel rispetto della rappresentanza del Popolo Sardo al processo di riforma e di revisione della Costituzione italiana;
rivendica il diritto di partecipare al processo di riforma secondo le forme che la legittima rappresentanza del Popolo Sardo vorrà seguire, nel rispetto della sovranità popolare e della natura “nazionale” del suo popolo, nel contemporaneo riconoscimento di una più alta ed efficace forma di autogoverno della Sardegna, nella convinzione maturata anche in Italia secondo la quale il Paese è diventato uno stato plurinazionale e pluriculturale nella sostanza ma non ancora nella forma costituzionale, nella fiducia che il nuovo Patto costituzionale offrirà anche alla Sardegna la possibilità di convivere fraternamente con i popoli dell’Italia.

Il Consiglio Regionale della Sardegna
ribadisce, infine, nel rispetto della propria tradizione democratica: i valori di coesione economico – sociale e il modello di libertà, di democrazia, di benessere e di progresso tipici delle diverse nazioni presenti in Europa; – l’amichevole collaborazione alle comunità ed agli Stati  frontalieri del bacino Mediterraneo  per il progresso degli interessi comuni”;

dà avvio alla elaborazione del nuovo Statuto – Costituzione della Sardegna tramite un’assemblea costituente il cui lavoro verrà confermato da questo Consiglio regionale con il voto e dai cittadini sardi tramite referendum1